Novena del Cuore di Gesù
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- NOTIZIA DELLA DIVOZIONE VERSO IL CUORE ADORABILE DI GESÙ.
NOTIZIA DELLA DIVOZIONE VERSO IL CUORE ADORABILE DI GESÙ.
La
divozione di tutte le divozioni è l'amore a Gesù Cristo, con pensare spesso
all'amore che ci ha portato e ci porta quest'amabile Redentore. Piange e
giustamente piange un divoto autore in vedere che molte persone attendono a
praticare diverse divozioni e trascurano questa; e che molti predicatori e
confessori dicono molte cose, ma poco parlano dell'amore a Gesù Cristo; quando
che in verità l'amore a Gesù Cristo dev'esser la principale, anzi l'unica
divozione di un cristiano; e perciò questa dovrebbe essere ancora l'unica
attenzione e scopo de' predicatori e confessori verso de' loro uditori e
penitenti, l'insinuare loro continuamente e l'infiammarli nell'amor di Gesù
Cristo. Da questa negligenza poi nasce che le anime poco si avanzino nelle
virtù e continuino a marcire negli stessi difetti e spesso ancora ricadano in
colpe gravi; perché poco attendono e poco sono ammonite ad acquistare l'amore
verso Gesù Cristo ch'è quel laccio d'oro che unisce e stringe le anime con Dio.
A
questo solo fine è venuto il Verbo Eterno nel mondo, per farsi amare: Ignem veni mittere in terram et quid volo
nisi ut accendatur? (Luc. XII, 49). E l'Eterno Padre a questo fine ancora
l'ha mandato nel mondo, acciocch'egli ci palesasse il suo amore e così si
tirasse l'amor nostro: protestandosi il Padre che in tanto ci ama in quanto noi
amiamo Gesù Cristo: Ipse enim Pater amat
vos, quia vos me amastis (Io. XVI, [27]). In oltre ci dona le sue grazie in
quanto noi ce le domandiamo
in nome del Figlio: Si quid petieritis Patrem in nomine meo dabit vobis (Io. XVI, 23).
Ed in tanto ci ammette all'eterna beatitudine in quanto ci trova conformi alla
vita di Gesù Cristo: Nam quos praescivit
et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui (Rom. VIII, 29). Ma
questa conformità noi non mai l'acquisteremo, anzi neppur la desidereremo, se
non attenderemo a considerare l'amore che ci ha portato Gesù Cristo.
A
questo medesimo fine narrasi nella Vita della Ven. Suor Margherita Alacoque, religiosa
della visitazione di S. Maria,1 che il nostro Salvatore rivelò a questa
sua serva di volere che ultimamente a' nostri tempi s'istituisse e propagasse
nella Chiesa la divozione e festa del suo SS. Cuore, acciocché l'anime divote
coi loro ossequi ed affetti riparassero le ingiurie che il suo Cuore riceve
spesso dagl'ingrati allorché sta esposto nel Sagramento su gli altari. Si narra
per tanto nella vita della mentovata ven. religiosa, scritta dal dotto Mons.
Languet vescovo di Sens, che mentre stava un giorno questa divota vergine
orando avanti il SS. Sacramento, Gesù Cristo
le fé vedere il suo
Cuore circondato di spine con una croce di sopra e in un trono di fiamme; e poi
le disse così: Ecco quel Cuore che tanto
ha amato gli uomini e che nulla per essi ha risparmiato sino a consumarsi per
dar loro contrassegni del suo amore; ma che per ricompensa dalla maggior parte
non riceve che ingratitudini e disonori in questo Sagramento d'amore; e quel
che più mi dispiace è che questi cuori sono a me consagrati. Indi le ordinò
ch'ella si adoperasse acciocché nel primo venerdì dopo l'ottava del SS.
Sagramento si celebrasse una festa particolare per onorare il suo divin Cuore.
