segunda-feira, 22 de fevereiro de 2010

La frequenza dei fedeli alla Messa in forma straordinaria: problemi e soluzioni (terza parte)


di Daniele Di Sorco


Prima parte

Seconda parte


14. La catechesi liturgica.

Fin qui ci siamo occupati di come realizzare la funzione. Fatto questo, occorre fornire ai fedeli, specialmente ai nuovi arrivati, i mezzi adeguati sia per comprenderla che per seguirla.

Al primo obiettivo si provvede con la catechesi liturgica. È vero che la forma straordinaria è assai espressiva sul piano spirituale e quindi, in un certo senso, parla da sola, ma è anche vero che il rito, come qualunque linguaggio simbolico, ha bisogno di essere spiegato. Tale esigenza diventa ineludibile in tempi come questi, quando i fedeli, specialmente i più giovani, hanno una nozione incompleta o inesatta non solo dei singoli gesti liturgici, ma anche del significato stesso della Messa. Come si può rimediare? I mezzi più indicati mi paiono due.

In primo luogo, un ciclo di brevi momenti di istruzione liturgica, della durata di non più di cinque minuti, da tenersi prima dell'inizio della funzione. Essi dovrebbero essere dedicati prima alla presentazione generale della liturgia antica e poi alla spiegazione delle singole parti del rito, con particolare attenzione alla loro valenza spirituale. Di tale incarico è bene che si occupi un sacerdote o, in sua mancanza, un laico esperto. Come modello possono essere usati i catechismi liturgici popolari in uso prima della riforma. Ricordo in particolare quello riportato nell'opuscolo del card. G. Lercaro A Messa, figlioli! (Bologna, 1955; di tale sussidio è raccomandabile la parte catechetica, non quella direttiva sulla Messa) e modellato sul catechismo di S. Pio X. Oltre a questo, non sarebbe inutile organizzare un ciclo di conferenze vere e proprie, seguite o meno dalla celebrazione della Messa, per illustrare più nel dettaglio le caratteristiche del rito.

Nella catechesi liturgica è particolarmente importante ricordare ai fedeli un principio che, per quanto ovvio, è da molti dimenticato: alla Messa si va non tanto per ascoltare, quanto per pregare. Il nuovo rito, con l'uso esclusivo del volgare e della voce intellegibile, ha fatto sì che molti concepiscano la Messa alla stregua di un'opera teatrale, in cui ciò che conta è vedere tutto, sentire tutto, capire tutto. Non si comprende più che nella Messa la dimensione esteriore è ordinata a quella interiore e che al momento dell'ascolto e della preghiera comunitaria deve fare riscontro il momento del raccoglimento e della preghiera personale. Nel rito antico questo aspetto è ben presente, soprattutto grazie ai lunghi momenti di silenzio. Bisogna fare in modo che i fedeli, specialmente quelli abituati alla forma ordinaria, ne abbiano coscienza, se si vuole evitare che, durante l'offertorio o il canone, restino confusi e disorientati sul da farsi.

Non sempre, tuttavia, la catechesi liturgica è possibile, specialmente in quei contesti in cui il sacerdote non sia disposto a farla e i fedeli si sentano inadeguati al compito. Inoltre essa, per la sua brevità, risulta utile solo a coloro che frequentano la Messa antica abitualmente, mentre dice poco a chi vi assiste una volta ogni tanto o decide di andarvi per semplice curiosità. Allora sarà opportuno, in sostituzione o in aggiunta a questi brevi momenti di istruzione, tenere a disposizione dei fedeli, su un tavolo collocato in fondo alla chiesa ma ben visibile, alcune pubblicazioni dedicate proprio alla spiegazione della Messa tradizionale nei suoi aspetti liturgici e spirituali.

Particolarmente adatti allo scopo sono due opuscoli recentemente ristampati dalle Suore Francescane dell'Immacolata di Città di Castello: La santa Messa di Dom Prosper Guéranger, capolavoro della divulgazione liturgica del XIX secolo e validissimo ancora oggi, e Questa è la Messa di Henri Daniel-Rops, più sintetico ma perfetto per approfondire la spiritualità del rito antico. Oltre all'indubbio pregio di essere accessibili a qualunque persona di media cultura, questi libretti hanno il vantaggio di essere venduti ad offerta libera. Qualunque coetus fidelium, quindi, può acquistare senza difficoltà un certo numero di copie e metterle a disposizione, sempre ad offerta libera, dei frequentatori della Messa. Naturalmente esistono molte altre ottime pubblicazioni sull'argomento. Si evitino, però, le opere troppo specialistiche o troppo polemiche. Una volta dotato degli strumenti necessari per comprendere la Messa nella sua essenza liturgica, il fedele sarà in grado da sé di fare il confronto tra l'antico e il nuovo rito.


