quinta-feira, 9 de maio de 2019

Don Divo Barsotti confidava: "Sono perplesso nei confronti del Concilio; i suoi documenti mi spaventano"








Io sono perplesso nei confronti del Concilio (Vaticano II): la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura. Sono documenti che rendono testimonianza di una sicurezza tutta umana più che di una fermezza semplice di fede. Ma soprattutto mi indigna il comportamento dei teologi. Il Concilio e l’esercizio supremo del magistero è giustificato solo da una suprema necessità. La gravità paurosa della situazione presente della Chiesa non potrebbe derivare proprio dalla leggerezza di aver voluto provocare e tentare il Signore? Si è voluto forse costringere Dio a parlare quando non c’era questa suprema necessità? È forse così? Per giustificare un Concilio che ha preteso di rinnovare ogni cosa, bisognava affermare che tutto andava male, cosa che si fa continuamente, se non dall’episcopato, dai teologi.
 Nulla mi sembra più grave, contro la santità di Dio, della presunzione dei chierici che credono, con un orgoglio che è soltanto diabolico, di poter manipolare la verità, che pretendono di rinnovare la Chiesa e di salvare il mondo senza rinnovare se stessi. 
In tutta la storia della Chiesa nulla è paragonabile all’ultimo Concilio, nel quale l’episcopato cattolico ha creduto di poter rinnovare ogni cosa obbedendo soltanto al proprio orgoglio, senza impegno di santità, in una opposizione così aperta alla legge dell’evangelo che ci impone di credere come l’umanità di Cristo è stata strumento dell’onnipotenza dell’amore che salva, nella sua morte.

Tratto da:
P. Serafino Tognetti, Divo Barsotti – Il sacerdote, il mistico, il padre, San Paolo2012.


Don Divo Barsotti: Chiesa e problemi del Magistero


«La Chiesa da decenni parla di pace e non la può assicurare, non parla più dell’inferno e l’umanità vi affonda senza orgoglio. Non si parla del peccato, non si denuncia l’errore.
A che cosa si riduce il magistero? Mai la Chiesa ha parlato tanto come in questi ultimi anni, mai la sua parola è stata così priva di efficacia.
Nel mio nome scacceranno i demoni …. Com’è possibile scacciarli se non si crede più alla loro presenza? E i demoni hanno invaso la terra.
La televisione, la droga, l’aborto, la menzogna e soprattutto la negazione di Dio: le tenebre sono discese sopra la terra.
Leggo la vita di Cechov. Era un agnostico, ma il suo amore per gli uomini, la sua semplicità ci conquistano. Mi domando come mai queste biografie che certo non sono di santi, mi prendono tanto.
Non vuole essere un eroe, non è un filosofo, sdegna di affrontare i grandi problemi, è conciliante, crede ingenuamente nel progresso.
Forse la crisi non sarà superata finché, in vera umiltà, i vescovi non vorranno riconoscere la presunzione che li ha ispirati e guidati in questi ultimi decenni e soprattutto nel Concilio e nel dopo-Concilio.
Essi [i teologi, n.d.a.], certo, rimangono i doctores fidei, ma proprio questo è il loro peccato: non hanno aiutato a definire la verità, non hanno voluto condannare l’errore e hanno preteso di rinnovare la Chiesa quasi che il loro Concilio potesse essere il nuovo fondamento di tutto
(Dal volume “Fissi gli occhi nel sole”, Ed.Messaggero Padova)
«Sembrano tutti aver fretta vogliono preparare un nuoco concilio: le parole non generano più che nuove parole […]. Il Concilio di Trento ha nutrito la teologia per quattro secoli; del Vaticano II i teologi sembrano già stanchi a quattro anni dalla fine.
Un Concilio ecumenico quale quello che abbiamo celebrato in questi ultimi anni è tale da esigere una santità estremamente grande. Se il Concilio di Trento ha richiesto tale fulgore di sanità che anche oggi ci meraviglia e ci esalta[…], quale santità dovrà richiedere il Concilio ultimo, perché esso abbia una reale efficacia di rinnovamento nella Chiesa di Dio
(S. Tognetti, “Divo Barsotti. Il sacerdote, il mistico, il padre”, San Paolo, Milano 2012)

Don Divo Barsotti e il Vaticano II

da Una Fides (10/07/2012)
Don Divo Barsotti lesse per intero i documenti del Concilio Vaticano II. Non ne fu entusiasta. Ebbe da ridire sull’ambiguità dei testi e delle espressioni. Barsotti fu tutt’altro che un nostalgico integralista. Fu un precursore, anzi, di un rilancio della liturgia, dello studio sui Testi Sacri e dell’attenzione alla teologia ortodossa orientale.
Criticò certamente il post Concilio, ma evidenziò che i problemi erano in parte frutto degli stessi documenti conciliari.
È scritto tutto molto chiaramente in: Serafino Tognetti, Divo Barsotti. Il sacerdote, il mistico, il padre, Edizioni San Paolo, Alba (Cuneo) 2012.
«Barsotti si dimostrò infastidito dalla continua esaltazione del Concilio […]» e ne stigmatizzò «la visione troppo ottimista della storia umana».
Don Divo disse inoltre:
«non sono stati impediti gli equivoci, l’ambiguità e soprattutto non è stata impedita la presunzione, non l’ambizione e il risentimento, non la superficialità e la volontà di un rinnovamento che voleva essere uno scardinamento, uno sradicamento della tradizione dogmatica, una diminuzione della tradizione spirituale».
Tognetti dice che «se dunque è vero che lo Spirito Santo assicura l’infallibilità del Concilio, non ne assicura però l’efficacia: egli [Barsotti] per questo criticò i Padri conciliari che non vollero impegnare l’infallibilità del loro magistero […]».
Ancora Don Divo:
«Non hanno voluto [i Padri conciliari] condannare l’errore e hanno preteso di “rinnovare” la Chiesa, quasi che il “loro” Concilio potesse essere il nuovo fondamento di tutto».
«[…] la pletora dei documenti, la loro lunghezza, spesso il loro linguaggio, mi fanno paura».
Don Divo Barsotti, dice Tognetti, «arrivò a pensare che la paurosa crisi della Chiesa post-conciliare fosse proprio derivata “dalla leggerezza di aver voluto provocare e tentare il Signore”».
Disse tutto ciò un profeta – vero.