E ciò a tre fini, 1. affinché i fedeli lo ringraziassero di questo gran dono
loro lasciato della venerabile Eucaristia. 2. Acciocché le anime sue amanti
riparassero coi loro ossequi ed affetti le irriverenze e i dispregi ch'egli ha
ricevuti e riceve da' peccatori in questo sagramento. 3. Acciocché
compensassero anche l'onore ch'egli non riceve in tante chiese dove si trova
poco adorato e riverito. E promise ch'esso avrebbe fatto abbondar le ricchezze
del suo Cuore sopra coloro che gli avesser renduto questo onore, così nel
giorno della festa, come in tutti gli altri giorni in cui l'avessero visitato
nel SS. Sagramento. Sicché questa divozione al Cuore di Gesù Cristo non è altro
che un esercizio d'amore verso un sì amabile Signore.
Ma
parlando dell'oggetto d'una tal divozione, l'oggetto spirituale è l'amore di cui arde il Cuore di Gesù Cristo verso
degli uomini, attesoché l'amore comunemente si attribuisce al cuore, come si
legge in tanti luoghi: Praebe, fili mi,
cor tuum mihi (Prov. XXIII, 26). Cor
meum et caro mea exultaverunt in Deum vivum (Ps. LXIII, 5).2 Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum
(Ps. LXII,
11).3 Caritas Dei diffusa est in
cordibus nostris per Spiritum Sanctum qui datus est nobis (Rom. V, 5).
- L'oggetto poi materiale o sia sensibile è il SS. Cuore
di Gesù, non già preso per sé nudamente, ma come unito alla santa umanità e per
conseguenza alla divina persona del Verbo.
Questa
divozione poi in progresso di poco tempo è stata talmente propagata, che oltre
l'essersi introdotta in molti monasteri di sagre vergini, se ne sono erette
coll'autorità de'
prelati da 400 confraternite consagrate al Cuore di
Gesù, in Francia, nella Savoia, nelle Fiandre, in Alemagna, in Italia, ed anche
in più parti degl'infedeli; e queste confraternite sono state anche arricchite
dalla santa Sede di molte indulgenze, con facoltà ancora di erigere cappelle e
chiese col titolo del Sacro Cuore,4 come apparisce dal breve di
Clemente X dell'anno 1674, rapportato dal P. Eudes nel suo libro, pag. 468,
secondo riferisce il P. Galliffet della Compagnia di Gesù nella sua opera, Eccellenza della divozione del Cuor di Gesù,
pag. 266.5
E
si spera da molte persone divote che abbia un giorno ad ottenersene dalla S.
Chiesa anche la concessione dell'Officio
e della Messa propria in
onore del SS. Cuore di Gesù Cristo. Ben sappiamo per altro che fin dall'anno
1726 fu fatta questa richiesta per mezzo del suddetto P. Galliffet che ne fu il
postulatore, esponendo che 'l sagro Cuore di Gesù meritava questa special
venerazione per esser egli il comprincipio
sensibile e la sede di tutti gli affetti del Redentore e specialmente
dell'amore, e per essere ancora il centro di tutt'i suoi dolori interni che
soffrì nella sua vita.6 Ma secondo il mio corto intendimento il
nominato buon religioso non conseguì l'intento, perché voll'egli per la sua
supplica assumere come certo un appoggio ch'era molto dubbio. Onde giustamente
gli fu opposto ch'ella era una gran questione se le affezioni dell'animo si
formano nel cuore o nel cerebro; quando anzi i filosofi più moderni con
Lodovico Muratori nella sua filosofia morale (Cap. II, p. 14) seguitano la
seconda opinione del cerebro.7 E che perciò non essendovi circa una tal
controversia alcun giudizio fatto sinora dalla Chiesa, che
prudentemente suole astenersi da tali decisioni, non dovesse aver luogo la
richiesta fatta, come appoggiata alla sentenza incerta degli antichi.
