Dal nuovo testo di p. Serafino Lanzetta FI. Sull'ermeneutica delle dottrine conciliari
Ritengo opportuno proporre questo testo tratto dall'ultimo libro di Padre Serafino M. Lanzetta FI, Il Vaticano II, un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014, pp. 490, euro 25,00.
La ponderosa opera - che si avvale di numerose fonti “di prima mano”, documenti d’archivio, soprattutto perizie di teologi della Commissione dottrinale e di scambi epistolari significativi tra i Padri del Concilio e con lo stesso Pontefice Paolo VI - dimostra che non basta la formulazione dottrinale del Concilio, dettata soprattutto dalla ricerca di un accordo da raggiungere in aula, ma che è necessario ricorrere a un principio ermeneutico superiore: la fede della Chiesa, quindi l’omogeneità della sua dottrina.
Un interlocutore serio equilibrato e ben orientato, che ci consentirà chiarimenti e approfondimenti più che mai indispensabili in questo momento.
IL CONCILIO VATICANO Il PER L'UNITÀ DELLA CHIESA.
RILIEVI CONCLUSIVI
RILIEVI CONCLUSIVI
Al termine del nostro itinerario ermeneutico sul Vaticano II, scegliendone i testi e le dottrine da noi ritenute emblematiche e ad un tempo significative per percepire la novità del Vaticano Il rispetto al magistero precedente, novità che auspichiamo sia iscritta nell'unicità e nell'indefettibilità della Chiesa, desideriamo a modo di sintesi indicare i dati emersi via via come piste di una riflessione ulteriore e più specifica. È indubitabile che l'ultimo Concilio, forse come mai era successo nella storia della Chiesa, è stato oggetto delle ermeneutiche più disparate e dei giudizi più policromi. Continuità o rottura con la Chiesa si possono attestare entrambe, e di fatto oggi è così. Anche se la rottura viene sviluppata in modo differente, con un taglio più storico o più teologico: ora come portata dalla pastoralità dogmatica del Concilio, ora come nuova stagione ecclesiale inaugurata dall'ultima assise, ora solo come «Anfang des Anfangs» [Inizio del principio] è comunque frattura con la Chiesa e, vedevamo, con la teologia attestatasi fino alle soglie del 1962. Veramente il Concilio voleva inaugurare soprattutto una nuova stagione teologica? Una teologia dal volto più pastorale? In cui però necessariamente la teologia metafisica si colora di un volto oscuro, intransigente, ormai improponibile? Di qui i motivi di questo lavoro, di cui ora vogliamo indicare alcune linee fondamentali.