segunda-feira, 11 de janeiro de 2010

Messori e Melloni rispondono a Guido Marini

Dice Vittorio Messori al Foglio che a Ratzinger “sta a cuore il problema della fede, come viverla e salvaguardarla”.
Lo ha scritto, il Papa, anche nella lettera con la quale ha spiegato ai vescovi il motivo del Summorum Pontificum: “Mentre noi facciamo convegni la fede si sta spegnendo come una candela che non trova più alimento”.
E’ per questo che al Papa interessa la liturgia: “Perché – dice Messori – la liturgia è espressione orante della fede. Lex orandi lex credendi, come si prega è come si crede. La fede, insomma, nella liturgia si fa culto”. E’ per questo motivo, perché la liturgia esprime la fede della chiesa, che “il Papa desidera che la liturgia sia espressione d’una fede ortodossa”. Ed è per questo che “la riforma liturgica del post Concilio studiata a tavolino non l’ha convinto: del resto non era mai successo che una riforma liturgica non nascesse dal popolo credente”.
Secondo Messori il Papa arriverà a “una riforma dell’et-et della liturgia”.
Ovvero non tornerà all’antico ma farà sì che antico e nuovo convivano assieme: “Il canone tornerà a essere pronunciato in latino mentre le parti in comune resteranno nelle lingue volgari. Insieme la celebrazione avverrà in parte con l’altare rivolto a oriente e in parte no”.

Alberto Melloni non ritiene sia corretto parlare di riforma liturgica nel pontificato di Ratzinger. Dice al Foglio che “i cambiamenti portati dal Papa nella liturgia sono quelli di un pastore che intende usare tutte le libertà che il messale concede al fine di reinterpretarle in senso restauratore”. La sua, dunque, “non è la volontà di riformare la liturgia così come il Concilio l’ha consegnata, bensì è il tentativo legittimo di addattare la liturgia al proprio gusto”.
Secondo Melloni in molti cadono oggi nel tentativo di interpretare Benedetto XVI a proprio piacimento.
“Ma se il Papa avesse in mente una riforma della riforma lo direbbe apertamente.
Non è un Papa che maschera le proprie azioni, anzi è sempre chiaro ed esplicito nelle sue decisioni. E’ vero: l’abbiamo visto in Tv celebrare rivolto a oriente: ma l’ha fatto nella sua cappella privata, non in pubblico”.

fonte:messainlatino.it

Aggiornamento su Thiberville

Si è appreso che giovedì scorso, 7 gennaio, il vescovo di Evreux mons. Nourrichard si è recato a Parigi per conferire col Nunzio da poco insediatosi, mons. Ventura. Che, come osservavamo (fummo i primi, lo ricorderete, ad anticipare di tre mesi la notizia della sua nomina: vedi qui), non è certo della stessa sensibilità liturgica modernistica di Nourrichard.

Questo spiega probabilmente il fatto che il giorno dopo, venerdì 8, come abbiamo già riferito, il vescovo di Evreux in un'intervista abbia moderato i toni e, pur ribadendo che la sua scelta non è in discussione, ha consentito che l'abbé Michel possa continuare de facto la sua attività di parroco (ma non de iure: di qui l'impossibilità di celebrare matrimoni).
Ieri, domenica, il vescovo ha fatto leggere in tutte le chiese della sua diocesi una dichiarazione che trovate a questo link; ecco comunque qualche perla:
Noi proseguiamo nella nostra diocesi l'applicazione del progetto diocesano "Parrocchia 2000". Abbiamo preso in considerazione la seria analisi realizzata dal Servizio diocesano delle parrocchie. Con l'accordo del Consiglio episcopale e di quello del Consiglio presbiterale, come previsto dal codice di diritto canonico, ho preso la decisione di modificare il vecchio raggruppamento interparrocchiale di Thiberville (meno di 5000 abitanti) affinché diventi una comunità locale della parrocchia Notre Dame de Charentonne. Chiedo al Padre Jean VIVIEN attualmente parroco di tale parrocchia con l’équipe di animazione pastorale e l'aiuto dei padri BENARD e GAUDIN di ricevere questa nuova comunità locale.

Questa decisione modifica le abitudini che avevano, da parecchi anni, i parrocchiani di Thiberville. Essi beneficiavano di un prete per una popolazione di meno di 5000 abitanti. Alcuni parrocchiani hanno difficoltà a entrare in questa nuova maniera di vivere nella Chiesa, in cui è chiesto a più numerosi battezzati una maggiore collaborazione col loro parroco e gli altri preti in seno a una parrocchia più grande.
Nello stesso tempo, a Thiberville, l'abbé Michel ha potuto celebrare le sue consuete messe (in francese e tridentina) nella chiesa parrocchiale strapiena, come ha potuto appurare la televisione il cui reportage trovate a questo link.

Ma chi è questo abbé Michel? Ecco un resoconto che ce lo spiega.