All'incontro dicevasi che mancando il suddetto special motivo addotto di
venerazione a rispetto del cuore, non conveniva accordare la concessione
domandata dell'Officio e Messa; poiché altrimenti in avvenire avrebbero potuto
promuoversi simili domande anche in onore del SS. costato, della lingua, degli
occhi e delle altre membra di Gesù Cristo. Così ritrovo registrato nella
celebre opera di Benedetto XIV di fel. mem. De canoniz. sanct., tom. 4, 1. 4, pag. 2, cap. 13.8
Ma
la speranza che noi abbiamo di vedere un giorno accordata la suddetta
concessione in quanto al Cuore di nostro Signore, non l'appoggiamo già alla
mentovata sentenza degli antichi, ma all'opinione comune de' filosofi, tanto
antichi quanto moderni, che il cuore umano, sebbene non fosse la sede degli
affetti e 'l principio della vita; non però, come scrive lo stesso dottissimo
Muratori nel citato luogo, il cuore è uno
de' primari fonti ed organi della vita dell'uomo.9 Poiché
comunemente oggidì dicono i fisici che il fonte e principio della circolazione
del sangue è il cuore, a cui stanno attaccate tutte le arterie e vene; e perciò
non si dubita che dal cuore ricevono il moto le altre parti del corpo. Se
dunque il cuore è uno de' primari fonti della
vita umana, non può dubitarsi che 'l cuore ha una primaria parte negli affetti
dell'uomo. Ed in fatti si vede coll'esperienza che le affezioni interne di
dolore e d'amore fanno molto maggior impressione nel cuore, che in tutte le
altre parti della persona. E specialmente circa
l'amore, tralasciando
di nominare tanti altri santi, si legge di S. Filippo Neri (Vita, al cap. VI)
che ne' suoi fervori verso Dio usciva il calore del cuore a farsi sentire su
del petto, e il cuore palpitavagli sì forte che respingeva la testa di chi se
gli accostava; e 'l Signore con prodigio soprannaturale dilatò le coste del
santo al di lui cuore, il quale agitato dall'ardore cercava più spazio da
potersi muovere.10 S. Teresa scrive ella stessa nella sua Vita (Lib. I,
cap. 4)11 che Dio mandò più volte un angelo a ferirle il cuore, sì che
ne restava poi accesa d'amore divino e sentivasi sensibilmente bruciare e venir
meno: cosa da molto ponderarsi, scorgendosi da ciò che gli affetti d'amore con
modo speciale s'imprimono da Dio nel cuore de' santi; e la Chiesa non ha avuta
ripugnanza di concedere a' Carmelitani scalzi la Messa propria in onore del
cuore ferito di S. Teresa.12
Di
più si aggiunge che la Chiesa ha stimati ben degni di speciale venerazione gli
strumenti della Passione di Gesù Cristo, come la lancia, i chiodi e la corona
di spine, concedendo l'Officio e la Messa in loro culto speciale; siccome
riferisce Benedetto XIV nell'opera e luogo citato al num. 18, dove specialmente riferisce le parole d'Innocenzo VI che
concesse l'Officio della lancia e de' chiodi del Signore, e sono queste: dignum
reputamus, si de ipsius Passionis specialibus instrumentis, et praesertim in
partibus in quibus instrumenta ipsa dicuntur haberi, speciale festum
celebretur, nosque Christifideles in eorum devotione divinis officiis
specialiter foveamus.13 Se dunque la Chiesa ha stimato bene di
venerare con culto
speciale la lancia, i chiodi, le spine, perché
hanno avuto il contatto di quelle parti del corpo di Gesù Cristo che ebbero un
tormento particolare nella sua Passione; quanto maggiormente può da noi
sperarsi che si conceda un culto speciale in onore del SS. Cuore di Gesù
Cristo, ch'ebbe una tanta gran parte ne' suoi santi affetti e negl'immensi
dolori interni che patì in vedere i tormenti che gli si apparecchiavano e
l'ingratitudine che dopo tanto amore gli uomini aveano a rendergli. Dal che fu
cagionato il sudore di sangue che poi ebbe il Signore nell'orto, mentre un tal
sudore non può spiegarsi senza ricorrere ad un forte stringimento del cuore,
per lo quale il sangue, essendogli impedito il suo corso, fu costretto a
diffondersi per le parti esterne: e tale stringimento del Cuore di Gesù Cristo
certamente non derivò da altra causa, che dalle pene interne di timore, di
tedio e di mestizia, secondo quel che scrivono i Vangelisti: Coepit pavere, [et] taedere, et maestus esse
(Marc. XIV, [33] et Matth. XXVI, [37]).
