Don Divo Barsotti e l’incontro con Dio
In ricordo dell'uomo di fede e poeta che tanto ha seminato nella sua lunga esistenza
Fabio Mandato
Roma
Questo e altro nel convegno teologico “La lotta con l’angelo” tenutosi lo scorso sabato alla biblioteca nazionale di Cosenza e organizzato dalle Comunità dei Figli di Dio di Cosenza – Castrovillari e Roccella – Gerace (RC). L’incontro è stato organizzato per commemorare il sesto anniversario della morte di Don Divo Barsotti, sacerdote nato a Palaia, in provincia di Pisa, e fondatore della Comunità dei Figli di Dio, famiglia religiosa di monaci formata da laici consacrati che vivono nel mondo e da religiosi che vivono in case di vita comune.
L’incontro è servito per tracciare la vita e la spiritualità del conosciuto sacerdote, a partire dal suo diario “La lotta con l’angelo”, in cui descrive il suo rapporto e la sua ricerca di Dio. A presentare un lungo profilo di Don Divo è stato padre Bernardo, della Comunità dei Figli di Dio, che ha testimoniato il percorso di fede di Don Divo Barsotti come lo descrisse, tra l’altro, padre Serafino Tognetti, suo primo successore. Don Barsotti è stato un sacerdote e molto di più. “E’ stato riconosciuto – scriveva padre Tognetti – come una delle figure più luminose della Chiesa del ‘900, è stato uno scrittore, poeta, predicatore, fondatore della Comunità dei Figli di Dio che conta più di duemila membri sparsi nel mondo, uomo dello Spirito.
Irriducibile anima tesa all’Assoluto, Don Divo ha sempre dichiarato di aver cercato la volontà di Dio sino alla fine, senza mai sentirsi appagato in alcun posto. Le sue predicazioni colpivano per il vigore e il senso di Dio che trasmettevano, con quella esegesi biblica spirituale e spericolata, con quel richiamo continuo alla perfezione, con quel suo intrupparsi e irreggimentarsi in alcuno schema”.
A Cosenza, un convegno prettamente teologico, come testimoniato da Oreste Costabile delegato della comunità cosentina, da don Salvatore Bartucci Vicario della diocesi e da don Giacomo Tuoto, Vicario Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, i quali, introducendo i lavori, hanno descritto la spiritualità biblica di don Divo, quella epifania del Signore nata dal si di un uomo fragile e umile. La lotta di don Divo sta proprio in questo, nell’accogliere, “come Maria”- il Dio incarnato, dopo aver meditato a lungo su quella “voce dall’abisso”, come l’ha definita padre Bernardo, uno dei relatori, di cui non sapeva bene da dove venisse e dove lo portasse.
Una lotta interiore, come ha sottolineato il Papas Pietro Lanza, protopresbitero della Eparchia bizantina greca di Lungro, nel tentativo di trovare collocazione a quelle tensioni che lo pervadevano. Da un lato, il sogno di diventare uno scrittore che lo spinse, come ha sottolineato padre Bernardo, a rivolgersi, invano, al vate D’Annunzio. Dall’altro, il desiderio, con Sant’Agostino, di riposare in Dio. Sono passati sei anni dalla morte di don Divo, il teologo che ha cercato Dio prima nei classici che nella teologia, che a sedici anni già conosceva tutta la letteratura dei padri, che si appassionava a Dostoevskij più che al Deuteronomio.
Ben presto don Divo comprese che quelle lettere umane erano vanità di vanità, per dirla con la sapienza biblica e come egli stesso ebbe a constatare, e come il dialogo cui era chiamato era quello ben più profondo con Dio. Così don Divo, come ha sottolineato Chiara Gatto, della delegazione di Cosenza “realizza l’incontro vero con Gesù, quello del cambiamento radicale”, quello della conversione evangelica. “Un’amicizia con Dio fondata solo sulla fede”, che Dio, come ai saggi veterotestamentari, accreditò come giustizia. Don Divo così “consegnò tutto a Cristo - aggiunge Chiara Gatto – spogliandosi del vecchio Adamo, diventando, come Abramo, segno di benedizione per tutti”. Col salmista, allora, don Divo diviene ebbro di gioia e, “alzando lo sguardo al cielo, si sente un salvato, abbeverandosi alla fonte della vita”. Carmelina Condelli, della delegazione di Roccella, racconta come “i rapporti di don Divo con la gerarchia ecclesiastica non sempre sono stati idilliaci, eppure egli ha sempre continuato ad amare la sua chiesa”. La vita di don Divo è stata realmente una lotta con la divinità.