15. Il messalino.

Il secondo mezzo per rendere familiare alle persone di oggi la liturgia in forma straordinaria è un sussidio da tutti riconosciuto utile ma da molti trascurato. Mi riferisco al messalino o al libretto che riporta il testo della Messa in latino e in traduzione italiana. L'uso di un libretto da leggere durante la funzione per seguirla con maggior profitto spirituale è antichissimo. Nel secolo scorso, grazie all'alfabetizzazione delle masse, ricevette una diffusione capillare. Si stampavano messalini di ogni genere e per ogni categoria di persone: dal semplice opuscolo devozionale con preghiere da recitare privatamente nei vari momenti della funzione (si ricordi, fra tutti, quello compilato da S. Alfonso Maria de' Liguori), al messale bilingue vero e proprio. Qualunque cattolico "praticante" ne possedeva almeno uno, regalatogli, magari, al momento della prima Comunione o della Cresima.

Oggi la situazione è molto cambiata. I messalini sono caduti quasi dappertutto in disuso. Al contrario, il desiderio di seguire la Messa su un sussidio cartaceo non è affatto scomparso, neppure per il rito nuovo. Di qui la grande diffusione di foglietti che quasi ogni parrocchia mette a disposizione ogni domenica dei propri fedeli.

Ma se alla Messa in italiano si sente ancora l'esigenza di avere sotto gli occhi il testo della funzione, che dire, allora, della Messa in latino, in cui la lingua costituisce per molti un ostacolo? Senza nulla togliere all'importanza della preghiera, della meditazione, dell'adorazione, è evidente che alcune parti della Messa sono espressamente destinate all'istruzione del popolo e, come tali, devono poter essere seguite da tutti. Il messalino poi, oltre a permettere di seguire punto per punto la funzione, ha un'altra, ben più importante funzione. Consente di avere un'idea più chiara della Messa, di inquadrarne meglio la struttura, di ricordarne più efficacemente le preghiere: consente, in altre parole, di conoscere meglio il rito e di assistervi con maggior frutto spirituale. In questo senso, un buon messalino è il necessario complemento della catechesi e degli opuscoli di divulgazione liturgica.

Questa duplice valenza del messalino è sottolineata da Pio XII nella sua celebre enciclica Mediator Dei sulla sacra liturgia: "Sono degni di lode coloro i quali, allo scopo di rendere più agevole e fruttuosa al popolo cristiano la partecipazione al Sacrificio Eucaristico, si sforzano di porre opportunamente tra le mani del popolo il «Messale Romano», di modo che i fedeli, uniti insieme col sacerdote, preghino con lui con le sue stesse parole e con gli stessi sentimenti della Chiesa".


16. Quali caratteristiche per il messalino?

Per riuscire veramente utile, tuttavia, il messalino (o il foglietto che lo sostituisce) deve avere caratteristiche ben precise.

Innanzi tutto, il testo della Messa e la sua traduzione volgare devono essere integrati da indicazioni di carattere liturgico e spirituale, non troppo prolisse ma neppure troppo scarne che spieghino con una certa chiarezza sia la natura dei singoli momenti liturgici, sia le loro caratteristiche rituali, sia l'atteggiamento esteriore ed interiore che i fedeli sono invitati ad osservare durante ciascuno di essi. Un messalino ben fatto, tanto per limitarci a qualche esempio, dice quali parti saranno dette ad alta voce e quali sottovoce; fa le debite distinzioni tra Messa in canto e Messa letta, laddove queste comportino modifiche allo svolgimento del rito (per esempio, non si può non specificare che alla Messa in canto le preghiere ai piedi dell'altare sono dette sottovoce dal sacerdote e dai suoi assistenti mentre il coro canta l'antifona all'Introito); invita al raccoglimento e all'adorazione quando il sacerdote prega a lungo sottovoce, in particolare durante il Canone; delinea per sommi capi la natura e lo scopo delle singole parti della Messa; fornisce, in poche parole, tutte le indicazioni necessarie per seguire con profitto la funzione.

Certo, bisogna trovare il giusto equilibrio tra completezza e concisione. Un messalino con note eccessivamente lunghe sarebbe illeggibile. D'altra parte, un messalino senza note sarebbe praticamente muto, specialmente per il fedele di oggi, che il rito antico non lo conosce. Inoltre, bisogna pensare al messalino come ad un sussidio che si consulta anche fuori dalla Messa, per conoscere, meditare, approfondire.