Ma
- checché sarà di ciò - veniamo per ora a compiacere la divozione dell'anime
innamorate di Gesù Cristo, che desiderano nella novena del suo amantissimo
Cuore trattenersi ad onorarlo nel SS. Sagramento con sante considerazioni ed
affetti.
1 «Voilà ce Coeur qui a tant aimé les hommes, qu'il n'a rien épargné, jusq'à s'épuiser et se consumer pour leur témoigner son amour. Pour reconnaissance, je ne reçois de la plupart que des ingratitudes, par les mépris, les irrévérences, les sacrilèges, et la froideur qu'ils ont pour moi dans ce Sacrement d'amour. Mais ce qui m'est encore plus sensible, c'est que ce sont des coeurs qui me sont consacrés, qui me traitent ainsi. C'est pour cela que je te demande que le premier vendredi aprés l'Octave du saint Sacrement soit dédié à faire une Fête particulière pour honorer mon Coeur, en lui faisant réparation par une amende honorable, communiant ce jour-là pour réparer les indignes traitements qu'il a reçus pendant le temps qu'il a été exposé sur les autels. Je te promets que mon Coeur se dilatera pour répandre avec abondance les influences de son amour divin sur ceux qui lui rendront cet honneur, et qui procureront qu'il lui soit rendu.» LANGUET, Vie, livre 4, n. LVII (totius operis). - «Voilà ce Coeur qui a tant aimé les hommes, qu'il n'a rien épargné jusqu'à s'épuiser et se consommer pour leur témoigner son amour; et pour reconnaissance je ne reçois de la pupart que des ingratitudes, par leurs irrévérences et leurs sacrilèges, et par les froideurs et les mépris qu'ils ont pour moi dans a Sacrement d'amour. Mais ce qui m'est encore le plus sensible est que ce sont des coeurs qui me sont consacrés qui en usent ainsi. C'est pour cela que je te demande que le premier vendredi d'après l'octave du saint Sacrement, soit dédié à une fête particulière pour honorer mon Coeur, en communiant ce jour-là, et en lui faisant réparation d'honneur par une amende honorable, pour réparer les indignités qu'il a reçues pendant le temps qu'il a été exposé sur les autels. Je te promets aussi que mon Coeur se dilatera pour répandre avec abondance les influences de son divin amour sur ceux qui lui rendront cet honneur, et qui procureront qu'il lui soit rendu.» Vie de (Sainte) Marguerite-Marie Alacoque, écrite par elle-même. Vie et Oeuvres (Paris, 1876), tom. 2, pag. 414.
2 Ps. LXXXIII, 3.
3 Ps. LXXII, 26.
4 «Apparisce però dalla testimonianza del santo di ottenere dal Papa altri favori, brevi o bolle per erigere nelle chiese o capelle della sua Congregazione confraternite in onore del Sacro Cuore. Ecco come ne parla nel suo Mémorial: «En l'année 1674 (et 1675), notre très cher frère Jacques de la Haye de Bonnefonds, étant allé à Rome, nous a apporté plusieurs bulles de Notre Saint Père le Pape Clément X:... six autres bulles pour nos maisons de Caen, de Rouen, de Coutances, de Lisieux, d'Evreux et de Rennes, qui nous donnent pouvoir d'établir des confréries du Trés Saint Coeur de Jésus et Marie dans nos églises et chapelles, avec de grandes indulgences; les quelles églises et chapelles sont nommées dans les dites bulles, de la bouche de Notre Saint Père le Pape, les églises et chapelles du Divin Coeur de Iésus et Marie, ce qui me donna une consolation extraordinaire parmi toutes mes tribulations...» Ange LE DORÉ, Les Sacrés-Coeurs et le Vénérable Jean Eudes, vol. I, première partie, Paris, 1894, chap. 14, pag. 272, 273.