“Un salterio composto da gioie, combattimenti, solitudini, discese e risalite”, fino ad ottenere dall’alto la giusta corona di gloria che, “da abisso del nulla dinanzi al tutto di Dio”, come si sentiva lo rende ancora oggi esempio di amore per Dio.
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/news/dettaglio-articolo/articolo/divo-barsotti-anniversario-chiesa-12693/- 25-04-2014, 13:29#22
Cento anni fa nasceva don Divo Barsotti: la più alta mistica è la fedeltà a Dio
Cento anni fa nasceva don Divo Barsotti (Palaia, in provincia di Pisa, 25 aprile 1914 – Settignano, Firenze, 15 febbraio 2006), sacerdote, monaco, poeta, scrittore e predicatore, fondatore della Comunità dei Figli di Dio, figura eminente nella spiritualità del XX secolo. Ordinato sacerdote nel 1937, vorrebbe partire missionario per l’India, ma i suoi sogni sono infranti dall’esplodere della seconda guerra mondiale. Don Divo si dedica allo studio e alla preghiera. Nel 1947, con la direzione spirituale di un gruppo di preghiera dà il via al primo nucleo della “Comunità dei figli di Dio” che sarà ufficialmente riconosciuta e approvata dal cardinale arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli nel 1984, con sede a Settignano, nella periferia di Firenze.
“La ragione della Comunità – scrive don Divo - è il primato della vita di preghiera e dell'unione con Dio - quel primato che finora sembrava essere il fine della vita claustrale e oggi dev'essere il fine di tutti i figli di Dio - nel matrimonio e fuori - nel mondo e nel chiostro. Per questo chi vive nella solitudine e nel silenzio deve vivere senza staccarsi, anzi rimanendo unito a chi vive nel mondo, e chi vive nel mondo non deve sentirsi staccato, anzi dev'essere unito a chi vive in solitudine e silenzio. La Comunità è una cosa grande. Si vive la propria vocazione nella Comunità, precisamente in questa unità di tutti nell'amore - unità non soltanto interiore ma concreta, viva, efficace. Bisogna che spezzi le resistenze. Dio vuole questo da me. Non l’imitazione e la ripetizione di tanti istituti che vivono delle opere e per le opere, non l’imitazione e la ripetizione di tanti ordini che vivono in clausura o in monastero. È la Comunità dei Figli di Dio”. Una comunità che oggi conta circa 2000 membri sparsi nei cinque continenti, impegnati a vivere la radicalità battesimale con i mezzi della grande tradizione monastica.
Nel 1948 pubblica il suo primo libro, “Cristianesimo russo” (1948), facendo conoscere in Italia per la prima volta figure come san Sergio di Radonez, san Serafino di Sarov e Silvano del Monte Athos. Seguiranno oltre 150 volumi, molti tradotti in altre lingue, e tantissimi articoli, in particolare sull'Osservatore Romano e Avvenire. Insegna teologia sacramentaria e teologia spirituale presso la Facoltà teologica di Firenze, tiene corsi di esercizi spirituali in tutto il mondo. Nel 1971 predica gli esercizi spirituali per la Curia Romana alla presenza di Paolo VI. Numerosi i premi letterari che ha ricevuto come scrittore religioso.
