sábado, 19 de junho de 2010

IMPORTANTE: inizia il censimento della Tradizione.Apprendiamo da fonti sicure che in questi giorni è in distribuzione alle diocesi italiane una lettera della Nunziatura Apostolica in Italia, con la quale si richiede di far pervenire una relazione sull'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum.Ci risulta che lo stesso stia avvenendo anche in altre nazioni europee e possiamo ragionevolmente concludere che la domanda perverrà a tutte le circa 2.500 diocesi di rito latino sparse nel mondo.

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Ci risulta che lo stesso stia avvenendo anche in altre nazioni europee e possiamo ragionevolmente concludere che la domanda perverrà a tutte le circa 2.500 diocesi di rito latino sparse nel mondo.

A distanza di un triennio dall'emanazione del motu proprio, si tratta all'evidenza dell'applicazione di quanto scritto dal Papa nella lettera ai vescovi di accompagnamento al motu proprio:

Inoltre, vi invito, cari Confratelli, a scrivere alla Santa Sede un resoconto sulle vostre esperienze, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu Proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio.

Per comprendere appieno il senso di questa indicazione di Benedetto XVI, è importante riferirsi a quanto ha affermato il Segretario della Commissione Ecclesia Dei, mons. Pozzo, nell'intervista che lo scorso ottobre ha concesso a Messainlatino.it: gli chiedemmo infatti ragguagli proprio su questo argomento. Ecco qua:
Messainlatino - La lettera del Papa di accompagnamento al motu proprio fa riferimento ad un termine triennale, allorché saranno raccolte le relazioni dei Vescovi per valutare la situazione. Questo può voler dire, come taluni sostengono, che la liberalizzazione del Messale antico disposto dal motu proprio è da intendersi ad experimentum, o che comunque al termine di quella valutazione vi potrebbero essere restrizioni per la forma straordinaria, come per esempio il ritorno ad un regime analogo a quello degli indulti del 1984 o 1988?Mons. Pozzo - La scadenza triennale si riferisce semplicemente ad un bilancio dei primi tre anni di applicazione. Se si verificheranno difficoltà serie, si troveranno rimedi adeguati, sempre tenendo presente lo scopo essenziale del Motu Proprio.

Questa la risposta ufficiale (riveduta e approvata dall'interessato) da cui si evince chiaramente che quella scadenza è 'semplicemente' un momento valutativo e che i rimedi eventuali saranno in linea con 'lo scopo essenziale del Motu Proprio'. A voce ci è stato chiarito in modo ancor più esplicito che il Summorum Pontificum è stato fatto per restare, non certo per fare un tentativo.

La notizia che diamo ha una duplice valenza. La prima, è che la raccolta del materiale informativo darà l'occasione (vorremmo dire la scusa) per emanare finalmente quelle famose istruzioni applicative del motu proprio che, dixit mons. già Perl nel febbraio 2008, da tempo erano pronte sulla scrivania del Papa. Ma nel frattempo quelle istruzioni sono state completamente riviste e rifatte, sono divenute molto più analitiche e, ci dicono, più incisive.

Le istruzioni applicative saranno pertanto presentate formalmente come una risposta ai consigli e alle osservazioni dei 'confratelli vescovi', ma in realtà esse andranno in senso contrario alle effettive intenzioni liturgicide di molti di loro. Né potrebbe essere diversamente: attualmente il motu proprio è applicato al sedicesimo della sua effettiva portata; chiarimenti normativi più restrittivi equivarrebbero ad un'abrogazione tout court; non può che venirne quindi una disciplina più favorevole. Che, a quanto ci dicono, contemplerà pure la vexata quaestio del rito ambrosiano.

La seconda considerazione che induce la notizia odierna è che la risposta stereotipata della gran maggioranza dei vescovi sarà nel senso di minimizzare l'interesse dei fedeli per la Messa in forma straordinaria; verrà omesso di riportare ogni richiesta che non abbia lasciato tracce scritte incontrovertibili (raccomandate o simili) e, nelle diocesi dove la Messa comunque si celebra, si riporterà di un interesse circoscritto verso la stessa.

Sono malevoli previsioni? No, sono informazioni che stiamo raccogliendo, sulla base di scambi riservati (ma nemmeno troppo) tra vescovi delle varie regioni ecclesiastiche italiane.

Non foss'altro che per permettere al Papa e ai suoi dicasteri (l'Ecclesia Dei in primis) un quadro più preciso della situazione, sarebbe opportuno che il mondo tradizionale italiano si desse da fare per tracciare un'inchiesta sulla situazione effettiva di applicazione del motu proprio, sia in atto (centri di messa esistenti, frequenza, periodicità), sia ancor più in potenza: gruppi stabili costituiti, domande non evase o non accolte, messe soppresse e così via. Ossia quel tipo d'informazione che ben difficilmente potrebbe raggiungere il Papa attraverso i canali episcopali ufficiali. Una simile relazione andrebbe poi inoltrata a Roma per completare (e in qualche caso, correggere) le informazioni che saranno fornite dai vescovi.

Come procedere in questo senso? Ci sembra che le associazioni presenti sul campo e più diffuse (pensiamo, ad esempio, ad Una Voce, Una Vox, il Coordinamento Toscano, ecc.) dovrebbero farsi parte diligente di questo lavoro. Messainlatino, per suo conto, mette a disposizione lo spazio per riportare queste relazioni dalle varie zone d'Italia: non v'è ragione, infatti, per cui questo lavoro debba farsi sotto segreto istruttorio, anzi, è interesse di tutti conoscere come stanno davvero le cose. Inoltre la pubblicazione del lavoro d'inchiesta degli uni, sarebbe di stimolo per gli altri a fare altrettanto.

Aspettiamo quindi i vostri suggerimenti, consigli e relazioni e, in particolare, chiediamo ad Una Voce, Una Vox, il Coordinamento Toscano e gli altri gruppi associativi di farci sapere la loro posizione in merito.
fonte:messainlatino.it