domingo, 5 de maio de 2019

Pensieri di don Divo Barsotti : «Quando parlo di bellezza intendo un valore che non ha bisogno di giustificazione: è la perfezione, la volontà di Dio».

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«Non c’è peggior retorica della retorica della pietà. Cosa intendi quando parli di amore?».

   Divo Barsotti  , morto novantaduenne nel suo eremo di San Sergio a Settignano dopo una vita da cattolico spesso solo e incompreso, perché sempre in controtendenza rispetto alle mode del momento.  
  Ed ecco allora, a proposito della parola amore, l’invito a usarla con parsimonia e riserbo, perché «il vero amore non può parlare di sé», come sa bene l’innamorato sincero, e dunque «se uno parla d’amore segno è che non lo possiede e il suo linguaggio fastidisce e pesa come tutto quello che è falso».


«Quando parlo di bellezza intendo un valore che non ha bisogno di giustificazione: è la perfezione, la volontà di Dio». «Sento che il problema di Dio è connesso al problema della libertà umana». «L’uomo in generale non vive un vita cosciente: sono rarissimi coloro che veramente vivono. In quale profondità abissale vivrebbero colui che crede e colui che non crede se vivessero nella verità la loro fede! Perché anche l’ateismo è una fede. 

La santità divina dell’amore infinito o la santità demoniaca della solitudine assoluta: non si danno per l’uomo vero altre alternative di vita. Qualcosa che dà le vertigini».


«La grandezza ma anche la tragicità della vita è che noi possiamo pregare, ma solo nella fede la nostra parola raggiunge Dio e ha una risposta. Sei tu che entri misteriosamente nel mondo di Dio, non è Dio che entra nel tuo». «Non è Lui che entra in te; sei tu ed è tutta la creazione che entra in Lui. Egli è più vasto della creazione, è più profondo dell’abisso». E quando l’impresa si fa talmente difficile da sembrare impossibile, il mistico non può che arrendersi all’evidenza e abbandonarsi totalmente: «Tutto, tutto è vuoto, è falso. L’unica Realtà è Dio». «La fede diviene sempre più inconcepibile, per questo diviene sempre più vera. Come potrebbe essere fede in Dio se non superasse infinitamente ogni pensiero dell’uomo?». «Il cammino della santità passa necessariamente attraverso gli abissi. Tutti i santi sono uomini che hanno rischiato la pazzia, la dissoluzione interiore, che hanno dovuto conoscere e superare l’angoscia senza fondo».

Come si vede, ritorna l’idea dell’abisso e c’è questa consapevolezza della tragicità insita nell’esperienza di fede quando è vera, non superficiale o di maniera. Il che porta Barsotti a dire: «La fede è sempre miracolo. Pretendere che siano molti i credenti è assurdo. È già inconcepibile che ve ne sia qualcuno, ma bastano pochi a dare a tutti gli uomini una speranza, una ragione di vivere, a essere sostegno dell’universo».

Chiara è anche la consapevolezza che, oggi più che mai, credere in Cristo determina una separazione dal mondo e condanna alla solitudine: «Il problema è sempre lo stesso, ma oggi è divenuto estremamente grave: possiamo credere nel Cristo? Tutta la cultura moderna lo nega. Chi crede deve dunque negare la cultura moderna. Chi crede deve accettare di essere solo».

Trovo bellissima la citazione relativa al silenzio («Il silenzio di Dio è il silenzio che segue la morte in croce; in quel silenzio precipita e affonda tutta la creazione accolta nella pace di Dio. È in quel silenzio che l’umanità di Gesù entra nella gloria. Il silenzio stesso è la risposta del Padre al grido di Gesù»)  

 «Credo che siamo rimasti in pochissimi, ma forse, probabilmente, più nessuno legge i documenti emanati dalla s. congregazioni, dalla Conferenza episcopale italiana, i discorsi del santo padre. La parola tanto più perde di efficacia quanto più si moltiplica».

«Le parole “Io sono” sono la definizione di Dio. E’ Dio davvero che si rivela e si comunica tutto alla povertà di una anima peccatrice che si è aperta ad accoglierlo. Che bellezza! Pensate un poco: per possedere Dio basta conoscersi peccatori! E’ una cosa semplice, no? Non cerchiamo di mascherare le nostre imperfezioni davanti al Signore. E’ proprio nell’essere quello che siamo, se ci conosciamo veramente nella sua luce, che anche conosceremo Lui come l’amore che pienamente si dà» .       
(Divo Barsotti, Gesù e la SamaritanaEsegesi spirituale sul capitolo IV del Vangelo di Giovanni, Società Editrice Fiorentina, 2006, p. 41