Una buona notizia, riportata da uno che è ben informato e che ha contatti... altolocati. Visto l'argomento e il senso positivo della notizia, che andrà di traverso a molti, questa volta non vi è motivo di dubitare della genuinità di quanto riportato nè di temere fraintendimenti o adeguamenti giornalistici ad usum delphini.
Il sottolineato è nostro.
Roberto
L'incontro, durato un'ora e mezza,
è avvenuto martedì 10 giugno [2014] nella cappella di Santa Marta.
Sul Concilio Francesco ha detto che la giusta ermeneutica
è quella proposta da Benedetto XVI
di A. Tornielli, da Vatican Insider, del 23.06.2014
L'incontro si è svolto la mattina di martedì 10 giugno nella cappella della Casa Santa Marta in Vaticano, nonostante l'indisposizione del Papa che aveva provocato la cancellazione di alcuni appuntamenti il giorno precedente. Francesco si è intrattenuto per un'ora e mezza con una sessantina di frati Francescani dell'Immacolata, l'ordine fondato da padre Stefano Manelli che la Santa Sede l'anno scorso ha commissariato per risolvere dissidi interni legati al governo, all'amministrazione, al rapporto con il ramo femminile e all'uso divenuto ormai quasi esclusivo del messale antico e all'interpretazione dell'ultimo Concilio. Erano presenti circa una quarantina di seminaristi, novizi o studenti di teologia e filosofia, insieme ai loro formatori e al commissario pontificio, padre Fidenzio Volpi.
I Francescani hanno cantato l'Ave Maria di Fatima e hanno rinnovato nella mani del Papa i loro voto di totale consacrazione all'Immacolata. Quindi sono state poste a Francesco delle domande sui temi più spinosi riguardanti la vita interna dell'istituto. Papa Bergoglio si è mostrato informatissimo su tutto, segue la vicenda da vicino, e ha più volte dimostrato il suo apprezzamento per padre Volpi, smentendo così che le azioni di governo del commissario e dei suoi collaboratori vengano prese a sua insaputa [sappiamo bene però che il Papa non avrebbe potuto dire altrimenti, n.d.r.].
Dopo il commissariamento e la restrizione sull'uso del messale antico, che, al contrario di quanto avviene a norma del motu proprio «Summorum Pontificum», nel caso dei Francescani dell'Immacolata può essere usato previa richiesta di autorizzazione ai superiori, ci sono state defezioni nei frati e nei seminaristi. [ciò indirettamente conferma che, grazie al Motu Proprio, gli altri preti (secolari o religiosi) NON DEVONO CHIEDERE ALCUNA AUTORIZZAZIONE AI VESCOVI O AI SUPERIORI; n.d.r.]. Su 400 religiosi nel mondo sono una quarantina quelli che hanno chiesto la dispensa dai voti, circa la metà dei quali sono seminaristi e dunque ancora studenti che avevano emesso soltanto voti temporanei.
Sul motu proprio, Papa Francesco ha detto di non volersi distaccare dalla linea di Benedetto XVI, e ha ribadito che anche ai Frati Francescani dell'Immacolata rimane la libertà di celebrare la messa antica, anche se per il momento, viste le polemiche sull'uso esclusivo di quel messale - elemento che non faceva parte del carisma di fondazione dell'Istituto - è necessario «un discernimento» con il superiore e con il vescovo se si tratta di celebrazioni in chiese parrocchiali, santuari e case di formazione. Il Papa ha spiegato che ci deve essere libertà, sia per chi vuole celebrare con l'antico, sia per chi vuole celebrare col nuovo rito, senza che il rito diventi una bandiera ideologica.
Una domanda ha riguardato l'interpretazione del Concilio Vaticano II. Francesco è tornato ad esprimere il suo apprezzamento per l'opera dell'arcivescovo Agostino Marchetto, definendolo il «migliore ermeneuta» del Concilio. E ha quindi risposto all'obiezione secondo la quale il Vaticano II sarebbe soltanto un Concilio pastorale che ha provocato danni alla Chiesa. Il Papa ha detto che pur essendo stato pastorale, contiene elementi dottrinali ed è un concilio cattolico, ribadendo la linea dell'ermeneutica della riforma nella continuità dell'unico soggetto Chiesa presentata da Benedetto XVI nel discorso alla Curia romana del dicembre 2005. Ha quindi ricordato che tutti i concili hanno provocato chiasso e reazioni, perché il demonio «non vuole che la Chiesa diventi forte». E ha anche detto che bisogna andare avanti con un'ermeneutica teologica e non ideologica del Vaticano II.
Francesco ha anche detto di aver voluto lui la chiusura dell'istituto teologico interno ai Francescani dell'Immacolata (STIM), facendo sì che i seminaristi studino nelle pontificie facoltà teologiche romane. Ha poi precisato che l'ortodossia viene garantita dalla Chiesa attraverso il successore di Pietro.
