domingo, 10 de janeiro de 2010

PIO XII AIUTO' GLI EBREI: LO DICE IL TIMES!


Riporto la mia traduzione di un interessante articolo pro Pio XII apparso lo scorso 4 gennaio sul Times. Sebbene nella parte finale l'articolo risulti un po' ambiguo sulla questione dell'apertura degli archivi, costituisce un notevole contributo alla verità sull'operato del Venerabile Servo di Dio, Papa Pio XII.

di William Doino Jr.

Nell'autunno del 1987, durante uno dei suoi tanti incontri con la comunità Ebraica, Papa Giovanni Paolo II tenne un importante discorso sui rapporti tra la Chiesa Cattolica Romana e l'Olocausto. Richiamando "i forti, inequivocabili sforzi dei Papi contro l'antisemitismo e il nazismo" citò la condanna del nazismo da parte di Pio XI quale "nemico della Croce di Cristo" e si spinse ad apprezzare il suo successore Pio XII: "e sono convinto che la storia rivelerà ancora più chiaramente e con maggiore convinzione quanto profondamente Pio XII sentisse la tragedia del popolo ebraico, e quanto duramente egli lavorò per assisterlo durante la Seconda Guerra Mondiale. Dieci anni più tardi, Papa Giovanni Paolo emanò un documento sull'Olocausto, "Noi ricordiamo", che ancora una volta riferiva gli atti umanitari di Pio XII e appena dopo apprezzava l'intero pontificato di Pio XII: "egli fu un grande Papa".

Poco prima del Natale, Papa Benedetto XVI ha convalidato il giudizio di Giovanni Paolo II firmando un decreto che dichiara Pio XII "Venerabile" e fancendo così avanzare la sua causa verso la Santità.

La decisione di Benedetto è certamente aperta al dibattito, ma non si è trattato, come alcuni hanno suggerito e frettolosamente affermato, di una decisione deliberatamente "insensibile". E' stato piuttosto l'esito di un processo molto approfondito.

Nel maggio 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi votò all'unanimità raccomandando che la Chiesa riconoscesse le "virtù eroiche" di Pio XII. Lo fece dopo aver considerato 3000 pagine di documentazione su ogni aspetto della vita di Eugenio Pacelli, nome di nascita di Pio XII. Molti volevano che Benedetto XVI dichiarasse Pio XII venerabile in quell'occasione, ma egli ha reistito, scegliendo invece di studiare ulteriormente la controversia personalmente.
Per due anni Benedetto ha rivisto tutta la documentazione pro e contro, ha consultato esperti storici ed archivisti vaticani (che hanno accesso a tutti i fascicoli interni su Pacelli), ha rivisto testimonianze di prima mano e appoggiato una conferenza storica di tre gioni a Roma che ha affrontato e risposto a tutte le principali accuse sul pontefice della seconda guerra mondiale. Soltanto allora Papa Benedetto ha finalmente agito, credendo Pio XII degno dell'onore. E non è il solo a pensarla così.

Il filosofo cattolico antinazista Dietrich von Hildebrand, il prete soccorritore Henri de Lubac, Michel Riquet, e Pietro Palazzi, l'assistente pontificio John Patrick Carroll-Abbing, e il diplomatico americano Harold Tittmann, fra molti altri, sono stati testimoni del fatto che Pio XII, contrariamente alla vulgata, abbia davvero "parlato ad alta voce". Palazzini, riconosciuto dallo Yad Vashem come un Giusto fra le nazioni, ha acceditato la figura di Pio XII come ispiratore delle sue azioni: "Sotto la pressione degli eventi, sebbene fossero così tragici, un uomo ha riscoperto il messaggio cristiano, che consiste nel senso di mutua carità, in base al quale è un dovere che ciascuno si incarichi della salvezza degli altri. Per riscoprire ciò, una voce spesso si è levata in mezzo al frastuono delle armi: era la voce di Pio XII".

La testimonianza di Riquet è altrettanto forte: "Pio XII ha parlato: Pio XII ha condannato; Pio XII ha agito... In mezzo a quegli anni di orrore, quando ascoltavamo la Radio e i messaggi papali, ci sentivamo in comunione col Papa, aiutando gli ebrei perseguitati e combattendo contro la violenza nazista." (Le Figaro, 4 Gennaio 1964).

Sulla scia del decreto di Benedetto, qualcuno ha cercato di spiegarne il suo annuncio, puntando sulla dichiarazione vaticana che lo ha seguito e che faceva una presunta distinzione fra la santità personale di Pio XII e le sue scelte storiche molto dibattute.

Ma una più attenta lettura di quella dichiarazione, fatta da padre Federico Lombardi, include questo pensiero chiave: "Naturalmente si tiene conto in questa valutazione delle circostanze in cui la persona ha vissuto, occorre quindi un esame dal punto di vista storico, ma la valutazione riguarda essenzialmente la testimonianza di vita cristiana data dalla persona." In altre parole, l'essere santi coinvolge in primo luogo la spiritualità personale, la fortezza, la carità e la fedeltà a Cristo - qualità che Pio ha dimostrato in abbondanza - ma include anche il giudizio storico e sulle azioni. Ciò è particolarmente vero per le azioni di Pio XII in tempo di guerra.

