celebra
il Mistero pasquale che è al Centro del Credo e del Vangelo
(Ml.
1,10 s.; Mt. 26,26 ss.)
Il
P. Pio da Pietrelcina ha scritto e ripetuto più volte
che la Vergine era solita accompagnarlo all’altare quando
andava a celebrare la S.Messa. "Povera mammina – scrive
al suo Direttore spirituale – quanto bene mi vuole! Con
quanta cura mi ha accompagnato all’altare questa mattina!
Mi è sembrato che ella non avesse altro a pensare se non
a me soltanto, col riempirmi il cuore di santi affetti".
La
Madonna è presente durante la S. Messa come era presente
sul Calvario. Con questo pensiero meditiamo sulla grande
verità del Sacrificio Eucaristico.
La
S. Messa possiamo definirla – come leggiamo nella terza
prece eucaristica – "il Sacrificio perfetto"
con cui rendiamo a Dio "ogni onore e ogni gloria".
1.
CHE COS’È IL SACRIFICIO, inteso come culto a Dio? È
un atto di adorazione al Signore che consiste nel prendere
qualcosa che ci appartiene, per esempio (nei sacrifici antichi)
i frutti del terreno o del bestiame, sottrarli all’uso comune
e offrirli a Dio per riconoscere che tutto appartiene a
lui, e in tale modo rendergli lode, ringraziamento, espiazione
e supplica che sono le più forti esigenze dell’uomo
che è convinto di essere creatura di Dio e di essere infinitamente
amato da Lui.
2.
I SACRIFICI LUNGO I SECOLI E I MILLENNI. Fin dall’inizio
dell’umanità sono stati offerti dei sacrifici. La Bibbia
ci ricorda Abele che offriva le primizie del suo
gregge e Caino che offriva i frutti della terra e
Noè e Abramo che offrivano sacrifici di ringraziamento.
Anche Maria e Giuseppe, quando presentarono Gesù
al Padre, nel tempio, offrirono un sacrificio, quello dei
poveri: due colombi o tortore. Ancor oggi i Maomettani,
che hanno attinto diverse cose dalla religione ebraica,
ogni anno immolano, nel loro santuario della Mecca, centinaia
di migliaia di agnelli, di vitelli, ecc. Gli ebrei
questi sacrifici li offrivano per comando esplicito di Dio.
Era loro costume di offrire ogni giorno, nel tempio, due
agnelli in sacrificio a Dio. I sacrifici del popolo eletto
erano preparazione e simbolo del sacrificio di Gesù. Sono
stati offerti al Signore, uccisi, immolati milioni di agnelli,
di vitelli, ecc., in un fiume di sangue che ha attraversato
secoli e millenni, ma gli uomini comprendevano che non avevano
onorato Dio come si deve onorare, ossia in maniera infinita.
3.
IL SACRIFICIO DI GESU’:
a)
Il Sacrificio del Calvario: viene l’atteso Messia,
Gesù, vero Dio e vero uomo; viene soprattutto per offrire
al Padre celeste il "Sacrificio perfetto". Tutta
la sua vita è Sacrificio, e il culmine del Sacrificio è
la sua morte sul Calvario. Come uomo quel Sacrificio l’ha
offerto a nome di tutta l’umanità e come Dio gli ha dato
un valore infinito. Finalmente il Padre celeste ha ricevuto
una lode infinita, un ringraziamento infinito, una espiazione
per i nostri peccati di valore infinito, una supplica di
una potenza infinita per ottenerci ogni grazia (Leggi
Ebrei 9,11-15; 10,4-10).
Il
Sacrificio di Gesù è unico: quello del Calvario, della Croce:
e da solo è sufficiente per l’umanità di ogni epoca. Tuttavia
prima di morire ha voluto istituire il Sacrificio dell’altare
per ripresentare lo stesso Sacrificio del Calvario sino
alla fine del mondo.
b)
Il Sacrificio dell’altare o S. Messa fu annunciato
ben cinque secoli prima che Gesù lo istituisse, dal profeta
Malachia che riporta queste parole del Signore a Israele:
"Oh, ci fosse tra di voi chi chiude le porte (del tempio
di Gerusalemme ormai inutile), perché non arda più invano
il mio altare! Non mi compiaccio di voi..., non accetto
l’offerta delle vostre mani! Poiché dall’oriente all’occidente
grande è il mio nome tra le genti e in ogni luogo è offerto
incenso al mio nome e una oblazione pura, perché
grande è il mio nome tra le genti" (1). Qui si tratta
di un Sacrificio universale e puro e perfetto. Non può essere
il sacrificio dei pagani, non accetto a Dio; neppure quello
degli ebrei che nel testo citato e nel suo contesto è considerato
indegno e rigettato. Non rimane che il Sacrificio di Gesù
che è perfetto; e non si tratta soltanto di quello della
Croce o del Calvario offerto una volta sola e in un solo
luogo, ma si tratta della S. Messa che sarà offerta
in ogni luogo e in ogni tempo, da dove sorge il sole fino
a dove tramonta.
Il
Sacrificio dell’altare è stato istituito da Gesù la
sera antecedente la sua morte quando (dice il vangelo) "Gesù
prese il pane, e, pronunciando la benedizione, lo spezzò
e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo
è il mio Corpo. Poi, prese il calice, e, dopo aver reso
grazie, lo diede loro dicendo: Bevetene tutti, perché questo
è il mio Sangue dell’alleanza, versato per tutti in remissione
dei peccati" (2). Con queste parole viene pure ricordato
l’imminente spargimento di sangue ossia la sua morte che
la S. Messa dovrà ripresentare.
