Citazione di don Divo, dal Paragrafo "La Messa" dal libro "Padre Pio Santo Eremita"
"Se il sacerdote all’altare deve conformare tutta la sua vita a Cristo e vivere la Messa come atto salvifico, è necessario che egli si “fonda” con il suo Maestro e diventi una sola cosa con Lui. Non sono storie, queste: “Vivo io ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20) non lo disse un pazzo esaltato, ma San Paolo. Egli era un mistico, uno “dentro” il quale viveva lo stesso Gesù. Io non sono Gesù Cristo, ma se sono in Grazia devo credere che Dio viva in me. Non sono io per primo che lo voglio: è Dio che urge e preme, senza forzare la mia libertà, per essere accolto. Se dico di sì, nella fede, Egli viene. “Padre, che cosa è la Comunione? – chiesero un giorno a Padre Pio – È una incorporazione?”. “È una fusione – fu la risposta –: come due ceri che si fondono insieme e non si distinguono più”. Dio, che è amore, non può sopportare di dare qualcosa di Sé, Egli si dona totalmente come se io fossi unico su tutta la terra: mi dona il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua divinità. Ma evidentemente questo dono suppone e invoca la reciprocità; l’amore o ci trova uguali o ci fa uguali, diceva San Giovanni della Croce, e proprio per questo nella Messa e nella Comunione avviene lo scambio che possiamo chiamare “nuziale”, come scrive don Divo Barsotti:
Tu senti di essere posseduto: Egli vive nella tua volontà, nei tuoi pensieri, vive nella tua memoria, nei tuoi sentimenti. Sempre più, attraverso questo dono, Egli ti invade e ti possiede, non ti lascia nulla. Non è il dono di una cosa, di una sua ricchezza, ma il dono di Sé; ma Egli vuole che tu lo accolga e lo riceva.
È libero il suo amore, ma attende da te un libero consenso.
Se tu vuoi essere amato, è nel tuo donarti a Lui, è nel lasciarti possedere la tua gioia: e, come nulla Egli riserva per sé, così nulla puoi tollerare che ti rimanga e che Lui non possegga”.
È libero il suo amore, ma attende da te un libero consenso.
Se tu vuoi essere amato, è nel tuo donarti a Lui, è nel lasciarti possedere la tua gioia: e, come nulla Egli riserva per sé, così nulla puoi tollerare che ti rimanga e che Lui non possegga”.
Ebbene, Padre Pio questo lo vive pienamente al punto tale che nella Messa – caso unico al mondo, che si sappia – egli vive e sente realmente i dolori della Passione del Signore, come è possibile viverli per noi uomini.
Prima di celebrare egli andava in agitazione: sapeva che avrebbe dovuto patire. Si preparava come dovesse affrontare una grande prova.
E tale era la sua Messa! Al tempo stesso ne era invincibilmente attratto. Guai per lui non celebrare la Messa: era venuto al mondo per questo. Ma era una prova terribile. Curvo su di sé e concentrato già dall’alzata notturna, in sacrestia si isolava in silenzio togliendosi i guanti; quando entrava nella chiesa stipata era come non vedesse nessuno, perché egli già sentiva i dolori della Passione. “Padre, che cosa devo vedere nella vostra Santa Messa?”, gli chiese padre Tarcisio da Cervinara. “Tutto il Calvario”, rispose Padre Pio piangendo."
Prima di celebrare egli andava in agitazione: sapeva che avrebbe dovuto patire. Si preparava come dovesse affrontare una grande prova.
E tale era la sua Messa! Al tempo stesso ne era invincibilmente attratto. Guai per lui non celebrare la Messa: era venuto al mondo per questo. Ma era una prova terribile. Curvo su di sé e concentrato già dall’alzata notturna, in sacrestia si isolava in silenzio togliendosi i guanti; quando entrava nella chiesa stipata era come non vedesse nessuno, perché egli già sentiva i dolori della Passione. “Padre, che cosa devo vedere nella vostra Santa Messa?”, gli chiese padre Tarcisio da Cervinara. “Tutto il Calvario”, rispose Padre Pio piangendo."