Non sono mancati momenti in cui Bergoglio ha citato ricordi personali, parlando di fra' Anselmo, un frate dell'Immacolata di origini filippine che aveva conosciuto da cardinale frequentando la chiesa di Maria Santissima Annunziata sul Lungotevere, dove lo aveva incontrato la prima volta con il secchio in mano che faceva le pulizie. Fra Anselmo oggi è in Nigeria. «Mi ha insegnato l'umiltà, mi ha fatto tanto bene», ha detto Francesco.
Dopo il commissariamento e la restrizione sull'uso del messale antico, che, al contrario di quanto avviene a norma del motu proprio «Summorum Pontificum», nel caso dei Francescani dell'Immacolata può essere usato previa richiesta di autorizzazione ai superiori, ci sono state defezioni nei frati e nei seminaristi. [ciò indirettamente conferma che, grazie al Motu Proprio, gli altri preti (secolari o religiosi) NON DEVONO CHIEDERE ALCUNA AUTORIZZAZIONE AI VESCOVI O AI SUPERIORI; n.d.r.]. Su 400 religiosi nel mondo sono una quarantina quelli che hanno chiesto la dispensa dai voti, circa la metà dei quali sono seminaristi e dunque ancora studenti che avevano emesso soltanto voti temporanei.
Sul motu proprio, Papa Francesco ha detto di non volersi distaccare dalla linea di Benedetto XVI, e ha ribadito che anche ai Frati Francescani dell'Immacolata rimane la libertà di celebrare la messa antica, anche se per il momento, viste le polemiche sull'uso esclusivo di quel messale - elemento che non faceva parte del carisma di fondazione dell'Istituto - è necessario «un discernimento» con il superiore e con il vescovo se si tratta di celebrazioni in chiese parrocchiali, santuari e case di formazione. Il Papa ha spiegato che ci deve essere libertà, sia per chi vuole celebrare con l'antico, sia per chi vuole celebrare col nuovo rito, senza che il rito diventi una bandiera ideologica.
Una domanda ha riguardato l'interpretazione del Concilio Vaticano II. Francesco è tornato ad esprimere il suo apprezzamento per l'opera dell'arcivescovo Agostino Marchetto, definendolo il «migliore ermeneuta» del Concilio. E ha quindi risposto all'obiezione secondo la quale il Vaticano II sarebbe soltanto un Concilio pastorale che ha provocato danni alla Chiesa. Il Papa ha detto che pur essendo stato pastorale, contiene elementi dottrinali ed è un concilio cattolico, ribadendo la linea dell'ermeneutica della riforma nella continuità dell'unico soggetto Chiesa presentata da Benedetto XVI nel discorso alla Curia romana del dicembre 2005. Ha quindi ricordato che tutti i concili hanno provocato chiasso e reazioni, perché il demonio «non vuole che la Chiesa diventi forte». E ha anche detto che bisogna andare avanti con un'ermeneutica teologica e non ideologica del Vaticano II.
Francesco ha anche detto di aver voluto lui la chiusura dell'istituto teologico interno ai Francescani dell'Immacolata (STIM), facendo sì che i seminaristi studino nelle pontificie facoltà teologiche romane. Ha poi precisato che l'ortodossia viene garantita dalla Chiesa attraverso il successore di Pietro.
Non sono mancati momenti in cui Bergoglio ha citato ricordi personali, parlando di fra' Anselmo, un frate dell'Immacolata di origini filippine che aveva conosciuto da cardinale frequentando la chiesa di Maria Santissima Annunziata sul Lungotevere, dove lo aveva incontrato la prima volta con il secchio in mano che faceva le pulizie. Fra Anselmo oggi è in Nigeria. «Mi ha insegnato l'umiltà, mi ha fatto tanto bene», ha detto Francesco.
Alla fine dell'incontro il Papa ha salutato personalmente tutti i presenti. Due di loro gli hanno manifestato perplessità per il trattamento a cui è stato sottoposto il fondatore padre Stefano Manelli. Uno di questi due seminaristi alcuni giorni dopo l'incontro ha annunciato la sua decisione di lasciare il noviziato perché si è detto contrario al Concilio Vaticano II.
Chiesa. Aperta la caccia ai "conservatori".
di M. Tosatti, da La Stampa del 25.06.2014
Speriamo di sbagliarci, come spesso ci accade, per fortuna; ma l’impressione che abbiamo da tutta una serie di piccoli segnali è che in realtà nella Chiesa di papa Francesco si sia aperta la caccia ai “conservatori”; un termine che come sempre in questi casi è abbastanza generico da poter essere utilizzato contro un’ampia gamma di persone. Il caso più eclatante resta quello dei Francescani dell’Immacolata, un ordine commissariato d’autorità con modalità di estrema durezza e senza che siano mai stati fornite ragioni chiare, se non una generica accusa di deriva tradizionalistica.
