quinta-feira, 15 de julho de 2010

Parola di cardinale: alla nuova messa andranno soltanto donne e bambini


Riportiamo una parola 'profetica' (come si usa dire nella Chiesa di oggi) del cardinale Heenan, allora arcivescovo di Westminster, subito dopo aver assistito alla 'prima' della messa bugniniana (si trattava della cosiddetta messa normativa, confezionata dal Consilium presieduto da mons. Hannibal Bugnini e che fu celebrata alla Sistina, in italiano, nel 1967, davanti ai Padri riuniti appositamente in un sinodo).

Quel saggio di messa ebbe esito negativo, come riporta Joseph Ratzinger nella sua autobiografia (La mia vita-Ricordi, S. Paolo, 1997, 88):


In questo contesto non sorprende che la «messa normativa», che doveva subentrare all’Ordo missae precedente, e di fatto poi vi subentrò – venne respinta dalla maggioranza dei Padri convocati in un sinodo speciale nel 1967. Che, poi, alcuni (o molti?) liturgisti, che erano presenti come consulenti, avessero fin dal principio intenzioni che andavano molto più in là, oggi lo si può dedurre da certe loro pubblicazioni; sicuramente, però, essi non avrebbero avuto il consenso dei Padri conciliari a questi loro desideri. In ogni caso di essi non si parla nel testo del Concilio, anche se in seguito si è cercato di trovarne a posteriori le tracce in alcune delle norme generali.

Infatti, solo 71 vescovi approvarono l'esperimento. 43 lo bocciarono senza appello e 62 avanzarono fortissime riserve e critiche: 105 su 176, quindi, non approvarono. Ma ciò nonostante, quella messa normativa confluì praticamente tal quale - alla faccia della collegialità episcopale - nel messale del 1969.

Ed ecco come il cardinale Heenan, cui finalmente arriviamo, commentò nel corso del Sinodo il conato di messa cui aveva appena assistito e che sarà imposto, due anni dopo, a tutta la Chiesa. Dopo aver osservato che non conosceva i nomi di coloro che avevano preparato quella nuova messa, ma che era chiaro come pochi di loro fossero mai stati parroci, aggiunse (fonte: wikipedia)


Da noi non sono solo donne e bambini a venire regolarmente a messa, ma anche padri di famiglia e giovani uomini. Se dovessimo somministrar loro il tipo di cerimonia cui abbiamo assistito ieri alla Sistina, saremmo ben presto ridotti ad una congregazione di soli donne e bambini.

E così è stato, puntualmente. Uomini nella fascia d'età 15-60 anni son più rari a messa delle lucciole in città (parliamo della forma ordinaria, ovviamente). Si replicherà che una volta gli uomini stavan fuori della chiesa fino al momento del Credo. Vero: ma oggi nemmeno quello. Sarebbe interessante approfondirne i motivi. Ne azzardiamo qualcuno: aver sostituito la Messa ha vanificato e contraddetto il sentimento che si trattasse di qualcosa di essenziale e imprescindibile. Naturale: l'organizzazione che ripudia oggi quanto teneva ieri in massimo conto, perde credibilità e inficia il valore anche del nuovo prodotto che intende promuovere, perché si suscita il sospetto che un domani anche questa novità potrebbe a sua volta essere accantonata e disprezzata. Ma questo argomento, a vero dire, dovrebbe dissuadere i fedeli dalla pratica senza distinzione di sesso.

C'è dunque qualcos'altro che motiva quella disaffezione prevalentemente maschile verso la nuova Messa. Alcune caratteristiche del Messale paolino sono per così dire poco 'virili' (in senso etimologico): il rito che da sacrificio (incruento, ma non per questo meno drammatico) si trasforma in cena conviviale; l'introduzione di gestualità assai puerili (scambiarsi la pace, tenersi per mano al Padre Nostro); in generale, il sentimentalismo mieloso e il feeling good che pervade molte celebrazioni; ma soprattutto, ma soprattutto, la verbosità e la prolissità dei celebranti. E' nella natura maschile, come scientificamente noto, la reticenza nell'esprimere sentimenti, e in genere il discorso più stringato (si misura in migliaia al giorno la differenza media tra il numero di parole che pronunziano una donna e un uomo). Ora: se c'è un posto dove si è inondati di parole, è la chiesa. Chi vi scrive, ad un battesimo nel mese scorso, ha col cronometro (o sacrilegio!) comparato il tempo in cui il celebrante ha pronunziato le formule della liturgia, letture incluse, e quello in cui ha spiegato perché faceva questo o quello, che cosa rappresentava quel gesto o quella preghiera, oppure ha predicato, o ha scherzato - sempre all'interno del rito - coi padrini o coi genitori. La ratio è stata un incredibile (ma vero!) 1:19. Ossia: gli spiegoni son durati diciannove volte tanto le parole del rituale. Normale che uomini di sana costituzione fuggano a gambe levate. Ci stupiamo semmai che non lo facciano, in egual misura, anche donne e bambini.
fonte:messainlatino.it