La sua prima enciclica, Summi Pontificatus, emanata appena dopo l'inizio della Guerra, è una bruciante condanna del razzismo e del totalitarismo e fu salutata dagli Alleati - anche se fece infuriare i Nazisti. In maniera specifica essa cita la lettera di San Paolo ai Colossesi (3:10-11), che sottolinea l'unità della famiglia umana, “qui non c'è più nè Greco, nè Giudeo.”

Agli inizi del 1940, Pio XII si confrontò personalmente col Ministro degli Esteri Tedesco Joachim von Ribbentrop, raccogliendo questo titolo sul New York Times: “ Il Papa pone enfasi sulla pace giusta: diritti degli Ebrei difesi". (14 Marzo 1940).

Le allocuzioni di Pio XII che condannano l'assassinio razziale, in particolare quella del Natale 1942 e il suo discorso al Collegio Cardinalizio del 2 Giugno 1943, provocarono i Nazisti tanto che lo marchiarono come un "portavoce dei criminali di guerra giudei", e censurarono la sua voce nelle terre occupate. Coloro che distribuivano segretamente i discorsi di Pio XII venivano arrestati e talvolta giustiziati. La Radio Vaticana svolse un ruolo chiave nella lotta all'Olocausto. Sostenuta e confortata da Pio XII, la stazione radio aiutò a rompere il muro del silenzio sui crimini nazisti in Polonia, evidenziando "l'inaccusabile testimonianza di testimoni oculari" che rivelarono che "Ebrei e Polacchi vengono ammassati in ghetti separati, chiusi ermeticamente..." (Trasmissione del 21 Gennaio 1940).

Il giornale The Palestine Post scrisse: “Nei loro sermoni, preti cattolici hanno citato l'avvertimento di Radio Vaticana che chiunque continui la persecuzione degli Ebrei è come se compisse un assassinio." (20 Settembre 1942). E queste parole inequivocabili vennero pure dalla stazione radio Vaticana: "Colui che fa distinzione fra Giudei e altri uomini è infedele a Dio ed è in conflitto con i comandamenti di Dio" (New York Times, 27 Giugno 1943).

La controversia continua a circondare la reazione di Pio XII alla retata contro gli ebrei romani dell'Ottobre 1943, ma Michele Tagliacozzo, una autorità di spicco su questa vicenda, ed egli stesso un suo sopravvissuto, ha affermato che Pio XII "fu il solo ad intervenire per impedire la deportazione degli ebrei il 16 ottobre 1943, e fece davvero molto per nascondere e salvare migliaia di ebrei. Non fu cosa di poco conto l'ordine di aprire i conventi di clausura. Senza di lui, molti di noi non sarebbero sopravvissuti."

Il 12 Marzo 1945, Radio Vaticana raccontò quanto segue di Pio XII: “Durante l'occupazione di Roma, fra l'8 settembre 1943 e il 5 giugno 1944, diede rifugio in 120 istituti femminili e 60 istituti maschili, come anche in altre case e chiese di Roma a più di 5200 ebrei che furono così in grado di sopravvivere alla paura e alla miseria. Come un padre con i suoi figli, il Papa ha in questi lunghi anni di guerra votato se stesso ad una instancabile cura..."

Nuova evidenza è anche emersa in anni recenti - lettere private di Pio XII, misure che egli prese per proteggere ebrei ed altri a Castel Gandolfo, testimonianze filmate dei suoi subordinati, che agirono su sue esplicite istruzioni per salvare coloro che erano minacciati dalla morte; diari di religiosi che rivelano il suo supporto agli ebrei di Roma perseguitati e rivelazioni sugli sforzi di Pio XII per rovesciare Hitler.

Il Vaticano ha già reso disponibile una enorme quantità di importanti archivi di guerra (ampiamente... non letti, purtroppo); ma poichè qualcuno deve essere ancora catalogato e rilasciato, molte persone, inclusi alcuni che supportano la causa di Pio XII, pensano che sarebbe stata preferibile la loro pubblicazione prima di andare avanti verso il prossimo passo della causa di Santificazione di Pio XII. Non è una richiesta irragionevole, specialmente dal momento che il Papa e il Vaticano sono completamente fiduciosi sul fatto che ciò che resta ancora in archivio potrà solo rilanciare la reputazione di Pio XII.
Nel 1946, sulla scia dell'Olocausto, la Conferenza delle Relazioni Ebraiche pubblicò dei Saggi sull'Antisemitismo, un libro che non risparmiava pugni su come questo malvagio pregiudizio abbia pouto infettare la civiltà, inclusi alcuni cristiani, che hanno tradito gli insegnamenti della loro fede. L'editore del libro, il Professor Koppel Pinson, ripensando alla documentazione del papato in tempo di guerra fece questa dichiarazione:

“Possiamo concordare o meno sulle linee generali della politica vaticana. Ma questo fatto è molto più indiscutibile: mai il papato ha parlato in maniera così inequivocabile contro il razzismo e l'antisemitismo come nelle parole e nelle azioni dell'attuale pontefice, Pio XII, e del suo predecessore, Pio XI."

Si invochi pertanto la storia per valutare Pio XII, ma prima la si consulti, e dopo si passi al giudizio.

William Doino, Jr. scrive per il magazine Inside the Vatican; ha scritto un suo contibuto anche per The Pius War: Responses to the Critics of Pius XII (Lexington Books)

fonte:messainlatino.it