sexta-feira, 29 de janeiro de 2010

Omelia del Cardinale Dario Castrillon durante la Messa Pontificale ao Trono ,in occasione del conferimento del Premio ‘Nulla Veritas sine Traditione’



Nulla Veritas sine Traditione

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia pronunciata dall’Eminentissimo Signor Cardinale Dario Castrillòn Hoyos durante la Messa Pontificale al Trono celebrata in rito antico, Domenica 11 Ottobre 2009, presso la Chiesa ‘Santa Maria della Speranza’ di Battipaglia (Salerno), in occasione del conferimento del Premio ‘Nulla Veritas sine Traditione’ da parte della nostra Associazione Cattolica Internazionale ‘Tu es Petrus’.

Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente i Padri e i Frati Francescani dell’Immacolata per l’esemplare e divino servizio liturgico offerto e gli oltre 2.500 fedeli accorsi a partecipare a questa splendida cerimonia.

del Cardinale Dario Castrillòn Hoyos

Cari fratelli e sorelle!

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Cattolica Internazionale ‘Tu es Petrus’ ha voluto che nell’occasione del conferimento del Premio ‘Nulla Veritas sine Traditione’ alla mia persona, fosse celebrata questa solenne Eucaristia nel Rito Gregoriano, forma straordinaria del Rito latino. Così ho l’immensa gioia e il grato onore di presiedere questa Santa Messa. Il compito dell’Associazione ‘Tu es Petrus’ è in piena armonia con l’impegno evangelizzatore della Chiesa, che ha il mandato di manifestare a tutti gli uomini l’essere, il pensiero e la parola di Dio, che Lui stesso ha voluto rivelare. Ma dove possiamo trovare, noi, dove trova la Chiesa questa verità rivelata da Dio? Papa Giovanni Paolo II ci insegna che c’è ‘un Sacro deposito’ dal quale la Chiesa prende, ci comunica e ci consegna i contenuti. La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura di tutti e due i Testamenti, leggiamo nella ‘Dei Verbum’ del Concilio Vaticano II, rappresentano lo specchio in cui la Chiesa pellegrina contempla Dio fino al giorno in cui arrivi a guardarlo ‘faccia a faccia’ come Lui è. Dio ha voluto e disposto che quanto Egli aveva rivelato al popolo d’Israele e a noi, il nuovo popolo di Dio, per la salvezza di tutti i popoli, rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Nostro Signore Gesù Cristo, nel quale, come scrive San Paolo ai Corinzi, trova pieno compimento tutta la Rivelazione del Dio altissimo, diede incarico agli Apostoli che il Vangelo fosse predicato a tutti, come sorgente di tutta la Verità che salva e di ogni regola morale, comunicando loro i doni divini. Ciò venne fedelmente eseguito dagli Apostoli, che con la predicazione orale, con l’esempio della loro vita e con le istituzioni, trasmisero ciò che avevano ricevuto per la bocca del Cristo, dal vivere insieme con Lui e dalle Sue opere. Affinché, poi, il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ‘affidando loro il proprio compito di Magistero’. La predicazione degli Apostoli venne conservata nei libri ispirati e doveva mantenersi con una successione continua, sino alla fine dei tempi. Ecco perché gli Apostoli ammoniscono i fedeli a mantenere le tradizioni che avevano appreso sia a voce sia per lettera. A questa schiera si unisce con fervore l’Associazione ‘Tu es Petrus’ che, nell’entusiasta difesa della Tradizione, protegge la Verità. Ciò che fu trasmesso dagli Apostoli, comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa e all’incremento della Fede del popolo di Dio. Così la Chiesa, nella sua Dottrina, nella sua vita e nel suo culto, conserva ininterrottamente e trasmette a tutte le generazioni ciò che essa è e tutto ciò che essa crede. Il Santo Padre Benedetto XVI ci ha ammonito ad evitare l’ermeneutica della rottura per mantenere l’ermeneutica della continuità percettiva, perché la Tradizione che trae origine dagli Apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l’assistenza dello Spirito Santo. Con la contemplazione e lo studio dei credenti, cresce la comprensione delle cose e delle parole trasmesse. Le asserzioni dei Santi Padri, primi grandi scrittori della Chiesa dopo gli Apostoli, attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella prassi e nella vita della Chiesa che crede e che prega. Non dobbiamo però dimenticare che la funzione d’interpretare autenticamente la Parola di Dio, scritta o trasmessa, è stata affidata al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui Autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. La Sacra liturgia di quest’oggi, nella Festa di San Gaspare Bretoni, Confessore, ci permette di vivere esistenzialmente questa Fede della Chiesa e ci unisce alla moltitudine innumerevole di fedeli, laici, religiosi e chirici, che nel passato, nell’arco di più di una decina di secoli, hanno adorato e glorificato il Signore con la Sacra commovente bellezza di questi riti tradizionali che il Santo Padre Benedetto XVI ha offerto generosamente alla Chiesa, su ispirazione dello Spirito Santo, con il Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’. La Parola di Dio, ci esorta a portare in mano le lampade accese e ad essere pronti con la cintura ai fianchi nell’attesa del Signore, e ci proclama beati se ci troviamo pronti a riceverlo, anche all’improvviso, nel mezzo della notte o prima dell’alba. San Massimo vede le lampade accese ‘per la preghiera, la contemplazione e l’affetto spirituale’. Si potrebbe dire che la prima luce riguarda la vita interiore, universo splendido che ogni uomo può arricchire lasciando operare in sé la forza dello Spirito Santo. Ma la vita interiore viene progettata nel mondo esteriore a servizio dei fratelli. San Gregorio insegna che abbiamo le lucerne accese nelle nostre mani quando, con le buone opere, diamo al prossimo esempi brillanti. E’ un’impresa importante e affascinante da fare nel cammino della liturgia, dove possiamo offrire al Padre l’omaggio dell’adorazione e della gratitudine nel Sacrificio Eucaristico che ripete in forma incruenta l’Olocausto del Golgota. San Gregorio avverte che se tutto questo lo facciamo così, manca ancora che mettiamo tutta la nostra speranza nella venuta del Nostro Redentore; perciò aggiunge: ‘Siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze’. Per essere preparati all’incontro col Signore, il Vangelo ci invita alla conversione in qualsiasi tappa della nostra vita. San Gregorio ritiene che la prima vigilia è il primo tempo della nostra vita, cioè l’infanzia; la seconda, l’adolescenza o la gioventù; la terza, la vecchiaia. Pertanto, chi non è stato vigilante nella prima vigilia, lo faccia nella seconda, e chi non ha voluto vigilare nella seconda, non perda tempo e lo faccia nella terza, in modo tale che coloro che non si sono convertiti nell’infanzia, si convertano almeno nella gioventù e nell’anzianità.

Cari fratelli e sorelle,

apriamo i nostri cuori e la nostra mente a questo appello che ci rivolge il Signore della Misericordia dalla bella Chiesa di ‘Santa Maria della Speranza’ in Battipaglia. Prendiamo l’impegno di approfondire la conoscenza della Tradizione apostolica e di partecipare con amore ai riti tradizionali che per volontà del Vicario di Cristo vengono celebrati nella Chiesa, e tutto sia a gloria, lode e onore dell’augusta Trinità e del Nostro Signore e Redentore Gesù Cristo.
fonte:Petrus