domingo, 21 de abril de 2019

La Veritas è congiunta alla Caritas, ma la precede di Don Divo Barsotti


La Veritas è congiunta alla Caritas, ma la precede

di Don Divo Barsotti* (06/02/2006)

Alla mia venerabile età forse non prenderò più in mano la penna, o forse la prenderò, non so. Però, anche se con grande fatica ormai, io vorrei approfittare della bella occasione che mi si offre, e far conoscere in qualche tratto minimo il mio pensiero su un cattolico vero a me caro come fu Romano Amerio.

Mi ha colpito infatti, di questo libro di Enrico Maria Radaelli, “Romano Amerio. Della verità e dell’amore”, come e quanto l’autore sia riuscito a stringere in pochi concetti – anzi forse in un concetto solo – la sostanza della filosofia e dell’atteggiamento di uno scrittore come Amerio che, specialmente con il suo famoso libro “Iota unum”, tanto turbò le coscienze cattoliche.

La lettura del libro di Radaelli, che è la prima monografia che si abbia su Amerio, mi ha attratto fin dal titolo: parlare di Romano Amerio – egli sembra dire – è parlare di un ordine della verità e della carità, dove la prima è congiunta alla seconda, ma la precede.

Amerio dice in sostanza che i più gravi mali presenti oggi nel pensiero occidentale, ivi compreso quello cattolico, sono dovuti principalmente ad un generale disordine mentale per cui viene messa la “caritas” avanti alla “veritas”, senza pensare che questo disordine mette sottosopra anche la giusta concezione che noi dovremmo avere della Santissima Trinità.

La cristianità, prima che nel suo seno si affermasse il pensiero di Cartesio, aveva sempre proceduto santamente facendo precedere la “veritas” alla “caritas”, così come sappiamo che dalla bocca divina del Cristo spira il soffio dello Spirito Santo, e non viceversa.

Nella lettera con cui Amerio presenta al filosofo Augusto Del Noce quello che sarà poi il celebre “Iota unum”, egli spiega chiaramente il fine per cui lo ha scritto, che è “di difendere le essenze contro il mobilismo e il sincretismo propri dello spirito del secolo”. Cioè difendere le tre Persone della Santissima Trinità e le loro processioni, che la teologia insegna avere un ordine inalterabile: “In principio era il Verbo”, e poi, riguardo all’Amore, “Filioque procedit”. Cioè l’Amore procede dal Verbo, e mai il contrario.

Di rimando Del Noce, evidentemente colpito dalla profondità delle tesi di Amerio, annota: “Ripeto, forse sbaglio. Ma a me pare che quella restaurazione cattolica di cui il mondo ha bisogno abbia come problema filosofico ultimo quello dell’ordine delle essenze”.

Io vedo il progresso della Chiesa a partire da qui, dal ritorno della santa Verità alla base di ogni atto.

La pace promessa da Cristo, la libertà, l’amore sono per ogni uomo il fine da raggiungere, ma bisogna giungervi solo dopo avere costruito il fondamento della verità e le colonne della fede.

Dunque – come dice Amerio – partire da Cristo, dalla sovrannaturale verità che Lui solo insegna, per avere da Lui il dono dello Spirito Santo con cui sempre Lui, il Signore, ci dà vita e forza, e salire a porre infine l’architrave della “caritas”.

Romano Amerio era un laico, un laico che ha conosciuto il Signore. Egli ha conosciuto il Credo evangelico e ne è divenuto limpido testimone. Ho sempre avuto l’impressione – pur non avendolo mai conosciuto di persona – di avere visto in lui un vero cristiano, che non ha mai avuto paura di affrontare i temi più impegnativi della Rivelazione.

Quello che meraviglia – ed è la sua vera grandezza – è che pur essendo un laico egli è un vero testimone. Non è un teologo, non è un uomo di religione, ma uno che ha avuto da Dio il carisma di vedere quello che è implicito nell’insegnamento cristiano. Egli lo sente, ed accetta questo suo ruolo. Fa quanto il Signore gli ispira.

Tutta la cristianità ha motivo di ringraziare Dio per Romano Amerio, che in questi tempi difficili ha parlato così chiaramente dei fondamenti della Rivelazione.

Mi ha sempre meravigliato la conoscenza che Amerio ha del carisma che Dio gli ha dato. Per questo carisma, e per il dono che egli umilmente ne fa, Amerio rimane nella Chiesa una figura di primo piano.

*(Palaia, 25 aprile 1914 – Settignano, 15 febbraio 2006): sacerdote e monaco italiano, fondatore della Comunità dei Figli di Dio. Feconda la sua attività di scrittore, predicatore di ritiri spirituali.


Fonte: www.chiesa