Pio
XII
DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI SACERDOTI ADORATORI E AI SODALIZI
DELL'ADORAZIONE NOTTURNA NELL'URBE*
AI SACERDOTI ADORATORI E AI SODALIZI
DELL'ADORAZIONE NOTTURNA NELL'URBE*
Domenica, 31 maggio 1953
Come Ci è dolce di accogliere la pia
domanda della « Ven. Arciconfraternita della Adorazione notturna al Santissimo
Sacramento » e della « Associazione dei Sacerdoti Adoratori », che in
preparazione alla loro Assemblea generale hanno desiderato di adunarsi intorno a
Noi, bramosi di accrescere in sè e intorno a sè l'amore della Eucaristia, centro
di vita e di santificazione!
Nella Enciclica « Mediator Dei »
sulla sacra Liturgia Noi ricordammo l'insegnamento della Tradizione e dei
Concili intorno all'adorazione dell'Eucaristia e lodammo le varie forme di
questo culto, annoverando fra le più belle e salutari l'adorazione pubblica del
Santissimo Sacramento, praticata specialmente da Associazioni sacerdotali, da
Congregazioni religiose e da Confraternite di laici. E nella Esortazione a tutto
il Clero « Menti
nostrae » sulla santità della vita sacerdotale Noi terminavamo il
quadro delle virtù sacerdotali con le seguenti parole : Queste e le altre virtù
del sacerdote potranno essere facilmente acquistate dai giovani nei Seminari, se
fin dalla prima età essi avranno appreso e coltivato una sincera e tenera
devozione a Gesù "veramente, realmente e sostanzialmente" in mezzo a noi
presente e dimorante sulla terra, e se faranno di Lui Sacramentato il movente e
il fine di tutte le loro azioni, delle loro aspirazioni e dei loro
sacrifici.
Come il santo Sacrificio della Messa
religiosamente offerto dal sacerdote con la intima partecipazione dei fedeli, in
unione con tutta la Chiesa, è e rimane il grande atto del culto divino, così il
culto eucaristico viene celebrato dovunque l'Uomo-Dio presente nel Sacramento è
adorato, anche e in molteplici forme al di fuori del Sacrificio. Senza dubbio il
buon Pastore ha voluto essere un vero pane, come canta il Dottore Angelico nelle
sue mirabili poesie così alte e così dense. A Lui non basta di essere adorato;
vuol essere anche il nostro nutrimento. « Se non mangerete la carne del
Figliuolo dell'uomo, ... non avrete in voi la vita » (Io. 6, 54). Il suo
amore senza limiti ha messo questa condizione alla nostra felicità: Non avrete
parte con me (per usare le parole del Signore stesso Io. 13, 8), se non
vi nutrirete con la mia carne.
Ma l'anima, che ha compreso l'amore
del suo divino Maestro, non si contenta dei pochi momenti, in cui il Pane degli
angeli riposa sulle sue labbra: ha bisogno di vedere ancora e di adorare a suo
agio l'onnipotente Signore, che sotto l'umile immagine del pane si mette al suo
servizio; ha bisogno di contemplare instancabilmente quel tenue velo, che al
tempo stesso le nasconde e le rivela l'amore del suo Salvatore; ha bisogno di
dimorare lungamente dinanzi all'Ostia consacrata e di prendere alla vista
dell'umiltà di Dio un'attitudine del più umile e profondo rispetto.
Quale lezione più sublime di questa
reale presenza dell'Uomo-Dio sotto la forma di un fragile pane? Il pane è il
nutrimento di tutti, è fatto unicamente per servire, per mantenere la vita. Cosi
è il sacerdote secondo il cuore di Cristo; egli non mette alcuna condizione per
il suo servizio, è sempre benefico e interamente si dona. Ciò che vale eminentemente per il sacerdote, si applica anche ad
ogni cristiano, poiché la carità è il comandamento universale, che in sè
racchiude tutta la legge del Salvatore. Ricordate la commovente parabola del
buon Samaritano, nella quale Gesù ha dipinto il suo Cuore e lo ha dato a noi
come esempio: « Va e fai anche tu lo stesso » (Luc. 10, 37).
Trovate il tempo, le forze, il danaro
necessari per soccorrere, nel miglior modo possibile, qualsiasi degli uomini
vostri fratelli. Siate per lui utili e buoni come il pane, e in pari tempo
umili, poichè altrimenti la vostra carità non penetrerebbe sino al fondo del suo
cuore, di quel cuore che bisogna guadagnare a Dio, aprire all'azione della
grazia. Chiunque dimora spesso e lungamente
prostrato ai piedi dell'Ostia, comprende la lezione del pane eucaristico e prova
il bisogno imperioso di metterla in pratica, di obliare completamente sè stesso,
di donarsi agli altri senza limite. Da questo appunto tutti riconosceranno che
siete discepoli di Cristo (cfr. Io. 13, 35), veri adoratori in spirito e
in verità, che glorificano il Padre, imitando il Figlio.
Non abbiamo detto che una parola
della carità, che proviene dal Sacramento di amore, perchè è il comandamento del
Signore; ma la Santa Eucaristia è per i suoi adoratori una sorgente inesauribile
di luce e di forza. Coloro specialmente, che nelle ore silenziose della notte si
uniscono alla adorazione degli Angeli, e rendono all'Agnello che fu immolato
(Apoc. 5, 12) le azioni di grazia che Gli sono dovute, attingono
abbondantemente per sè stessi e per tutta la Chiesa acque dalle fonti del
Salvatore (cfr. Is. 12, 3).
Affinchè il numero degli Adoratori
notturni e quello dei Sacerdoti adoratori aumenti costantemente; affinchè il
loro fervore sia un esempio e un sollievo per la nostra Città ; affinchè il
divino Maestro presente e nascosto nel Santissimo Sacramento si lasci commuovere
dalle loro perseveranti suppliche e si mostri sensibile ai loro omaggi ;
impartiamo di cuore a voi, diletti figli qui presenti e ai membri delle vostre
Associazioni che non hanno potuto unirsi a voi, la Nostra paterna Apostolica
Benedizione.
FONTE