quarta-feira, 19 de dezembro de 2012

Mons. Guido Marini : la Liturgia è la vita della Chiesa, dalla Liturgia scaturisce la perenne vitalità e novità dell’esperienza della fede.


UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE


A colloquio con il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice sui riti presieduti da Benedetto XVI
20121224
Il Natale dell’Anno della fede
di Gianluca Biccini
La trama che nella storia cristiana unisce la Terra Santa al sepolcro dell’apostolo Pietro si arricchisce in questo Anno della fede di ulteriori legami: proviene infatti da Betlemme una delle statue del bambinello che saranno esposte nella basilica Vaticana, durante le celebrazioni presiedute da Benedetto XVI. E non solo: anche le intenzioni della preghiera universale o dei fedeli, proclamate durante le messe della vigilia di Natale e del 1° gennaio, sono state preparate dai frati francescani della Custodia di Terra Santa. Lo anticipa al nostro giornale il maestro delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, monsignor Guido Marini, che in questa intervista parla dei riti natalizi presieduti dal Papa.
Può illustrare brevemente il calendario delle celebrazioni?
Le celebrazioni del tempo di Natale iniziano con la Santa Messa della Notte, il 24 dicembre nella basilica Vaticana, e si concludono con la festa del Battesimo di Gesù, domenica 13 gennaio, con l’amministrazione del sacramento del battesimo a 22 neonati, nella Cappella Sistina. In totale Benedetto XVI presiederà quattro messe e una celebrazione dei vespri, oltre a impartire la benedizione «Urbi et Orbi» la mattina di Natale. Quest’anno, inoltre, il 29 dicembre, il Santo Padre presiederà la preghiera di Taizé, in occasione del 35° Incontro europeo dei giovani.
Quanto è importante la liturgia nella vita della Chiesa?
La Liturgia ci conduce al cuore della vita della Chiesa: ne è la fonte e il culmine. La liturgia è lo “spazio” nel quale si rende presente, “oggi”, il mistero della salvezza. In questa prospettiva le celebrazioni del Natale non sono semplicemente un ricordo o una cerimonia che si risolve nel compimento di gesti esteriori. Si tratta piuttosto, come ci ricorda la Sacrosanctum Concilium, di un’attualizzazione — per il nostro tempo e per la nostra vita — dell’opera della redenzione. I segni esterni sono importanti se veicolano un tale contenuto di grazia e favoriscono un’autentica partecipazione all’agire di Cristo nella sua Chiesa. Pertanto, prima di attardarsi nei dettagli, che sicuramente hanno la loro importanza e suscitano interesse, bisogna partire da qui: la Liturgia è la vita della Chiesa, dalla Liturgia scaturisce la perenne vitalità e novità dell’esperienza della fede.
A proposito dei gesti e dei dettagli, può indicarne qualcuno presente nella celebrazione della Notte?
La messa sarà preceduta da un tempo di preparazione e di veglia che, come già l’anno scorso, consisterà nella celebrazione dell’Ufficio delle letture. Al termine dell’Ufficio sarà intonato il solenne canto della Kalenda: un testo molto bello, che ci fa capire quanto la fede cristiana sia intimamente collegata con la storia, con la nostra storia: il Figlio di Dio si fa uomo, entra nelle vicende degli uomini, per salvarli e introdurli nell’intimità della vita dei figli di Dio. Alla processione iniziale della Santa Messa prenderanno parte alcuni bambini, che collocheranno i mazzi di fiori vicino all’immagine di Gesù Bambino, svelata dal diacono al termine della Kalenda. Quegli stessi bambini, al termine della celebrazione, si recheranno al presepio, allestito presso la Cappella della Presentazione, all’altare di San Pio X, per deporre i mazzi di fiori vicino alla culla di Gesù Bambino. I bambini saranno dieci, in rappresentanza dei vari continenti: particolarmente significativa, tra loro, è la presenza di due brasiliani: il loro Paese ospiterà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. E dal momento che il bambinello usato durante la messa della Notte verrà deposto nella mangiatoia del presepe, dalla celebrazione successiva, ai piedi dell’altare della Confessione, sarà collocata un’altra immagine del Santo Bambino, realizzata da artigiani cristiani di Betlemme, copia dell’effige che viene collocata ogni anno sul luogo della nascita del Salvatore, nella Basilica della Natività.
