Dal Sito della Santa Sede [qui]. Di seguito pubblichiamo la lettera del papa al
Segretario Generale delle Nazioni Unite.
A lato l'immagine dell'appello del
Patriarca caldeo cattolico Sako, il quale dà un nome agli aggressori e ai
responsabili prossimi e remoti. Eccone un passaggio: « ... gli Stati Uniti
d'America, anche a causa del loro precedente coinvolgimento in Iraq, l'Unione
Europea, e la lega dei paesi Arabi hanno la responsabilità di agire rapidamente
per trovare una soluzione. Devono ripulire la valle di Ninive da tutti i
guerrieri jihadisti e aiutare queste famiglie profughe a tornare ai loro luoghi
di origine e ricostruire le loro vite in modo che possano conservare e praticare
la loro religione cultura e tradizioni tramite una campagna internazionale
attiva ed efficace fin quando il governo centrale dell'Iraq e il governo
regionale del Kurdistan prenderanno le redini della situazione. Mi rattrista
pensare che esse scelgano la migrazione come unica alternativa. Se la situazione
non cambia il mondo intero dovrà assumersi la responsabilità di un lento
genocidio di una componente autentica della società irachena e della perdita
della sua antica eredità culturale. ISIS sta cercando di cancellarne interamente
le tracce!...»
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A Sua Eccellenza
il Sig. Ban Ki-moon
Segretario Generale
Organizzazione delle Nazioni Unite
È con il cuore carico e angosciato che ho
seguito i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord Iraq, dove i
cristiani e le altre minoranze religiose sono stati costretti a fuggire dalle
loro case e assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto e del patrimonio
religioso. Commosso dalla loro situazione, ho chiesto a Sua Eminenza il
Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, che ha servito come Rappresentante dei miei predecessori, Papa San
Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, presso il popolo in Iraq, di manifestare
la mia vicinanza spirituale e di esprimere la mia preoccupazione, e quella di
tutta la Chiesa cattolica, per la sofferenza intollerabile di coloro che
desiderano solo vivere in pace, armonia e libertà nella terra dei loro
antenati.
14 agosto. San Massimiliano Kolbe
Imperdibile, da Riscossa cristiana, un articolo
di Chiara Gnocchi [qui]. Da meditare e incidere a lettere di fuoco.
Solo quando si è disposti a dare tutto per la Madre di Dio, e quindi per suo Figlio, il sacrificio di sé diventa l’estremo atto d’amore che santifica. Senza questa sacra radice, qualsiasi sacrificio sarebbe vano, un tentativo inutile di glorificare la propria vita. Con il suo gesto, San Massimiliano ha portato a compimento una vita offerta tutta per la gloria di Dio. Per questo il suo dolore fisico e morale è divenuto balsamo per tante anime.
“Secondo me la Missione non può continuare
senza il sacrificio di qualche suora”.
“Sicuro Madre. Due frati sono già morti, ora
tocca a noi morire qui, in martirio, come offerta a Cristo per il bene della
missione, per tutta la Nigeria”.
Questa brevissimo dialogo tra due suore
Francescane dell’Immacolata, di cui sono stata testimone durante la mia missione
in Nigeria, rimarrà sempre incastonato nella mia anima. È stato difficile, per
me, accettare che due donne giovanissime fossero disposte così serenamente al
martirio. E sono sicura che non avrei compreso il vero senso di quelle parole se
non avessi avuto la grazia conoscere la figura di San Massimiliano Kolbe, a cui
si ispirano i Francescani dell’Immacolata.