Ammetto che prima della decapitazione i Francescani dell’Immacolata non avevano un posto di qualche genere nella mia vita; buoni cattolici, persone – certamente non tradizionaliste – legate alla Chiesa ora me ne parlano bene; altri sottolineano alcune eccentricità, o personalismi eccessivi del fondatore (ma quanti fondatori di ordini, antichi e recenti, non hanno di questi eccessi?).
Insomma, in assenza di motivi seri e pesanti devo pensare che si sia trattato di una guerra interna, combattuta in nome del Papa, con la crudeltà tipica e degli ambienti chiusi e di tutto ciò che attiene alla liturgia. Alla faccia della misericordia. Ma oltre al caso esemplare dei Francescani dell’Immacolata, c’è un proliferare di casi singoli, cose piccole e meno piccole, che fanno pensare a chi è pratico del mondo ecclesiastico, che si sia messo in moto un processo non dichiarato, ma non per questo meno efficace. Si pensa che il Papa non ami tutto ciò che è tradizionalismo, in particolare in liturgia; che anche se difende ufficialmente le decisioni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI [si veda qui e da ultimo qui, in cui Francesco ha detto che il Motu Proprio non si tocca; n.d.r.] in questo campo, scelte certamente di apertura verso quel mondo, in fondo in fondo ha sensibilità diverse.
Il vescovo ceco Jan Graubner parlando dell’udienza del 14 febbraio 2014 scorso ha dichiarato alla Radio Vaticana “Quando stavamo discutendo che coloro che amano l’antica liturgia desiderano tornare ad essa, era evidente che il Papa parlava con grande affetto, l'attenzione e la sensibilità di tutti per non fare del male a nessuno. Tuttavia, ha fatto una dichiarazione molto forte quando ha detto che comprende quando la vecchia generazione brama tornare a ciò che ha vissuto, ma che non riesce a capire le generazioni più giovani che desiderano volgersi da quella parte . 'Quando cerco più a fondo - ha detto il Papa - trovo che è piuttosto una sorta di moda (in lingua ceca: 'Mòda ' , italiana ' moda ' ). E se si tratta di una moda , non conviene darvi molto peso . E’ solo necessario mostrare un po' di pazienza e gentilezza alle persone che sono dipendenti da un certo modo di fare, ma ritengo molto importante andare in profondità nelle cose, perché se non approfondiamo queste tematiche, nessuna forma liturgica, questa o quella che sia, ci può salvare' ". [si veda anche qui, un nostro post; n.d.r.]
Ci sarebbe forse da obiettare, su questo punto. Anche osservando quali ordini religiosi godono di più favore presso i giovani, dal punto di vista delle vocazioni. Ma ci interessa solo osservare che forse non sbaglia chi attribuisce al Papa poca simpatia per quel mondo. E in Curia, che è pur sempre una corte, anche se il Sovrano invece di abitare nell’Appartamento vive nella caserma dei Moschettieri del Re, si è molto abili ad annusare queste atmosfere. E ad agire di conseguenza.
Così ci sono notizie di sacerdoti giudicati troppo conservatori dai propri ordini a cui non verrebbe concesso di professare quei voti particolari tipici del proprio ordine; promozioni – e regressioni – nei dicasteri di Curia, giudicate in base al “progressismo” o al “conservatorismo” degli interessati. Fino a possibili decisioni a livello molto più alto, relative allo spostamento di cardinali giudicati “conservatori” in diocesi di medio livello, invece che ad maiora. [si veda, qui, qui,; si veda qui il caso del Card. Piacenza, di Mons. Di Noia, e di Mons. Sciacca, tutti e tre "retrocessi"...., n.d.r.]
Una delle ultime notizie viene da New York, dove un sacerdote sudafricano, attaché alla rappresentanza della Santa Sede presso le Nazioni Unite, appassionato della messa secondo il Rito antico (la Messa in forma straordinaria) ha pronunciato un sermone in cui sottolineava il bisogno di avere sacerdoti che avessero amore e sensibilità per il Rito antico. L’omelia è apparsa su internet. Dopo di che il sacerdote ha disdetto tutti i suoi impegni a celebrare la messa, e sembra che tornerà presto in Sud Africa.
Piccole cose, ma cucite insieme formano un tessuto. L’impressione è che il lavoro compiuto da Benedetto XVI per ridare cittadinanza a varie sensibilità all’interno della Chiesa stia per essere cancellato. Peccato. Giustamente Vittorio Messori molto tempo fa ci insegnava che la Chiesa cattolica si basa sull’ et-et, sulla convivenza di cattolici diversi ma uniti, mentre le sette praticano l’aut-aut. Di sicuro papa Bergoglio non vuole una Chiesa dell’aut-aut; ma forse c’è un problema di “bergoglisti” per convinzione o per opportunità, che pensano di incrociare il suo favore.