Per comprendere la spiritualità di don Divo pubblichiamo un breve estratto di una sua meditazione sul Padre Nostro del 1966. In questa preghiera – affermava – “c’è tutto il programma della vita cristiana”. La preghiera del Padre Nostro fa vedere come la mistica preceda l'ascesi:
“Quello che io ho sempre detto, anche il Padre Nostro lo giustifica. Si è sempre sentito dire che prima viene l’ascetica e poi la mistica. È il contrario che è vero! Che vuoi fare con l’ascetica? È la mistica che determina il grado di ascesi. È nella misura che Dio si fa presente che tu puoi fare il vuoto di tutto; altrimenti come fai a fare il vuoto se non sei riempito di nulla? È Dio che rende possibile e l’esercizio anche minimo della virtù e poi l’esercizio massimo nella misura che vivo in te Dio ha l’iniziativa. Noi non possiamo nemmeno avere il desiderio della fede senza la grazia preveniente. È Dio che fa tutto! Che bello, però, tutto questo! Pensando di fare noi ci si accorge poi che in fondo, dopo esserci tanto arrabattati, siamo al medesimo punto di prima. Ed è giusto; perché fin tanto che non perdiamo la presunzione di poter fare senza Dio, non combiniamo nulla. È la forza della grazia che determina in noi e l'esperienza di Dio e la santità della condotta. Molto spesso l'esperienza più alta di Dio, almeno la più sicura non sono tanto le estasi, ma il fatto che noi siamo fedeli, Dio vive in te nella misura che ti rende capace di conformare la tua volontà alla Sua. Non cercare altro, perché, in fondo, se tu cerchi altro, l'altro è molto meno sicuro, molto meno ti garantisce una presenza divina, di questa tua fedeltà. Ecco perché la suprema mistica è sempre la conformità della propria alla volontà di Dio e l'esperienza più alta della nostra vita divina è la fedeltà ai divini Comandamenti. È questo bisogno, questa facilità che proviamo nel compiere quello che interiormente sentiamo più perfetto e che più può piacere a Dio. Tutto questo ci assicura più di qualsiasi altra cosa. Se poi sentiamo non soltanto docilità, facilità al compimento di quello che è il piacere di Dio, ma sentiamo che, in fondo, tutta la nostra vita non è che un atto solo, tutti i nostri atti pian piano si riducono all'atto onde l'anima consente a Dio di essere, che Egli sia, la volontà essenziale,basta! che volete cercare di più? Non c'è nulla di più alto di questo!”. (A cura di Sergio Centofanti
fonte: Radio VaticanaOboedientia et Pax - 27-09-2014, 11:44#23
Divo Barsotti, chiesta l’apertura della causa di beatificazione
Andrea Fagioli
26 settembre 2014
Nella festa di San Sergio di Radonez, durante il canto dei Vespri nella chiesa di San Salvatore in arcivescovado, la Comunità dei figli di Dio ha chiesto ieri al cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, l’apertura della causa di beatificazione per il proprio fondatore, don Divo Barsotti.
È stato lo stesso Betori a volere che un atto essenzialmente formale acquistasse solennità anche in considerazione della figura di Barsotti.
A spiegare il senso dell’evento è stato padre Francesco Romano, delegato episcopale per le cause dei santi, mentre i monaci della comunità barsottiana hanno consegnato all’arcivescovo la domanda dell’apertura della causa, il mandato postulatorio, l’elenco dei testimoni da interrogare e una copia di tutti gli scritti editi di Barsotti di cui proprio quest’anno ricorre il centenario della nascita avvenuta a Palaia, in provincia di Pisa e diocesi di San Miniato, il 25 aprile 1914.
Sacerdote, mistico, teologo, predicatore, padre spirituale e grande «scrittore dei misteri di Dio», Barsotti ha all’attivo almeno 500 titoli tra libri e saggi, che spaziano dalla liturgia alla dogmatica, dalla vita spirituale al monachesimo russo, dalla spiritualità francescana alla poesia. Dal 1955 viveva a Settignano, sulle colline di Firenze in un piccolo eremo intitolato all’espressione più alta del monachesimo russo, San Sergio di Radonez, la cui festa liturgica si celebrava appunto ieri. A "Casa San Sergio" don Barsotti è morto il 15 febbraio 2006.
L’auspicio adesso, come ha detto Betori nell’omelia durante i Vespri, «è che la Chiesa riconosca la santità di don Divo Barsotti». Per questo e per come ha accolto la richiesta dell’apertura della "causa", padre Benedetto Ravano, moderatore generale, ha ringraziato il cardinale Betori a nome dell’intera Comunità dei figli di Dio.
