Meditazioni
per li giorni dell'Avvento sino alla novena della nascita di Gesù Cristo
MEDITAZIONE I. - Et incarnatus est de Spiritu
Sancto... et homo factus est.1
Considera
come avendo Dio creato il primo uomo acciocché lo servisse ed amasse in questa
vita, per condurlo poi nella vita eterna a regnare nel paradiso, a tal fine
l'arricchì di lumi e di grazie. Ma l'uomo ingrato si ribellò da Dio, negandogli
l'ubbidienza che gli doveva per giustizia e per gratitudine; e così restò il
misero con tutta la sua discendenza, qual ribelle privato della divina grazia e
per sempre escluso dal paradiso. Ecco dopo questa ruina del peccato, gli uomini
tutti perduti. Tutti viveano ciechi fra le tenebre nell'ombra della morte. Su di
loro dominava il demonio, e l'inferno continuamente ne faceva una strage
innumerabile. Ma Dio guardando gli uomini ridotti in questo sì miserabile stato,
mosso a pietà, risolve di salvarli. E come? Non manda già un angelo, un
serafino, ma per manifestare al mondo l'immenso amore che portava a questi vermi
ingrati, misit Filium suum in similitudinem carnis peccati (Rom. VIII,
3).2
Mandò il suo medesimo Figlio a farsi uomo ed a vestirsi della stessa carne degli
uomini peccatori, acciocch'egli colle sue pene e colla sua morte soddisfacesse
la divina giustizia per li loro delitti, e così gli liberasse dalla morte
eterna; e riconciliandoli col suo divin Padre, loro ottenesse la divina grazia e
li rendesse degni di entrare nel regno eterno. - Pondera qui da una parte la
ruina immensa che
reca il
peccato all'anime, mentre le priva dell'amicizia di Dio e del paradiso e le
condanna ad un'eternità di pene. Pondera dall'altra l'amore infinito di Dio che
dimostrò in questa grand'opera dell'Incarnazione del Verbo, facendo che il suo
Unigenito venisse a sacrificar la sua vita divina per mano di carnefici su d'una
croce, in un mar di dolori e di vituperi, per ottenere a noi il perdono e la
salute eterna. Ah che contemplando questo gran mistero e questo eccesso
dell'amore divino, ognuno non dovrebbe far altro che esclamare: O bontà
infinita! o misericordia infinita! o amore infinito! un Dio farsi uomo per
venire a morire per me!
Affetti e
preghiere.
Ma come va,
Gesù mio, che quella ruina del peccato che voi avete riparata colla vostra
morte, io tante volte ho ritornato poi a rinnovarmela volontariamente con tanti
affronti che vi ho fatti? Voi a tanto costo mi avete salvato, ed io tante volte
mi ho voluto perdere, perdendo voi bene infinito. Ma mi dà confidenza quel che
voi avete detto, che quando il peccatore che vi ha voltate le spalle, si
converte a voi, voi non lasciate di abbracciarlo: Convertimini ad me..., et
convertar ad vos (Is. XLV, 22).3 Voi ancora avete detto: Si quis...
aperuerit mihi ianuam, intrabo ad illum (Apoc. III, 20). Ecco, Signore, io
sono uno di questi ribelli, ingrato e traditore che più volte vi ho voltate le
spalle e vi ho discacciato dall'anima mia, ma ora mi pento con tutto il cuore di
avervi cosi maltrattato e cosi disprezzato la vostra grazia. Mi pento e v'amo
più d'ogni cosa. Ecco la porta del mio cuore è già aperta; entrate voi, ma
entrate per non partirvene più. Già so che voi non vi partirete mai s'io non
torno a discacciarvi; ma questo è il mio timore e questa è la grazia che vi
dimando e sempre spero di dimandarvi: fatemi morire prima ch'io avessi ad usarvi
questa nuova e maggiore ingratitudine.
Caro mio
Redentore, io per l'offese che vi ho fatte non meriterei più d'amarvi; ma vi
cerco per li meriti vostri il dono del vostro santo amore. E perciò fatemi
conoscere il gran bene
che siete,
l'amore che voi mi avete portato e quanto avete fatto per obbligarmi ad amarvi.
Ah mio Dio e Salvatore, non mi fate più vivere ingrato a tanta vostra bontà. Io
non voglio lasciarvi più, Gesù mio. Basta quanto v'ho offeso. È ragione che
questi anni che mi restano di vita, gl'impieghi tutti in amarvi e darvi gusto.
Gesù mio, Gesù mio, aiutatemi; aiutate un peccatore che vi vuole amare.
O Maria
madre mia, voi tutto potete con Gesù, gli siete madre. Ditegli che mi perdoni;
ditegli che m'incateni col suo santo amore. Voi siete la mia speranza, a voi
confido.