Gesù
per manifestare chiaramente che questo Sacrificio eucaristico
doveva essere ripetuto, rivolto agli apostoli (che in quel
momento li consacra Sacerdoti), e, mediante loro, rivolto
a tutti i Sacerdoti futuri, dà questo comando: "Fate
questo in memoria di me" (3). Da quell’ora, nella
vera chiesa di Cristo, i Sacerdoti la S. Messa l’hanno sempre
celebrata.
Nel
150 d. C. circa, S. Giustino, martire, ci descrive
la liturgia della S. Messa, e, con nostra gioiosa sorpresa,
ci accorgiamo che corrisponde molto bene alla S. Messa di
oggi non solo nella sostanza, ma anche nei riti e nelle
parole.
Ogni
volta che il Sacerdote celebra la S. Messa, rappresenta
Gesù e presta la sua persona e le sue labbra a Gesù,
il quale dona a lui la sua potenza infinita, e, per mezzo
di lui, ripete gli stessi gesti e le medesime parole che
usò nel Cenacolo. In quell’istante cadono tutti i veli del
tempo e dello spazio e noi ci troviamo sul Calvario accanto
alla Madonna e a S. Giovanni e alle pie donne. E Gesù, mediante
il Sacerdote, insieme al suo popolo, ripresenta (senza spargimento
di sangue, già versato una volta per sempre), il medesimo
Sacrificio della Croce all’eterno Padre, offrendogli tutti
i meriti che si è acquistato nella sua passione e morte,
a gloria infinita di Dio e a vantaggio infinito per noi.
Bossuet
ripeteva che "nell’universo niente è più grande di
Gesù, e, in Gesù nulla è più grande della sua passione,
morte e risurrezione". Ebbene, la S. Messa è la ripresentazione
della passione, morte e risurrezione di Cristo. Quindi,
in tutto l’universo, nulla vi è di più grande della S. Messa.
Consideriamo,
da una parte tutte le preghiere, le sofferenze, le opere
buone di tutte le persone oneste che sono state, che sono
e che saranno sulla terra, e anche le lodi fervide e incessanti
di tutti i Santi e di tutti gli Angeli del Cielo, dall’altra
parte consideriamo una sola S. Messa: cosa vale di più?
Una sola S. Messa vale infinitamente di più, perché quelle
sono opere di creature, mentre la S. Messa è opera del Creatore,
di Cristo Dio!
Perciò
Paolo VI, nell’Enciclica "Misterium Fidei"
esortava ogni cristiano a fare tutto il possibile per partecipare
con fede e amore alla S. Messa non soltanto nelle domeniche,
ma anche nei giorni feriali. E S. Agostino diceva:
"Tutti i passi che uno fa per recarsi a partecipare
alla S. Messa sono contati da un Angelo e per ogni passo
sarà concesso da Dio sommo premio e in questa vita e nella
vita eterna". E lo stigmatizzato P. Pio, che
vidi, durante la S. Messa (che si prolungava per due ore),
tutto immerso nella sofferenza, in un grondare di lacrime
che asciugava con fazzoletti bianchi, il P. Pio ripeteva
"È più facile che la terra si regga senza sole che
senza Messa".
1º
ESEMPIO. Martiri della Messa: Nell’Abitene, in Africa
settentrionale, 49 cristiani furono sorpresi, nel 304, in
casa del Prete Saturnino durante la celebrazione della S.
Messa. Fu loro comandato di abbandonare Cristo e mai più
partecipare alla S. Messa, pena la morte. Rifiutarono decisamente,
gridando: Uccideteci pure, ma "noi non possiamo vivere
senza partecipare alla Messa e alla Comunione almeno ogni
domenica". ("Sine dominico esse non possumus").
Furono crudelmente uccisi. Anche noi dovremmo ripetere,
con le parole e con i fatti, come hanno ripetuto centinaia
di milioni di martiri cristiani in duemila anni: Senza santificare
ogni domenica con la S. Messa e la Comunione, non potremmo
vivere su questa terra!
2º
ESEMPIO. Il campionissimo della Messa, S. Lorenzo da Brindisi,
Dottore della Chiesa, è uno dei Santi che maggiormente
si è impegnato nella devota celebrazione dell’Eucaristia.
Pur dovendo predicare, in media, tre o quattro volte al
giorno, anche ai protestanti e perfino agli ebrei (sapeva
a memoria tutta la Bibbia in greco e in ebraico), e pur
dovendo quasi continuamente viaggiare in tutta l’Europa
per incarichi della S. Sede e per visitare, quale Superiore
Generale, ogni convento dei suoi Frati Cappuccini, sapeva
trovare il tempo per impiegare, nella celebrazione privata
della S. Messa, almeno tre o quattro ore. Ha raggiunto il
primato nel giorno dell’Assunta: lui, tanto devoto della
Madonna e uno dei più grandi mariologi, in quella festa
ha celebrato una Messa della durata di ben 14 ore, con tante
lacrime e sospiri che partivano da un cuore tutto fuoco
di amore a Gesù e a Maria.
Egli
andava ripetendo queste parole che dovrebbero essere nel
cuore d’ogni cristiano: "La Messa è il mio paradiso
sulla terra!".
PROPOSITO.
Faremo il possibile per partecipare con tanta fede e con
grande devozione alla S. Messa non solo nelle domeniche,
ma anche nei giorni feriali.
(1)
Ml. 1,10 s. (3) Lc. 22, 19
(2)
Mt. 26, 26 s