fonte: AvvenireOboedientia et Pax - 27-09-2014, 19:51#24
- 27-07-2015, 12:16#25Collaboratore di "Dottrina della Fede"
- Data Registrazione
- Nov 2006
- Località
- Regio dissimilitudinis
- Messaggi
- 5,527
- Ringraziato
- 1336
Segnalo la registrazione audiovideo di una conferenza di presentazione della biografia di don Barsotti scritta da un suo discepolo, p. Serafino Tognetti. Quest'ultimo è intervenuto alla conferenza parlando della spiritualità barsottiana e raccontando numerosi aneddoti. Ecco il video:
- 13-02-2016, 12:11#26
Anniversari
E Barsotti disse: «Cerco Dio solo»
Andrea Fagioli
13 febbraio 2016
Un uomo di Dio, duro e puro, senza sconti. Questo era don Divo Barsotti. Ricordarlo a dieci anni dalla scomparsa significa soprattutto riconoscere il vuoto che ha lasciato. Un religioso, un mistico, un teologo, un predicatore, un poeta, uno scrittore, un padre spirituale che manca davvero. Anche se resta la sua Comunità e restano i suoi scritti, una miriade.
Era passionale e forte, ma al tempo stesso dolce e paterno. Gli incontri con don Barsotti lasciavano il segno. Spesso abbassava lo sguardo per meditare e dirti la cosa più giusta e profonda possibile. Ma quando ti guardava dritto negli occhi, avvertivi un brivido: sembrava che ti scrutasse dentro. Le sue riflessioni, le sue considerazioni, anche sulla società civile, sulla politica, non erano mai banali, sempre profonde, spiazzanti, provocatorie.
Nato nel 1914 a Palaia, in provincia di Pisa, diocesi di San Miniato, Barsotti ha vissuto gran parte della sua vita a Settignano, sulle colline di Firenze, in un piccolo eremo intitolato all’espressione più alta del monachesimo russo, san Sergio di Radonez. A «Casa San Sergio» è morto il 15 febbraio 2006 e lì è stato sepolto dopo il funerale celebrato nella basilica fiorentina della Santissima Annunziata. Grande scrittore dei misteri di Dio, aveva all’attivo almeno 500 titoli tra libri e saggi che spaziano dalla liturgia alla dogmatica, dalla vita spirituale al monachesimo russo, dalla spiritualità francescana alla poesia, dalla teologia dei grandi santi carmelitani all’escatologia, dalla preghiera all’agiografia.
Fondatore della «Comunità dei Figli di Dio», un’associazione (non un ordine) che comprende più di duemila membri ed è diffusa a livello internazionale con lo scopo di vivere in mezzo al mondo una spiritualità di carattere monastico, basata sul primato dell’esercizio delle virtù teologali (fede, speranza, carità) e dei valori contemplativi del silenzio e della preghiera. «Cerco Dio solo»: tre parole, un impegno di vita. Quello che assumono i Figli di Dio al momento della consacrazione.
La Comunità, che ha da poco celebrato il centenario della nascita del suo fondatore con l’auspicio espresso dall’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori «di poter fare i primi passi verso quel processo di beatificazione e canonizzazione che tutti ci auguriamo», si trova ora a commemorare il decimo anniversario della morte con un pellegrinaggio giubilare a Roma e una serie di iniziative editoriali. Momento centrale sarà proprio lunedì 15 alle 15.30 con una commemorazione in Santa Maria in Vallicella affidata a monsignor Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari, toscano d’origine, figlio spirituale di don Divo. Lo stesso presiederà alle 17 la messa di suffragio. Il giorno successivo, martedì 16, il pellegrinaggio a Roma si concluderà nella basilica di San Crisogono con la concelebrazione presieduta dal Moderatore generale della Comunità, padre Benedetto Ravano.
Sugli scaffali, oltre al lavoro di Roberta Fossati (di cui si parla in questa pagina), sta per arrivare la riedizione, a cura della Libreria editrice fiorentina, di una delle prime raccolte di meditazioni di don Divo, che nel 1956 uscì con il titolo Nella presenza di Dio. Ritiri mensili. Mentre le edizioni San Paolo stanno lavorando alla ripubblicazione di tre piccoli libri di Barsotti che saranno accorpati in uno (La luce e l’umiltà, Itinerario dell’anima a Dio, Alla scuola dell’Amore). Prevista anche la riedizione di un volume "storico" e importante come Cristianesimo russo.
Infine padre Stefano Albertazzi e padre Agostino Ziino, monaci della Comunità dei Figli di Dio, stanno per pubblicare una ricerca su don Divo e il Concilio.
