MEDITAZIONE III. - Sic... Deus dilexit mundum,
ut Filium suum unigenitum daret (Io III, 16.).
Considera
come l'Eterno Padre dandoci il Figlio per Redentore, per vittima e per prezzo
del nostro riscatto, non poteva darci motivi più forti di speranza e d'amore,
per darci confidenza e per obbligarci ad amarlo. Egli donandoci il Figlio,
dice S.
Agostino, non sa né ha più che donarci.1 Egli vuole che noi ci avvagliamo di
quest'immenso dono, a fine di guadagnarci la salute eterna ed ogni grazia che ci
bisogna; mentre in Gesù noi troviamo quanto possiamo desiderare: troviamo luce,
troviamo fortezza, pace, confidenza, amore e gloria eterna; essendoché Gesù
Cristo è un dono che contiene tutti i doni che possiamo cercare e desiderare.
Quomodo non etiam cum illo omnia nobis donavit?,(Rom. VIII, 32). Avendoci
Iddio donato il suo diletto Unigenito ch'è il fonte e tesoro di tutti i beni,
chi può temere che voglia negarci qualunque grazia che gli cerchiamo?
Christus Iesus factus est nobis sapientia a Deo, et iustitia et sanctificatio
et redemptio (I Cor. I, 30).2 Iddio ce l'ha donato acciocché a noi ignoranti e
ciechi ci fosse luce e sapienza per camminare nella via della salute: a noi rei
dell'inferno fosse giustizia per aspirare al paradiso: a noi peccatori,
santificazione per ottenere la santità: a noi finalmente schiavi del demonio,
riscatto per acquistare la libertà de' figli di Dio. In somma, dice l'Apostolo
che con Gesù Cristo noi siamo stati fatti ricchi di ogni bene e di ogni grazia,
se la domandiamo per li meriti suoi. In omnibus divites facti estis..., ita
ut nihil vobis desit in ulla gratia (I Cor. I, [5, 7]). E questo dono che ci
ha fatto Dio del suo Figlio è un dono fatto a ciascuno di noi; poich'egli l'ha
donato tutto ad ognuno, come se a lui solo fosse stato donato; sicché ognuno di
noi può dire: Gesù è tutto mio, mio è il suo corpo, il suo sangue; mia è la sua
vita, i suoi dolori, la sua morte, miei sono i suoi meriti. Perciò diceva S.
Paolo: Dilexit me et tradidit semetipsum pro me (Gal. II, 20). E lo
stesso può dire ciascuno: Il mio Redentore ha amato me, e per l'amore che mi ha
portato si è dato tutto a me.
1 Non abbiamo trovato questo testo di S. Agostino.
2 Ex ipso autem vox estis in Christo Iesu, qui factus est... I Cor. I, 30.
Affetti
e preghiere.
O Dio
eterno, e chi mai poteva farci questo dono ch'è d'infinito valore, se non voi
che siete un Dio d'infinito amore! O mio Creatore, e che più potevate fare per
darci confidenza nella vostra misericordia e per metterci in obbligo di amarvi?
Signore, io v'ho pagato d'ingratitudine; ma voi avete detto:
Diligentibus Deum, omnia cooperantur in bonum (Rom. VIII,
28). Non voglio dunque che il gran numero e l'enormità de' peccati miei mi
faccian diffidare della vostra bontà; voglio che mi servano per maggiormente
umiliarmi quando mi sarà fatto qualche affronto: altri affronti e disprezzi
merita chi ha avuto l'ardire d'offendere voi maestà infinita. Voglio che mi
servano per meglio rassegnarmi nelle croci che m'invierete: per essere più
diligente a servirvi ed onorarvi, affin di compensare l'ingiurie che v'ho fatte.
Voglio sì ricordarmi sempre, o Dio mio, de' disgusti che vi ho dati, per più
lodare la vostra misericordia, e per sempre più accendermi nell'amore verso voi
che mi siete venuto appresso quand'io da voi fuggiva, e che m'avete fatto tanto
bene dopo ch'io v'ho tanto maltrattato. Io spero, Signore, che già m'abbiate
perdonato.
Io mi pento
e voglio sempre pentirmi degli oltraggi che v'ho fatti. Voglio esservi grato,
compensando col mio amore l'ingratitudine che v'ho usata: ma voi mi avete da
aiutare; a voi cerco la grazia di adempire questa mia volontà. Fatevi, o mio
Dio, per gloria vostra, fatevi amare assai da un peccatore che vi ha offeso
assai. Dio mio, Dio mio, e chi potrà più lasciarvi d'amare e separarsi di nuovo
dal vostro amore?
O Maria
Regina mia, soccorretemi voi; voi sapete la mia debolezza. Fate ch'io mi
raccomandi a voi sempre che 'l demonio pretenderà di separarmi da Dio. Madre
mia, speranza mia, aiutatemi.
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