MEDITAZIONE VII.
In propria venit, et sui eum non receperunt
(Io. I, [11]).
In questi
giorni del santo Natale andava piangendo e sospirando S. Francesco d'Assisi per
le vie e per le selve con gemiti inconsolabili. Dimandato perché? rispose: E
come volete ch'io non pianga vedendo che l'amore non è amato? Vedo un Dio quasi
impazzito per amore dell'uomo, e l'uomo cosi ingrato a questo Dio!1 Or se questa
ingratitudine degli uomini tanto affliggeva il cuore di S. Francesco,
consideriamo quanto
più
afflisse il Cuore di Gesù Cristo? Egli appena concepito nell'utero di Maria,
vide la barbara incorrispondenza che dovea ricevere dagli uomini. Era egli
venuto dal cielo ad accendere il fuoco del divino amore, e questo solo desiderio
l'avea fatto scendere in terra, a soffrirvi un abisso di pene e d'ignominie. Ignem veni mittere in terram, et quid volo
nisi ut accendatur? (Luc. XII, 49). E poi vedeva un abisso di peccati che
dovean commettere gli uomini dopo aver veduto tanti segni del suo amore. Ciò fu,
dice S. Bernardino da Siena, che gli fe' soffrire un infinito dolore: Et ideo infinite dolebat.2 Anche tra noi il
vedersi trattati alcuno con ingratitudine da un altr'uomo è un dolore
insoffribile; mentre riflette il B. Simon da Cassia che l'ingratitudine spesso
affligge l'anima più che qualunque dolore non affligge il corpo: Tristitiam acriorem saepe in anima fecit
ingratitudo, quam dolor inflictus in corpore (L. XIII, de gest. Christi, c.
26).3
Or qual dolore avrà apportato l'ingratitudine nostra a Gesù, ch'era nostro Dio,
in vedere che i suoi benefici
e 'l suo
amore aveano ad essergli pagati con disgusti ed ingiurie? Et posuerunt adversum me mala pro bonis, et
odium pro dilectione mea (Ps. CVIII, 5). Ma anche oggidì par che vada
lagnandosi Gesù Cristo: Tamquam extraneus
factus sum fratribus meis (Ps. LXVIII, 9).4 Mentre vede che da molti non è né
amato né conosciuto, come s'egli non avesse fatto loro alcun bene ne avesse
patito niente per loro amore. - Oh Dio, che conto fanno al presente anche tanti
Cristiani dell'amor di Gesù Cristo? Comparve una volta il Redentore al B. Errico
Susone in forma d'un pellegrino che andava mendicando di porta in porta un poco
d'alloggio, ma tutti lo scacciavano con ingiurie e villanie.5 Quanti, ohimè, si
trovano simili a coloro di cui parla Giobbe: Qui dicebant Deo: Recede a nobis;... cum ille
implesset domos eorum bonis, (Iob XXII, 17, [18]). Noi per lo passato anche
ci siamo uniti a questi ingrati; ma vorremo seguire ad essere sempre tali? No,
che non se lo merita questo amabile Bambino ch'è venuto dal cielo a patire e
morire per noi per farsi da noi amare.
Affetti e preghiere.
Dunque sarà
vero, o Gesù mio, che voi siete sceso dal cielo per farvi amare da me; siete
venuto ad abbracciarvi una vita di pene ed una morte di croce per amor mio,
acciocch'io vi accogliessi nel mio cuore, ed io tante volte ho potuto scacciarvi
da me dicendo, recede a me, Domine,
partitevi da me, Signore, ch'io non vi voglio?
Oh Dio, se
voi non foste bontà infinita e non aveste data la vita per perdonarmi, non avrei
animo di cercarvi perdono; ma sento che voi stesso mi offerite la pace: Convertimini ad me, ait Dominus... et
convertar ad vos (Zach. I, 3). Voi stesso che siete stato, o Gesù mio,
l'offeso da me, vi fate il mio intercessore: Ipse est propitiatio pro peccatis nostris (I
Io. II, 2). Dunque non voglio farvi questo nuovo torto di sconfidare della
vostra misericordia. Io mi pento con tutta l'anima di avervi disprezzato, o
sommo bene; ricevetemi voi nella vostra grazia per quel sangue che avete sparso
per me. Pater,... non sum dignus vocari
filius tuus.6 No che non son degno io, mio Redentore e Padre mio,
d'esser più figlio vostro, avendo tante volte rinunziato al vostro amore; ma voi
me ne fate degno coi meriti vostri.
Vi
ringrazio, Padre mio, vi ringrazio e v'amo. Ah il solo pensiero della pazienza
colla quale voi mi avete sopportato per tanti anni, e delle grazie che mi avete
dispensate, dopo tante ingiurie che v'ho fatte, dovrebbe farmi vivere sempre
ardendo del vostro amore. Venite dunque, Gesù mio, ch'io non voglio scacciarvi
più: venite ad abitare nel mio povero cuore. Io v'amo e voglio sempre amarvi; ma
voi infiammatemi sempre più, ricordandomi l'amore che mi avete portato.
Regina e
madre mia Maria, aiutatemi, pregate Gesù per me, fatemi vivere grato, nella vita
che mi resta, a questo Dio che mi ha tanto amato anche dopo ch'io l'ho tanto
offeso.