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L’editore Rubbettino ha pubblicato un prezioso volume, curato da padre Stefano Albertazzi della Comunità dei Figli di Dio, che raccoglie otto saggi di don Divo Barsotti su sette scrittori italiani vissuti tra la fine dell"800 e la prima metà del '900. Il titolo, davvero stimolante, è: Dire Dio raccontando l'uomo. Fede e dissacrazione nella letteratura italiana del '900.
L’editore Rubbettino ha pubblicato un prezioso volume, curato da padre Stefano Albertazzi della Comunità dei Figli di Dio, che raccoglie otto saggi di don Divo Barsotti su sette scrittori italiani vissuti tra la fine dell"800 e la prima metà del '900. Il titolo, davvero stimolante, è: Dire Dio raccontando l'uomo. Fede e dissacrazione nella letteratura italiana del '900.
È ben noto l'interesse che il fondatore della «Comunità dei figli di Dio», nel suo lungo cammino di «cercatore di Dio», ha avuto per il mondo dell'arte e soprattutto della letteratura di tutti i tempi. «Ogni letteratura è sacra», amava ripetere don Divo, e tornava spesso nella sua predicazione e nelle pagine del suo diario ad approfondire e proporre con passione questa sua convinzione, alla quale rimase fedele fino alla fine. I ben noti saggi di Barsotti su Euripide (Dal mito alla verità. Euripide «profeta» del Cristo, Gribaudi, Torino 1991), su Leopardi (La religione di Giacomo Leopardi, Morcelliana, Brescia 1975¹, 1984², San Paolo, Cinisello Balsamo 20083), su Dostoevskij (Dostoevskij. La passione per Cristo, Edizioni Messaggero, Padova 1996¹, 2003²), ne sono chiara testimonianza.
È sembrato così opportuno ripubblicare questi saggi che il mistico toscano ha dedicato ad alcuni grandi scrittori italiani del '900 - Italo Svevo, Luigi Pirandello, Cesare Pavese, Aldo Palazzeschi, Clemente Rebora, Eugenio Montale - già apparsi in importanti riviste negli anni '60-'90 e aggiungere anche uno studio inedito su G. Tomasi di Lampedusa, ritrovato dopo la morte di don Divo e da lui stesso licenziato per la pubblicazione ma rimasto inedito tra le sue carte.
Certamente si tratta di pagine che richiedono a chi le accosta il conoscere, almeno parzialmente, le principali opere di questi grandi autori e soprattutto il possedere una chiave di lettura adeguata per cogliere l'originalità dell'accostamento di don Divo a scritti del genere. A questo ci aiuta la Presentazione di don Massimo Naro, che apre il volume.
Massimo Naro è intervenuto più volte su Barsotti - convegni, conferenze, prefazioni a opere del sacerdote toscano nella riedizione delle opere di Barsotti per i tipi della San Paolo - offrendoci sempre un aiuto prezioso per navigare nel vasto mare del pensiero del sacerdote toscano. Anche questa volta le sue riflessioni ci portano a cogliere soprattutto il valore religioso dell'intensa frequentazione di scrittori e poeti, che don Divo realizzava con un fine ben preciso: far «risonare quelle umane parole all' orecchio di Dio: solo così esse sarebbero state finalmente dotate di senso, davvero ascoltate e capite». Può stupirci, forse anche scandalizzarci, che si tratti soprattutto di «autori dichiaratamente lontani dalla fede cristiana, nelle cui opere l'assenza di Dio e il silenzio su di Lui [...] avevano per Barsotti la funzione sacramentale di una teoria di tracce lasciate da Uno che, pur senza fermarsi, è difatti passato e perciò esiste, vive». Superiamo lo smarrimento, e anzi restiamo stupiti e affascinati, con lo scoprire che l'affermazione «ogni letteratura è sacra», frutto dell'intensa comunione sperimentata da don Divo con letterati e poeti, rivela «una sua intuizione teologica e, ancor più, un' esperienza spirituale» che evoca addirittura «l'attitudine del Verbo divino ad assumere, nella Sua incarnazione, tutta intera l'umanità. [...] Assunta da Cristo, l'umanità diviene trasparenza di Dio. [...] La scrittura letteraria, anche quella in cui l'uomo parla solo di sé e persino quella in cui recrimina contro Dio, è - lungo questo orizzonte – uno degli spiragli attraverso cui filtra il dirsi "umano" di Dio stesso: "Tutto è ordinato all'uomo [ ... ] ed egli è sempre il testimone di Dio, anche quando Lo nega"».
Al di là della conoscenza personale e della padronanza che possiamo avere dei tesori dell'arte e della letteratura, è importante per i frequentatori dell'eredità spirituale lasciataci da don Divo Barsotti, per quanti in lui riconoscono un maestro e si nutrono del cibo solido dei suoi scritti, conoscere anche questo particolare ambito del suo mondo interiore.
Alle spalle di tutto quello che egli ha donato, e continua a donare, a generazioni di anime impegnate, come lui, nel cammino senza ritorno di una vera ricerca di Dio, perché da Lui sollecitate nell'intimo a una fame e sete ineludibile di Lui, c'è stato anche questo impegno religioso, cui Barsotti mai si è sottratto: il bisogno appassionato di far sua la testimonianza di artisti, «nella cui scrittura letteraria rintracciava le formulazioni più efficaci anche delle sue interiori domande, dei suoi personali "perché"», filtrando nel suo dialogo con Dio «il senso autentico dei loro dubbi, delle loro rivendicazioni, dei loro appelli». Si tratta di una lezione, oggi particolarmente preziosa e quindi da non eludere, per imparare anche noi a guardarci intorno e cogliere il travaglio esistenziale di quanti con noi, ma spesso senza la luce interiore della fede nel Cristo, portano la responsabilità dell' essere uomini in questa nostra società così esposta alla superficialità e alla perdita del senso autentico del mistero, tutto divino, dell'uomo.
Di Agostino Ziino
Di Agostino Ziino