Quando sarà possibile, dunque, vedere il nuovo bambinello nella Basilica Vaticana?
Il nuovo bambinello sarà introdotto in occasione della Messa del 1° gennaio. Ma essa sarà preceduta dall’ultima celebrazione del 2012, quella del 31 dicembre, quando il Papa celebra i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che avranno come momento conclusivo l’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale canto del Te Deum, per il ringraziamento della conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica. In questa circostanza, la Chiesa si raccoglie in preghiera davanti al suo Signore per rivivere l’anno che sta per concludersi, considerandolo come un tempo guidato dalla Provvidenza e per il quale rendere grazie. Nello stesso tempo, per il tramite Maria Santissima affidiamo alla bontà del Signore il nuovo anno che sta per iniziare.
Questa celebrazione si prolunga, in qualche modo, nel giorno successivo con la Messa del primo dell’anno?
In effetti è così: con i Primi Vespri si è già nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, in occasione della quale si celebra anche Giornata Mondiale della Pace, com’è ormai consuetudine da quarantasei anni. La solennità mariana e la preghiera per la pace risultano provvidenzialmente collegate. Il Signore Gesù, il Salvatore, è il Principe della pace. In questo senso la Santa Vergine è Colei che intercede presso il suo Figlio per ottenere il dono della pace, a nostro favore e per il mondo intero.
Veniamo alla celebrazione dell’Epifania, che quest’anno è particolarmente significativa. Il Papa, infatti, conferirà l’ordinazione episcopale ad alcuni suoi stretti collaboratori.
Con la Solennità dell’Epifania la Chiesa celebra la manifestazione del Signore alle genti. Risplende, in tal modo, l’universalità della salvezza donata da Dio nel suo Figlio fatto carne. L’intera umanità è convocata presso il luogo della nascita del Redentore. La presenza dei Magi, uomini saggi dell’Oriente antico, sottolinea la cattolicità dell’evento salvifico della notte di Natale. Con le ordinazioni di alcuni nuovi vescovi questa universalità viene in qualche modo ulteriormente sottolineata. L’episcopato, infatti, è donato dal Signore per la Chiesa intera e per il mondo intero.
Il Papa, infine, celebrerà la festa del Battesimo di Gesù nella splendida cornice della Cappella Sistina…
Dal punto di vista liturgico si celebra il Battesimo di Gesù, ovvero il mistero del riproporsi della condivisione da parte del Signore della nostra condizione umana. Allo stesso tempo, si rinnova la manifestazione del Signore all’umanità, mediante la parola solenne che il Padre rivolge a tutti i presenti. In questa giornata, tradizionalmente, il Santo Padre amministra il Battesimo ad alcuni bambini, ai quali è fatto l’inestimabile dono della fede, che li accompagnerà per tutta la vita e che dovrà essere, anche grazie alle famiglie, custodito, coltivato, portato a maturità. Dal punto di vista del rito, accanto al fonte battesimale, già usato lo scorso anno, sarà collocato un nuovo candelabro.
Un’ultima parola sulle vesti liturgiche. In occasione delle canonizzazioni del 21 ottobre scorso, Benedetto XVI ha indossato il fanone, una mantellina molto semplice e leggera che, a partire dal X-XII secolo, è stata utilizzata come veste liturgica tipicamente papale. Lo farà di nuovo?
Accadrà nelle due grandi solennità della notte di Natale e dell’Epifania. Il termine fanone deriva dal latino e significa “panno”. È stato abitualmente indossato dai Pontefici fino a Giovanni Paolo II. Benedetto XVI ha inteso conservare l’uso di questa semplice e significativa veste liturgica. Nel corso del tempo si è sviluppata una simbologia in relazione a questo indumento. Si dice che rappresenterebbe lo scudo della fede che protegge la Chiesa. In questa lettura simbolica, le fasce verticali di colore oro e argento esprimerebbero l’unità e l’indissolubilità della Chiesa latina e orientale, che poggiano sulle spalle del Successore di Pietro. Mi pare una simbologia molto bella. Ed è davvero significativo ricordarla durante l’Anno della fede.

L’Osservatore Romano, 19 dicembre 2012