5 Il P. Giuseppe GALLIFET stampò prima a Roma un volume intitolato: De cultu sacrosancti Cordis Dei ac Domini Nostri Iesu Christi in variis Christiani orbis Provinciis iam propagato. - Fece egli stesso la traduzione in francese dell'opera sua, con molte addizioni nella prima o nelle prime edizioni. Questa versione francese, con questo titolo De l'excellence de la dévotion au Coeur adorable de Iésu-Christ, fu pubblicata in Lione nel 1733, per la terza volta. Inoltre anche nell'edizione latina (Roma, 1726) si consacra il libro secondo a trattare: «De excellentia cultus Cordis Iesu.» Ivi si legge: (p. 157): «Festum solemni pompa per octiduum celebratum est, constitutaque confraternitas sacris Cordibus assidue colendis destinata, quam Clemens X., Sum. Pont. brevi Indulgentiarum decoravit an. 1674 die 4 octob... Ex eo vero tempore sanctissimus ac suavissimus cultus in aliis plurimis civitatibus, provinciis ac regnis dilatatus est: in Gallia, Belgio, Germania, Polonia, Bohemia, Lituania.» Alla fine dello stesso libro può vedersi la lista delle Confraternite (317 fino all'1726) erette sotto Innocenzo XII e suoi successori. - SAN GIOVANNI EUDES, canonizzato il giorno di Pentecoste dell'Anno Santo 1925, nell'orazione e nelle lezioni del suo Officio (19 agosto) viene segnato come il primo Promotore del culto liturgico dei SS. Cuori di Gesù e di Maria, e come il «padre, teologo ed apostolo» di quel culto. - Il suo libro, di cui parla S. Alfonso, può essere il Manuel de piété, edizione però postuma, giacché l'ultima edizione, fatta in vita dal Santo, è anteriore ai Brevi di Clemente X. - Questi son Brevi d'indulgenze accordate alla Congregazione di Gesù e Maria, fondata dal Santo, e a Confraternite annesse, senza però che, nella supplica o nella risposta, vengano espressi i nomi di dette Congregazioni e Confraternite: vedi il testo presso il BOULAY, Vie, 1907, vol. IV, Appendice, note V, pag. 34 e seg.
6 PROSPERUS LAMBERTINUS (Benedictus XIV), De Servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione, lib. 4, pars 2, cap. 30, n. 16-22, tom. V, Bononiae, 1738, pag. 309-314. - n. 18, p. 311: «...Expositum fuit, obiectum Festi, pro quo supplicabatur, non consistere in Sacratissimo Corde Iesu nude, solitarie, et corporaliter sumpto, sed in Corde Iesu Humanitati sacrosanctae sive divino Corpori unito, et consequenter uti rem unam cum Anima et divina Persona constituente, ac uti naturali sede veroque sensibili comprincipio virtutum omnium et affectionum interiorum Christi Domini, et signanter immensi amoris quo Patrem et homines prosecutus est, ac denique uti centro dolorum omnium interiorum amantissimi Redemptoris, praecipuoque loco Vulneris lancea inflicti.» - n. 22, p. 314: «Addidi ore tenus, statui tamquam certum a Postulatoribus, cor esse comprincipium sensibile omnium virtutum, affectionum interiorum, amoris, et centrum esse dolorum omnium interiorum; sed id quaestionem philosophicam involvere, cum recentiores philosophi amorem, odium, et reliquas animi affectiones non in corde, tamquam in sede sua, sed in cerebro agnoscant, ita ut affectus in animae et spirituum commotione maxime positi, in cerebro formentur, postea ad cor ipsum per nervos quasi ad rotam diffundantur. Legi potest Dominus Ludovicus Antonius Muratorius in sua Morali Philosophia post haec iam scripta typis Veronensibus anno 1735 edita, cap. 2. Quamobrem, cum nullum adhuc prodierit Ecclesiae iudicium de veritate unius aut alterius ex praedictis opinionibus, necnon ab ea et similibus definiendis sententiis prudenter Ecclesia abstinuerit atque abstineat, reverenter insinuavi non esse petitioni annuendum innixae potissimum antiquorum philosophorum sententiae, cui recentiores adversabantur.» - n. 21, p. 312: «Cum ex concessione officii et missae in honorem Cordis Iesu consimiles instantiae tractu temporis promoveri potuissent in honorem Sacratissimi Lateris ipsius, Sanctorus Oculorum, Sanctissimae Linguae, necnon in honorem Cordis Beatissimae Mariae Virginis, etc., abstinendum idcirco a petita festi institutione.»