In secondo luogo il testo della Messa e la relativa traduzione devono essere completi, senza tagli od omissioni. Qualcuno obietterà che in questo modo si rischia di disorientare i fedeli alle prime armi, incapaci di districarsi tra le varie parti del rito. Meglio sarebbe, secondo costoro, riportare per intero soltanto le sezioni dette a voce alta o in canto e riassumere le altre in brevi note esplicative. Ora, non nego che una versione abbreviata del testo della Messa possa risultare, per certi versi, più pratica e maneggevole. Ma mi domando: che idea riesce farsi del rito tradizionale un fedele che sul messalino non trovi il testo di due preghiere così caratteristiche di questa forma liturgica, come l'Offertorio e il Canone, che sono dette sottovoce? E come può seguire con profitto la Messa servendosi di un sussidio del genere?

Si consideri che quasi tutti i messalini d'epoca riportano il testo liturgico per intero. Perfino l'opuscolo di S. Alfonso, espressamente destinato al popolo, contiene quasi la maggior parte dell'Ordinario in traduzione volgare, sia pur parafrasata e abbreviata in qualche punto. E ciò avveniva quando i fedeli, pur recitando talvolta il rosario od altre devozioni private durante la Messa, ne conosceva alla perfezione lo svolgimento, nella successione dei singoli momenti. A maggior ragione, oggi che i fedeli hanno pochissima familiarità col rito antico, la completezza del testo riportato dal messalino è una necessità ineludibile.


17. Stampa dei messalini.

Come provvedere ad un messalino per tutti? Chi frequenta assiduamente la Messa in forma straordinaria è opportuno che acquisti un messalino vero e proprio, meglio se quotidiano, da utilizzare sia per seguire la Messa sia per la meditazione o l'approfondimento del rito a casa propria. Se ne trovano ancora diverse copie presso le librerie antiquarie e i siti internet specializzati in libri usati; potendo scegliere, si preferiscano le edizioni dal 1960 al 1964, in quanto conformi nei testi e nelle rubriche al Messale romano del 1962. Recentemente alcune case editrici hanno ristampato un messalino latino-italiano per la forma straordinaria.

Tra tutti, il migliore è, a mio avviso, quello della Marietti (Dom Gaspare Lefebvre O.S.B., Messale romano quotidiano, a cura dell'Apostolato Liturgico di Genova, Torino, Marietti, 1963; ristampa anastatica: Milano, Marietti 1820, 2008), il cui costo, forse un po' eccessivo, è ampiamente ripagato dalla completezza del testo (vi sono infatti riportate tutte le Messe dell'anno liturgico, le Messe votive, il rito dei sacramenti, di alcuni sacramentali e delle principali devozioni), dall'accuratezza della traduzione e del commento, e dalla bellezza tipografica dell'edizione.

Per coloro che seguono la Messa solo saltuariamente o non hanno intenzione di spendere molto denaro, si deve provvedere con libretti stampati in proprio dal coetus fidelium e distribuiti alla porta della chiesa. La soluzione più pratica e più economica consiste nel disporre di due sussidi distinti: un libretto (rilegato a punto metallico) con l'Ordinario e le indicazioni liturgico-pastorali, da usare a tutte le Messe, e un foglietto col Proprio del giorno, da sostituire di volta in volta.

Un sito internet mette a disposizione gratuitamente i testi, già impaginati e pronti per la stampa, di tutte le Messe dei giorni di precetto: lavoro senza dubbio meritorio, di cui tuttavia non possiamo non mettere in evidenza due limiti. In primo luogo, l'aspetto grafico lascia molto a desiderare, tanto da rendere difficile a molti l'identificazione delle varie parti della Messa. In secondo luogo, i libretti riportano il testo di tutta la Messa, Proprio e Ordinario insieme, costringendo, ogni volta, a stampare un gran numero di pagine. Infine, certi messalini non sono conformi all'edizione del Messale del 1962.

Sarebbe auspicabile, invece, che si mettesse a disposizione un Ordinario della Messa corredato da indicazioni (come quello pubblicato sul sito Maranatha, raccomandabile anche per la cura dell'aspetto grafico, anche se il grande formato delle pagine ne rende scomodo l'utilizzo) e una serie di foglietti riportanti solo il Proprio del giorno.

(segue)

fonte:Rinascimento Sacro