Il Papa lo aveva preannunciato nell’omelia per la Santa Messa di chiusura dell'Anno Sacerdotale, l’11 giugno scorso, con l’ormai celebre immagine del bastone dicendo che “il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino” e servendosi di quest’immagine aveva ricordato che “anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori” per non lasciare “proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede”. Ci si augurava che si annunciassero così tempi duri per l'eresia. Il Papa è stato di parola e con le nuove norme in materia di tutela dei sacramenti e “de gravioribus delictis” sembra confermata il disegno di affidare alla Congregazione per la Dottrina della Fede il ruolo che già ebbe per molti anni fino alle riforme di Paolo VI “Regimini Ecclesiae Universae” (1967) e di Giovanni Paolo II “Pastor bonus” (1988) quando quello che fu il dicastero principale della Curia romana si vide “superato” dalla Segreteria di Stato. La Fede nell’ambito della complessa macchina curiale doveva sottostare alla Politica di cui la Segreteria di Stato era ed è direttamente competente. Questo rovesciamento della gerarchia dei valori ecclesiali paradossalmente fu fatto in un primo tempo nell’anno della Fede e fu poi perfezionato dalla Costituzione Pastor bonus nell’anno mariano. Ora sembra che nessuno volesse prendere in mano la patata bollente degli abusi e fu così che nel 2001 venne investita di tale pesante fardello la Congregazione per la Dottrina della Fede. Dietro c’era un disegno provvidenziale volto al recupero della originaria natura di “tribunale supremo” dell’ex Sant’Uffizio (Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione). I giornali hanno posto l’accento su una maggiore severità circa la pedofilia. E va bene. Ma la vera notizia è che la Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santo Uffizio), riceve così poteri inquisitori non circoscritti da nessun privilegio (nemmeno cardinalizio) circa il delitto di pedofilia, ma anche circa «i delitti contro la fede (cioè eresia, apostasia e scisma)».
Giovanni XXIII sintetizzò così lo spirito dei tempi nuovi: «Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando». Per fortuna fu messo quell’inciso “quanto al tempo presente”, ora quel tempo sembra davvero finito come pure l’illusione che sembrava postulare una sospensione dello stato postlapsario e che il Papa sintetizzò in questi termini “non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle”.
fonte:una fides