Il patriarca Nicon, la cui riforma liturgica nell’anno 1652 fu occasione di uno scisma in seno alla Chiesa di Mosca, dichiarò: Sono russo di nazione ma greco di fede”. Solov’ev si chiede se non fosse del tutto naturale l’obiezione dei suoi avvrsari: “Perchè non essere russo anche di fede”? In realtà, scrive Solov’ev, doveva essere semplicemente cristiano2.
Inoltre nel termine “spiritualità russa” vi sono due parole che ambedue possono divenire equivoche. Che cosa significa l’aggettivo “russo”? Il grande Impero degli zar comprendeva gli Ucraini, i Bielorussi, e anche dei POlacchi, dei Finlandesi, senza contare i piccoli popoli russificati e i territori annessi dopo le guerre.
Il relativismo, in questa occasione, trovadunque numerose applicazioni.
Ancora più problematica risulta la voce “spirituale”. La spiritualità, nel senso pieno e autentico, denota, come è stato sostenuto in Oriente, la presenza dello Spirito Santo, il quale, come Dio, non conosce differenze fra greci, ebrei o altri popoli (cfr. rom. 10, 2). Se già le scienza e i veri beni culturali sorpassano i limiti stretti delle nazioni, tanto più universale deve essere il messaggio cristiano indirizzato a tutto il mondo.