C'era una volta un giovane curato nella cattedrale di Evreux di nome Francis Michel. Sicome non manifestava un entusiasmo progressista delirante [qual era quella dell'allora vescovo Gaillot, poi per i suoi eccessi modernisti rimosso - caso quasi unico - da Giovanni Paolo II], è stato immediatamente inviato a Thiberville: non poteva essere spostato più lontano, perché è al limite del Calvados...

Egli divenne sacerdote unico sul posto, de facto incaricato di una dozzina di parrocchie .

La vita parrocchiale era limitata al momento del suo arrivo a una ventina di parrocchiani di Thiberville che si riunivano per la loro "celebrazione" intorno al loro parroco in Sacrestia, “perché l'inverno era riscaldata"(sic!). La Chiesa restava vuota, quasi chiusa la maggior parte del tempo...

L’abbé Michel fece il giro dei Municipi e convinse tutti i comuni: ottenne dappertutto la promessa del restauro e della riapertura delle chiese contro un'assicurazione che vi avrebbe celebrato una messa almeno ogni due settimane. E i sindaci accettarono tutti... E le chiese furono rapidamente recuperate talvolta con grandi sforzi finanziari per questi piccoli comuni... Così, i villaggi ritrovarono la loro anima e il loro ritmo parrocchiale.

E l'abbé Michel iniziò il suo apostolato a tappeto, battendo instancabilmente le strade della diocesi per ridar vita a quelle chiese, le "sue" chiese, fino allora abbandonate e disertate da almeno vent'anni...E vi riuscì dappertuto. Con quale successo!

Arrivò così, spinto dal suo fervore apostolico, a eliminare, con l’accordo dei suoi parrocchiani, certe “innovazioni liturgiche feconde” del suo predecessore. Non senza qualche contrasto con le suore residenti a Thiberville, progressiste arrabbiate, furiose di veder sparire gli altari verso il popolo e soprattutto, cosa che scatenò la guerra totale, il ripristino della balaustra. Che sacrilegio in effetti vedere dei fedeli in ginocchio ricevere la comunione sulla lingua.

Ma raggiunte dal limite di età, quelle pasionarie postconciliari finirono per lasciare il comune per andare in pensione.

Applicando una liturgia in francese, l’abbé Michel si tenne alla stretta osservanza delle prescrizioni conciliari, che non hanno mai rinnegato il canone tradizionale che ha sempre utilizzato, con i cantici latini, gli inni della liturgia classica, ecc. Restaurò statue, ornamenti, e le chiese si riempirono.

Rimise in onore la celebrazione di feste locali, le confraternite e riesumò le processioni in campagna. Installò perfino un grosso presepe all’esterno che conobbe un vivo successo. I bambini affluivano al catechismo, i fidanzati ai corsi di preparazione al matrimonio. E alcuni giovani entrarono in seminario…

Fu installato a Evreux mons. Nourrichard, l'ex vicario generale di Rouen dal 1989, ma di cui il nuovo vescovo di Rouen Jean-Charles Descube, installato nel 2004, voleva liberarsi al più presto, tenuto conto del carattere più che ingombrante di questo progressista altrettanto settario che aggressivo.

E nella Chiesa, per sbarazzarsi di qualcuno che dà fastidio, il metodo migliore è sempre stato la promozione! Il caso Nourrichard conferma la regola...

Per Nourrichard, degno erede di Gaillot, mentre Benedetto XVI cerca con tutti i mezzi di arrestare la divisione dei cattolici generata dal Concilio, promuovendo un ritorno a una liturgia più tradizionale ed allargando il Motu Proprio, non è questione di vedere il cancro di Thiberville espandersi a macchia d’olio e servire da esempio.

La questione non è quella di un trasferimento dell’abbé Michael, ognuno è consapevole del fatto che non vi è alcuna ragione per questa partenza: è una questione di cacciata per motivi ideologici.

Quando vediamo il lavoro di evangelizzazione e l'ardore nella pratica religiosa che ha ottenuto l'abbé Michel, si potrebbe supporre che sia chiamato ad altre funzioni per arrivare altrove allo stesso risultato. In quel caso certamente i fedeli dell’abbé Michel avrebbero dovuto rassegnarsi. Ma di questo non è proprio questione, al contrario.

Nourrichard è un fanatico settario progressista astioso, nella scia di un Gaillot: non intende in alcun modo temporeggiare... Egli si appoggia innanzitutto sui consigli diocesani di laici. Salvo quando i laici, come a Thiberville, non condividono la sua opinione…

Nourrichard, se richiede l'obbedienza di tutti, non intende, lui, obbedire alle disposizioni del Vaticano: non se ne parla per lui di cedere alle ingiunzioni di Benedetto XVI sull'applicazione del Motu Proprio...

Ma questo potrebbe rivelarsi imbarazzante per lui, perché oggi si aspetta niente meno che il soccorso del Nunzio Apostolico per sbrogliare la crisi e vincerla.

C’è da scommettere che la Nunziatura è già sommersa da lettere di protesta dei parrocchiani del luogo.