Alla scuola dei grandi padri e maestri della fede (santi, teologi, testimoni di tutti i tempi e di tutte le culture), Barsotti ha sviluppato il suo carisma di deciso assertore del primato assoluto di Dio. Nel suo ultimo messaggio, affidato al «figlio» prediletto e primo successore don Serafino Tognetti, Barsotti, poco prima di morire, invitò i suoi monaci ad avere fiducia: «Dio non mancherà... Ricordatevi che la vita religiosa è un impegno di fede in Dio che è presente, ed è l’Amore infinito... Chiedo a voi la fede, una fede semplice, pura, ma grande».
Del resto, per il mistico toscano, la fede è sempre stata la cosa più importante. «Le altre cose nel cristianesimo sono quasi una sciocchezza, ma la fede – diceva – è la cosa più difficile ed urgente.
È la fede che il mondo attende da noi, e la fede non può essere sostituita da cosa alcuna. La fede è la pietra miliare del rapporto con Dio. La fede sono gli occhi, l’organo nuovo che Dio ci ha dato per poter entrare in rapporto con Lui vivendo nel mondo. Infatti è soltanto attraverso i sensi che possiamo entrare in rapporto col mondo fisico e, attraverso questo rapporto, vivere la vita umana; così non si può vivere una vita divina se non entriamo in rapporto con Dio».
fonte: AvvenireOboedientia et Pax - 15-02-2016, 12:34#27Collaboratore di "Dottrina della Fede"
- Data Registrazione
- Nov 2006
- Località
- Regio dissimilitudinis
- Messaggi
- 5,527
- Ringraziato
- 1336
Oggi ricorre il 10° anniversario della morte di don Divo Barsotti, il quale si spense a Casa san Sergio a Settignano (FI) il 15 febbraio 2006 alle 9.30 del mattino.
Segnalo questo video di presentazione della sua figura:
Una curiosità. Don Divo aveva spiegato ai suoi discepoli che gli sarebbe piaciuto morire il giorno della Presentazione di Gesù al Tempio. Ripeteva: "Anch'io vorrei essere portato al Tempio dalle mani della Santa Vergine; io, piccolo bambino nelle sue braccia, offerto a Dio Padre, uno con il Figlio Gesù." In quel 2006 egli era in condizioni di salute molto gravi, ma il 2 febbraio arrivò e passò, ma don Divo era ancora vivo. Morì diversi giorni dopo, il 15 febbraio per l'appunto. Arrivò tra l'altro un messaggio da un ortodosso, il quale fece notare che il 15 febbraio, nelle comunità di quella confessione cristiana, si celebra proprio la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Dunque don Divo era stato esaudito, ma non col calendario romano, ma con quello della cristianità orientale, che egli amava moltissimo: era stato uno dei primi a far conoscere in Italia l'affascinante mondo del cristianesimo russo.
Fonte: Serafino Tognetti, Divo Barsotti. Il sacerdote, il mistico, il padre, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2012, p. 370.372. - 25-10-2017, 13:33#28Vecchia guardia di CR
- Data Registrazione
- Oct 2013
- Località
- Purgatorio
- Messaggi
- 1,999
- Ringraziato
- 375
Nella speranza di fare cosa gradita a molti forumisti, riporto in up questa discussione su uno dei più grandi mistici espressi oggi dalla Chiesa Cattolica!
Più t'abbandoni in Dio, più Egli nasce in te
- E senti o espírito inundado por um mistério de luz que é Deus e N´Ele vi e ouvi -A ponta da lança como chama que se desprende, toca o eixo da terra, – Ela estremece: montanhas, cidades, vilas e aldeias com os seus moradores são sepultados. - O mar, os rios e as nuvens saem dos seus limites, transbordam, inundam e arrastam consigo num redemoinho, moradias e gente em número que não se pode contar , é a purificação do mundo pelo pecado em que se mergulha. - O ódio, a ambição provocam a guerra destruidora! - Depois senti no palpitar acelerado do coração e no meu espírito o eco duma voz suave que dizia: – No tempo, uma só Fé, um só Batismo, uma só Igreja, Santa, Católica, Apostólica: - Na eternidade, o Céu! (escreve a irmã Lúcia a 3 de janeiro de 1944, em "O Meu Caminho," I, p. 158 – 160 – Carmelo de Coimbra)