7 «Dico pertanto, essere opinione della scuola Peripatetica che l'anima dell'uomo sia tutta in tutto il corpo, e tutta in qualsivoglia parte d'esso corpo, dove ella sente alle occasioni il dolore ed opera gli effetti confacenti alle varie indigenze della vita, delle sensazioni, e di tante altre funzioni dell'uomo. È parere d'altri, che l'anima abbia la sua sede fissa nel solo capo, da dove come regina comandi all'altre parti del corpo, e ne riceva l'ambasciate e gli omaggi continui. Questo è certo che se alcuni degli antichi stimarono che anche il cuore fosse il trono dell'anima, e quivi spezialmente costituirono la sede dell'umana volontà - nel qual senso tuttavia il nostro comune parlare usa la parola di cuore, e mi prenderò anch'io libertà di usarlo talvolta - noi non siamo tenuti a seguitarli in questo. Il cuore altro non è che un muscolo, importantissimo nella struttura del corpo, ed uno de' primari fonti ed organi della vita dell'uomo; ma non giammai albergo della volontà, e molto meno della mente dell'uomo. Noi all'incontro possiam francamente determinare la sede, almeno principale, dell'anima nel cerebro ossia cervello umano, tanto per l'intelletto che per la volontà.» Lod. Ant. MURATORI, La filosofia morale, Venezia, 1754, cap. 2, pag. 19.
8 PROSPERUS LAMBERTINUS (Benedictus XIV) De Servorum Dei beatificatione et Beatorum canonizatione, liber 4, pars 2, cap. 30, n. 17, Bononiae, 1738.
9 Vedi sopra, nota 7.
10 Bacci, Vita, lib. 1, cap. 6.
11 Libro de la Vida , cap. 29. Obras, tom. 1, pag. 234.
12 «Cum autem illius (Teresiae) cor incorruptum ac transverberationis signis decoratum in ecclesiae sanctissimae Incarnationis monialium Ordinis Carmelitarum excalceatorum Albae repositum, frequenti et pio concursu Christi fideles in praesentem usque diem venerentur; iis omnibus perspectis, Benedictus decimus tertius Pontifex Maximus solemnitatem hanc ad recolendam insignis prodigii memoriam in eodem Ordine quotannis celebrari concessit.» Officium Transverberationis Cordis S. Teresiae Virginis (die 27 augusti), ad Matutinum, lectio 6.
13 «Dignum et conveniens reputamus si de ipsius Passionis specialibus Instrumentis, et praesertim in partibus in quibus Instrumenta ipsa dicuntur haberi, solemne atque speciale festum celebretur et fiat, Nosque illos Christifideles qui aliqua ex Insrumentis ipsis habere se gaudent, in eorum devotione divinis officiis atque muneribus specialiter foveamus.» PROSPERUS LAMBERTINUS, De Servorum Dei beatificatione, etc., lib. 4, pars 2, cap. 30, n. 15 (ex Reynaldo, ad annum 1354, n. 18).
506 -
MEDITAZIONE I.
Cuore amabile di Gesù.
Chi
fa conoscersi in tutto amabile si fa necessariamente amare. Oh se noi ci
applicassimo a conoscere tutte le belle parti che ha Gesù Cristo d'essere
amato, tutti saressimo nella felice necessità di amarlo. E qual cuore fra tutti
i cuori può ritrovarsi più amabile del Cuore di Gesù? Cuore tutto puro, tutto
santo, tutto pieno d'amore verso di Dio e verso di noi; mentre tutti i suoi
desideri non sono che della divina gloria e del nostro bene. Questo è quel
Cuore in cui trova Iddio tutte le sue delizie, tutte le sue compiacenze.
