Don Serafino Tognetti. Il valore della sofferenza e sugli applausi in Chiesa
Un nuovo libro di Padre Serafino Tognetti[1], uno dei miei carissimi
interlocutori. Precedenti nel blog [qui] e [qui]. Avvenire ne pubblica una recensione ponendo l'accento su
quella che in realtà è l'Appendice. E, in questa temperie, opportunamente.
Riprendo il testo apparso su Avvenire, seguìto da un brano tratto dal libro:
Serafino Tognetti, Mostrami, Signore, la tua via, Parva, 2013, pag.
146, 10 Euro
La Messa è finita. Nel senso che ormai pare
stia andando a farsi benedire l’osservanza delle più elementari norme
liturgiche. Che non ci sia più religione in alcune celebrazioni eucaristiche è
una questione seria. E padre Serafino Tognetti, monaco e primo successore di
don Divo Barsotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a
meno di rilevarlo in questo provocatorio volumetto. In appendice a un testo
denso di stupore per il paradosso del cristianesimo la cui forza si sprigiona
nella debolezza («Cercate voi in tutta la letteratura di tutto il mondo, antica
e moderna, studiate tutte le religioni del mondo e ditemi se trovate un
reagnello o una divinità che si faccia mite, vittima») ecco alcune
osservazioni appassionate sulla realtà sconfortante di certe Messe odierne.
Sotto la sua lente finisce quindi l’uso «ultimamente in voga» di applaudire in
chiesa.
Il tema non è nuovo. Già Joseph Ratzinger
nell’Introduzione allo spirito della liturgia aveva tuonato: «Là, dove irrompe
l’applauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un segno sicuro
che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una
sorta di intrattenimento a sfondo religioso ». Sulla stessa scia padre
Tognetti: «Il tempio di Dio non è il luogo degli applausi. Con l’applauso si
sposta l’attenzione: si celebra l’uomo al posto di Dio». Non siamo di fronte a
un cantante, a un calciatore o a un funambolo del circo, rimarca con ironia
l’autore. «Nessuno applaude nel rimirare estasiato un tramonto sull’oceano, o
nell’osservare ammirato il volo degli uccelli nel cielo. L’applauso è sempre
in relazione agli uomini, quando fanno qualcosa di bello, qualcosa che ci
piace». Ma il protagonista per eccellenza della celebrazione è Gesù:
"Probabilmente sotto la croce a nessuno venne in mente di applaudire. Nel
momento della Resurrezione, poi, non c’era nessuno, e se c’era dormiva (le
guardie). E nella Messa non succede la stessa cosa: morte e Resurrezione? La
Messa è il Sacrificio di Cristo, non altro, da vivere con timore e tremore,
nella preghiera, nell’adorazione,nella lode…». La verità è che si smarrisce
quell’atteggiamento di meraviglia e composta gratitudine che dovrebbe avere il
fedele e trasformiamo la chiesa in un teatrino molto umano» annota amaramente
Tognetti. Per non parlare di ciò che accade dopo la benedizione: «Ci rimango
sempre male quando dopo aver detto 'La Messa è finita, andate in pace',
l’assemblea si trasforma in un mercato…». O quel che avviene nelle Messe
nuziali: «Sono ancora matrimoni o sedute fotografiche?».
Il pensiero di padre Tognetti corre al mistico
toscano: «Tuttaltra cosa era la Messa di don Divo Barsotti. Lo abbiamo spesso
visto piangere, mai applaudire. Il suo atteggiamento nella Messa ci richiamava
ad una partecipazione commossa e profonda. Era un entrare nel Mistero, ed
esserne coinvolti. Vi era un’attenzione a Dio e non all’uomo, da cui ne veniva
spesso quel desiderio di Dio che porta a conversione». [Fonte: Avvenire, 19
giugno 2014]
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DAL
TESTO – “Nessuno soffre volentieri, e nessuno dice che soffrire sia
una cosa piacevole. Dio ci dà la pace, ma nella vita c'è il momento del
Getsemani, che Gesù visse con angoscia, perché sentiva tutto il peso del rifiuto
dell'uomo. La grazia di Dio non ci viene tolta nel dolore, perché il Signore si
sottrae a noi solo con il peccato voluto e consumato. Ma quando noi soffriamo e
offriamo al Signore, Egli è con noi. Allora, per dare più forza e più senso alla
nostra sofferenza, offriamo per la nostra città, per il nostro paese, per i
sacerdoti. Una sola offerta può veramente salvare una città o una diocesi. Nel
libro di Antonio Socci su padre Pio ho letto che il Signore disse a padre Pio
che con la sua offerta fermò la prima guerra mondiale ed evitò una rivoluzione
che sarebbe dovuta avvenire in Italia nel 1920. Ma - ci chiediamo - davvero un
uomo solo ha questo potere? Sì. Era padre Pio, intendiamoci, però ciò dimostra
che anche una sola persona può questo. E quale sarà il potere di chi sta
soffrendo molto, nel fisico o nello spirito? La sua sofferenza offerta vale la
salvezza di chissà quante anime.
“La sofferenza di un'anima consacrata può
valere la purificazione dei sacerdoti o della sua diocesi. Anzi, consiglio le
anime consacrate di dare questo nome alla propria sofferenza, e allora vivrà la
più bella e la più grande missione che si possa pensare: la salvezza delle anime
consacrate.
“C'è una sofferenza che tutti abbiamo: quella
della vita in quanto tale, le prove che noi non vogliamo (le malattie, i
dispiaceri che abbiamo in famiglia...). Tutti siamo soggetti a queste prove, che
sono certamente occasioni d'oro, perché non ce le siamo cercate, quindi non
alimentano la vanità. Nella Lettera ai Corinzi san Paolo ci assicura che "Dio
non ci prova mai al di sopra delle nostre forze" (1 Cor 10,13), quindi, se nel
momento della prova noi diamo il nostro assenso, in quel momento il Signore ci
dà la forza per superarla. Ce la dà in quel momento, non prima.”
INDICE
DELL’OPERA – La via della debolezza (Il perché di questa imprevista
scelta di Dio - Due vie, due regni - Ma allora siamo deboli o forti? - La
tremenda forza dell'amore - Betlemme e Calvario - Forti o deboli? - Storie di
bambini) - Pago io - Il Salmo 23 - Maria di Betania - Le cinque guarigioni della
Messa (Guarigione dell'anima - Guarigione della mente - Guarigione del cuore -
La guarigione "globale" - L'ultimo atto) – Appendice (L'applauso in chiesa - Le
fotografie in chiesa)
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1. Padre Serafino, al secolo Matteo Tognetti, è
nato a Bologna nel 1960. Dopo aver compiuto studi scientifici a Bologna, a 23
anni si è consacrato nella "Comunità dei figli di Dio”, fondata da don Divo
Barsotti. Diventato monaco a Settignano, in provincia di Firenze, presso la Casa
Madre della Comunità, è stato ordinato sacerdote nel 1990. Nel 1995 è stato
nominato Superiore Generale della Comunità dallo stesso padre fondatore, don
Barsotti, ed ha coperto questa carica per molti anni. Collabora con alcune
riviste di teologia e con Radio Maria in cui, oltre ad aver condotto una rubrica
fissa "Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni!”: tiene anche varie riflessioni di
ordine spirituale. Recentemente ha pubblicato la biografia di don Divo Barsotti:
Divo Barsotti il sacerdote, il mistico, il padre.[qui]