MEDITAZIONE II. - Et Verbum caro factum est (Io. I,
[14]).
Il Signore
mandò S. Agostino a scrivere sul cuore di S. Maria Maddalena de' Pazzi le
parole, Verbum caro factum est.1 Deh preghiamo ancora noi il Signore
che c'illumini la mente e ci faccia intendere quale eccesso e qual prodigio
d'amore è stato questo che il Verbo Eterno, il Figlio di Dio siasi fatt'uomo per
nostro amore. La Santa Chiesa si spaventa in contemplare questo gran mistero:
Consideravi opera tua et expavi (Resp. 3, Noct. 2, in Circ. Dom.). Se Dio
avesse creati mille altri mondi, mille volte più grandi e più belli del
presente, è certo che quest'opera sarebbe infinitamente minore dell'Incarnazione
del Verbo: Fecit potentiam in brachio suo.2 Per eseguire
l'opera dell'Incarnazione vi ha bisognata tutta l'onnipotenza e sapienza
infinita di un Dio, in fare che la natura umana si unisse ad una persona divina;
e che una persona divina si umiliasse a prender la natura umana; sicché Dio
diventò
uomo e
l'uomo diventò Dio; ed essendosi congiunta la divinità del Verbo all'anima ed al
corpo di Gesù Cristo, diventarono divine tutte le azioni di questo Uomo Dio:
divine le sue orazioni, divini i patimenti, divini i vagiti, divine le lagrime,
divini i passi, divine le membra, divino quel sangue per farne un bagno di
salute a lavare tutti i nostri peccati, ed un sacrificio d'infinito valore a
placare la giustizia del Padre giustamente sdegnato cogli uomini. E chi mai sono
questi uomini? Misere creature, ingrate e ribelli. E per questi un Dio farsi
uomo! Soggettarsi alle miserie umane! Patire e morire per salvare quest'indegni!
Humiliavit semet ipsum, factus obediens usque ad mortem, mortem autem
crucis (Philipp. II, 8). Oh santa fede! Se la fede di ciò non ci
assicurasse, chi mai potrebbe credere che un Dio d'infinita maestà siasi
abbassato a farsi verme come noi, per salvarci a costo di tante pene ed
ignominie e d'una morte così spietata e vergognosa? Oh gratiam! oh amoris
vim! grida S. Bernardo.3 O grazia che mai avrebbero potuto neppure
immaginarsela gli uomini, se Dio stesso non avesse pensato di farcela! O amore
divino che non potrà mai comprendersi! O misericordia! O carità infinita, degna
solamente d'una bontà infinita!
1 “Dimorò buono spazio di tempo... meditando sopra quelle parole: Verbum caro factum est. Stimolata oltremodo da stimolo divino, si mise a sedere, e accomodatasi colla persona, e colle mani e con le braccia additava il luogo del cuore, acciocché S. Agostino, che l'era apparso, le scrivesse le parole ch'ella bramava; onde rivolta a quello, disse: “ Il sangue c'è, il calamaio è aperto, non tardare, o Agostino.”... Intese oltra questo dal medesimo Santo, come in segno ch'ella veramente avea scritto nel suo cuore quelle parole, sempre per l'innanzi avrebbe avuta memoria del gran misterio dell'Incarnazione del Verbo.” PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, parte 2, cap. 2.
2 Luc. I, 51.
3 “O suavitatem! o gratiam! o amoris vim! summus omnium imus factus est omnium.” Tractatus de caritate, cap. 6, n. 29: inter Opera S. Bernardi, ML 184-599. - Trattato cavato da un omonimo da varii libri; dal cap. 5 al cap. 9, tutto composto di diversi passi di S. Bernardo. - “Capite nobis vulpes. Vides quam socialiter loquitur, qui socium non habet? Poterat dicere: Mihi, sed maluit, nobis, consortio delectatus. O suavitatem! o gratiam! o amoris vim! Itane summus omnium unus factus est omnium?” S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 64, n. 10. ML 183-1088.
Affetti e
preghiere.
O anima, o
corpo, o sangue del mio Gesù, io v'adoro e vi ringrazio; voi siete la mia
speranza; voi siete il prezzo pagato per riscattarmi dall'inferno tante volte da
me meritato. Oh Dio, e qual vita infelice e disperata mi spetterebbe in eterno,
se voi, mio Redentore, non aveste pensato a salvarmi colle vostre pene e colla
vostra morte. Ma come poi l'anime redente da voi con tanto amore, sapendo ciò,
possono vivere senza amarvi? e disprezzare la vostra grazia che voi con tanti
stenti avete loro procurata? E tutto ciò io ancora non lo sapeva?
e come ho
potuto offendervi ed offendervi tante volte? Ma torno a dire, il sangue vostro è
la speranza mia.
Conosco,
mio Salvatore, il gran torto che vi ho fatto. Oh fossi morto prima mille volte!
Oh vi avessi sempre amato! Ma vi ringrazio che mi date tempo di farlo. Spero in
questa vita che mi resta ed in tutta l'eternità di lodare per sempre le
misericordie che mi avete usate. Dopo i miei peccati io meritava più tenebre, e
voi m'avete data più luce. Meritava che mi abbandonaste, e voi con voci più
amorose mi siete venuto appresso chiamandomi. Meritava che il mio cuore restasse
più indurito, e voi l'avete intenerito e compunto. Sicché per vostra grazia ora
sento un gran dolore dell'offese che v'ho fatte: sento in me un gran desiderio
di amarvi: mi sento una ferma risoluzione di perder tutto prima che la vostra
amicizia: sento un amore verso di voi che mi fa abborrire ogni cosa che a voi
dispiace; e questo dolore, questo desiderio, questa risoluzione e quest'amore
chi me li dà? me li date voi per vostra misericordia. Dunque, Gesù mio, è segno
che già mi avete perdonato: è segno che ora mi amate e che mi volete in ogni
conto salvo. Voi mi volete salvo ed io voglio salvarmi principalmente per darvi
gusto. Voi mi amate ed io ancora v'amo. Ma v'amo poco, datemi più amore; voi
meritate più amore da me che ho ricevuto da voi grazie più speciali degli altri.
Su accrescete le fiamme.
Maria SS.,
impetratemi voi che l'amor di Gesù incenerisca e distrugga in me tutti gli
affetti che non sono per Dio. Voi esaudite tutti, esaudite ancora me. Ottenetemi
amore e perseveranza.
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