Regnano in questo Cuore tutte le perfezioni, tutte le virtù: un amore
ardentissimo a Dio suo Padre, unito alla maggiore umiltà e rispetto che possa
esservi: una somma confusione per li nostri peccati, de' quali egli si è
caricato, unita ad una somma confidenza
d'un tenerissimo figlio; un
sommo abborrimento alle nostre colpe, unito ad una viva compassione delle
nostre miserie: una somma pena unita ad una perfetta uniformità alla volontà
divina. Sicché in Gesù ritrovasi tutto ciò che può esservi di amabile. Taluni
son tirati ad amare gli altri per la bellezza, altri per l'innocenza, altri per
la consuetudine, altri per la divozione. Ma se vi fosse una persona in cui
fossero raccolte tutte queste ed altre virtù, chi potrebbe non amarla? Se anche
da lontano noi sentiamo esservi un principe straniero bello, umile, cortese,
divoto, pieno di carità, mansueto con tutti, che rende bene a chi gli fa male,
anche senza conoscerlo e bench'egli non ci conosca né noi conosciamo lui né ci
abbiamo che fare, pure c'innamora e ci vediamo costretti ad amarlo. E Gesù
Cristo poi, il quale tiene con sé tutte queste virtù e tutte in grado perfetto,
e ci ama così teneramente, com'è possibile che sia poco amato dagli uomini e
non sia tutto l'oggetto del nostro amore? Oh Dio, che Gesù ch'è solo amabile e
che ci ha dati tanti contrassegni dell'amore che ci porta, egli solo - diciam
così - par che sia il mal fortunato con noi, che non può giungere a vedersi da
noi amato, come se non fosse a bastanza degno del nostro amore! Questo è quel
che faceva piangere le Rose di Lima, le Catterine da Genova, le Terese, le
Marie Maddalene de' Pazzi, le quali considerando questa ingratitudine degli
uomini, esclamavano piangendo: L'amore non
è amato, l'amore non è amato.
507 -
Affetti e preghiere.
Mio
amabile Redentore, quale oggetto più degno d'amore poteva il vostro Eterno
Padre comandarmi d'amare fuori di voi? Voi siete la bellezza del paradiso, voi
l'amore di vostro Padre, nel vostro Cuore hanno la sede tutte le virtù. O Cuore
amabile del mio Gesù, voi ben meritate l'amore di tutti i cuori; povero ed
infelice quel cuore che non v'ama! Tale infelice, oh Dio, è stato il cuor mio,
in tutto quel tempo che non vi ha amato. Ma io non voglio seguire ad essere
così infelice; io v'amo, e voglio sempre amarvi, o Gesù mio.
O
Signore, per lo passato io mi son dimenticato di voi; ed ora che aspetto?
aspetto forse di obbligarvi colla mia ingratitudine a scordarvi affatto di me e
ad abbandonarmi? No,
mio caro Salvatore, non lo permettete. Voi siete
l'amore d'un Dio, e non avrete da essere poi l'amor d'un misero peccatore quale
son io così beneficato e amato da voi? O belle fiamme, voi che ardete nel Cuore
innamorato del mio Gesù, deh accendete voi nel mio povero cuore quel santo e
beato fuoco che venne Gesù dal cielo ad accendere in terra. Voi incenerite e
distruggete tutti gli affetti impuri che vivono nel mio cuore e l'impediscono
d'essere tutto suo. - Fate, mio Dio, ch'egli non viva che per amare solo solo
voi, caro mio Salvatore. Se un tempo vi ho disprezzato, ora sappiate che voi
siete l'unico mio amore. Io v'amo, io v'amo, io v'amo né voglio amare altro che
voi. Amato mio Signore, deh non isdegnate di accettare ad amarvi un cuore che
un tempo vi ha amareggiato. Sia gloria vostra il far vedere agli angeli ardere
per voi d'amore un cuore che un tempo vi ha fuggito e vilipeso.
Vergine
SS. Maria, Madre e speranza mia, aiutatemi voi; pregate Gesù che mi renda colla
sua grazia quale egli mi desidera.