domingo, 5 de maio de 2019

don Divo Barsotti è stato anche poeta, predicatore e teologo

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Un irriducibile uomo dello Spirito
di PIETRO ZOVATTO 
   
   Vita Pastorale n. 11 novembre 2007 - Home PageRiconosciuto come uno degli scrittori di spiritualità più importanti del nostro tempo, don Divo Barsotti (nella foto) è stato anche poeta, predicatore e teologo. Fondò la Comunità dei Figli di Dio.
  
Ma chi è Divo Barsotti (nato a Palaia nel 1914 e morto a Firenze nel 2006), se non un uomo che cercava Dio sul serio: con tutto il cuore, con tutta la potenza d’una personalità robusta e travolgente. Egli era pienamente consapevole che essere cristiano non è solo difficile, è impossibile. Per questo motivo troppi giovani si fanno buddisti o induisti, o abbracciano l’islam.
Per Divo Barsotti, fondatore della Comunità dei Figli di Dio, Dio è Dio, e domanda – interpellando l’uomo – una dedizione incondizionata, poiché si tratta dell’Assoluto di fronte al relativo umano. Dio è l’infinito, l’uomo è la fragilità emergente per un frammento cronologico di vita che gli è donata.
Egli vuole partire dal centro, dal mistero cristiano oggettivo dato dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo; la santa e indivisibile Trinità è il punto di partenza, il mistero inespugnabile. Solo l’Incarnazione apre il cielo alla terra e rende possibile un dialogo di alleanza tra Dio e l’uomo. L’epopea di Cristo diventa la strategia teandrica esemplare per ogni uomo che sia sensibile al richiamo della trascendenza.
Porta spalancata alle relazioni con il progetto di Dio, o meglio con la volontà di Dio, è costituita dalle virtù teologali di fede, speranza e carità. Tramite la loro mediazione soprannaturale l’uomo viene elevato in una realtà divinizzante tanto che Divo Barsotti identifica queste persone con Dio stesso. Esse agiscono come Dio, si comportano come Dio, effondono il buon profumo di Cristo nelle loro azioni.
San Francesco d’Assisi, san Giovanni della Croce, beato Giovanni Ruysbroeck, santa Teresa d’Avila erano talmente compenetrati di Dio da diventare epifanie viventi del divino. Vedendoli e osservandoli si poteva dire: ho visto Dio. Per Divo Barsotti, che ha introdotto per primo in Italia la spiritualità apofatica dei monaci russi, l’itinerario a Dio si giustifica ripercorrendo l’itinerario dell’uomo verso il mistero rivelato dall’Incarnazione: Dio in Gesù Cristo, redentore degli uomini.

 Divo Barsotti. Divo Barsotti.
Ogni altra realtà terrena, le cose temporali passano a un ruolo secondario. Anche la grande questione sociale, che da metà Ottocento fino ai nostri giorni ha assorbito tante energie cristiane, acquista una rilevanza secondaria di fronte alla sintesi barsottiana del "Cerco Dio Solo". Il Sole, sfolgorante di luce, da contemplare fisso l’occhio con la fede soprannaturale, che resta la colonna portante d’ogni argomentazione e giustificazione. Bisogna ricercare in questo atteggiamento sistematico di fondo la radicalità massimalista del Barsotti che punta tutto sul Dio Uno e Trino e sull’uomo che deve essere coinvolto in quella unità di immedesimazione con Dio fino a divenirne "trasfigurato".
Di qui si spiegano i suoi consigli, di alta spiritualità "atemporale" in direzione contemplativa, fatti all’amico Giorgio La Pira, sindaco di Firenze. Di qui ancora si spiegano le sollecitazioni a un grande politico – Giuseppe Dossetti – ad assumere una conversione che da cristiana diventasse religiosa. E Dossetti si fece monaco lasciando un’avviata carriera di vita pubblica.
Di qui deriva l’inserimento d’una Chiesa che si sente straniera in questo mondo e non è nata per seguirlo e diventare "ancella". La Chiesa viene concepita e proiettata verso le realtà ultime, con un annuncio profetico che predica l’eterno, in modo che i cristiani stessi e i pagani si stupiscano della Parola che porta, per la salvezza di tutti. Certo è un annuncio del kerigma, che sa assumere le condizioni contraddittorie del mondo, ma per trasformarle e sublimarle dal negativo del peccato del mondo alla dimensione divina.
Quello che maggiormente colpisce dell’intuizione spirituale barsottiana è la sua originale concezione della morte, che viene come spogliata di tutto l’ornamento di distacco doloroso, ma assume i connotati di un possesso totale di Dio, della corporeità e della spiritualità umane. Dio in tutto s’impossessa dell’uomo, e in quel particolare istante l’uomo appare davanti a Dio. La morte è vista come condizione di vedere il Mistero, il disvelamento supremo, la rivelazione di Dio coincidente con la morte dell’uomo.
Questo itinerario di mistica radicale è contenuto in 150 libri scritti nel corso della vita ultranovantenne e arrivati a noi come emblema d’una testimonianza d’una esistenza spesa alla ricerca di Dio solo (parte dei volumi sono disponibili presso le Edizioni San Paolo).