Riportiamo la Nota Ufficiale pubblicata il 10
gennaio 2014 da Segreteria Generale. Con questa notizia iniziamo il
monitoraggio dell'intera situazione, cercando di seguire uno per uno i casi dei
centri di culto tradizionale soppressi, perorando il ripristino della cura
pastorale secondo le aspettative dei molti fedeli rimasti privi del Rito
Antiquior da loro seguito, anche e non solo ai sensi del motu
proprio Summorum Pontificum.
Il Coordinamento Nazionale del Summorum
Pontificum desidera richiamare nuovamente l’attenzione dei fedeli e di
quanti – religiosi e laici – hanno a cuore la piena e pacifica applicazione del
Motu Proprio Summorum Pontificum, sulle situazioni di grave disagio
spirituale e pastorale dovute alla soppressione di numerose regolari
celebrazioni della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano finora
assicurate dai Frati Francescani dell’Immacolata. In tal modo, il Coordinamento
intende dar voce ai fedeli che hanno subito incolpevolmente la perdita di tante
S. Messe, affinché non venga loro negata la cura pastorale che essi filialmente
attendono dalla Chiesa.
In proposito, è inevitabile rilevare,
purtroppo, che le preoccupazioni espresse dal Coordinamento nella sua precedente nota del 31 luglio scorso hanno trovato ampia
conferma. Nelle ultime settimane il Coordinamento ha cercato di raccogliere
utili informazioni in ordine a tale doloroso problema, ed ha potuto così
appurare che all’11 luglio 2013 (quando, per effetto del noto Decreto della
Congregatio Pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae
Apostolicae, sono state sospese tutte le celebrazioni officiate dai Frati
Francescani dell’Immacolata) la S. Messa tradizionale risultava celebrata –
almeno settimanalmente, ma spesso quotidianamente – pressoché in tutte le 27
Case dell’Istituto (ci si riferisce, ovviamente, alle sole Case ubicate in
Italia). Inoltre, essa era celebrata presso le parrocchie affidate ai Frati: si
segnalano, in particolare, le parrocchie di Ognissanti a Firenze, di S. Spirito
a Ferrara, di S. Maria Maggiore a Trieste, di S. Domenico a Teramo. Infine, la
S. Messa era presente presso il Santuario della B. V. Addolorata di
Campocavallo (AN), il Seminario di Sassoferrato (AN), nonché presso la
Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo a Roma (la “Nunziatina”). In totale,
dunque, circa 33 celebrazioni regolari della S. Messa tradizionale. Oggi, a
quanto risulta al Coordinamento, la celebrazione è cessata presso tutte le Case
conventuali (tre delle quali, tra l’altro, sono state chiuse, così come il
Seminario di Sassoferrato), poiché – sempre a quanto consti – non è stata
concessa dal Commissario Apostolico la necessaria autorizzazione. È altresì
cessata presso le parrocchie di Ferrara e di Trieste, nonché presso la
Nunziatina; mentre permane presso le parrocchie di Ognissanti a Firenze e di S.
Domenico a Teramo, e presso il Santuario di Campocavallo. Su circa 33 S.
Messe, dunque, ne sopravvivono – per quanto risulta al Coordinamento – soltanto
3.
A fronte di ciò, sono segnalate anche ulteriori
soppressioni di regolari celebrazioni della Santa Messa tradizionale;
soppressioni che – intervenute per decisione, talora improvvisa ed inattesa,
delle competenti Autorità – non sembrano trovare motivo né nel disinteresse dei
fedeli (i quali, anzi, ne risultano dolorosamente sorpresi), né in particolari
esigenze pratiche o organizzative. In questo quadro, si segnala come tristemente
emblematica la soppressione della S. Messa celebrata con costante regolarità sin
dal 2001 il primo sabato di ogni mese nella Cappella Cesi della Basilica di
Santa Maria Maggiore in Roma. Il Coordinamento, preso atto della mancanza di
qualunque comunicazione ufficiale in merito alla questione, con nota del proprio
promotore per il Lazio inoltrata alla Basilica nei giorni scorsi, ha chiesto di
sapere se si tratti di una soppressione definitiva o di una sospensione
temporanea, e quali siano le ragioni della decisione assunta, e resta in
fiduciosa attesa di tali chiarimenti.
Con la soppressione per così dire unilaterale
di tante celebrazioni, sono state tristemente colpite la sensibilità e la
serenità spirituali dei numerosi fedeli che, in piena obbedienza alla Santa
Chiesa, e confortati dalla protezione del diritto, trovavano nella viva
partecipazione alla S. Messa celebrata secondo il Messale promulgato da S. Pio V
e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII – il quale “ob venerabilem et
antiquum eius usum debito gaudeat honore”[1] – il proprio insostituibile
nutrimento spirituale, ed “una forma, particolarmente appropriata per loro, di
incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia”[2]. Il sentimento di aspra
privazione che colpisce tutti questi fedeli, richiama alla mente le illuminate
parole di S.S. Benedetto XVI: “ciò che per le generazioni anteriori era sacro,
anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto
proibito o, addirittura, giudicato dannoso”[3]. È ugualmente dolorosa la
sensazione, spesso suscitata dalle recenti vicende, che, attraverso la
soppressione di tante celebrazioni, già felicemente inserite nella vita
pastorale di più d’una comunità parrocchiale, o fruttuosamente inquadrate nella
vita liturgica delle chiese principali onde “Liturgiam Romanam in Antiquiori
Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus”[4], si
voglia come allontanare la S. Messa tradizionale dal cuore pulsante della
Chiesa, e creare una sorta di periferia liturgica per quei fedeli – quasi fedeli
“di serie B” – che amano la S. Messa di San Pio V e vi vedono la mirabile
espressione della fede cattolica tutta intera.
Il Coordinamento Nazionale del Summorum
Pontificum rinnova dunque il proprio accorato appello ai Pastori della
Chiesa, perché, con paterna sollecitudine, vogliano assicurare la ripresa
della regolare celebrazione delle SS. Messe recentemente soppresse, affinché
quanti ne avvertono la spirituale esigenza possano continuare a vivere la loro
fede al ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia: l’uso della
Liturgia tradizionale, infatti, è una facoltà elargita per il bene dei fedeli,
da interpretare in senso favorevole ai fedeli stessi, che ne sono i principali
destinatari[5].
Piacenza, 13.1.2014
[1] “Deve essere tenuto nel
debito onore per il suo uso venerabile e antico”. Motu Proprio Summorum
Pontificum, art. 1.
[2] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu
Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del
1970.
[3] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per
presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla
riforma del 1970.
[4] “Offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana
nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare”.
Istruzione Universae Ecclesiae, 8, a).
[5] Cfr. Istruzione Universae
Ecclesiae, 8, b): “(…) considerando ipsum Usum Liturgiae Romanae anno
1962 vigentem esse facultatem ad bonum fidelium datam, ac proinde in favorem
fidelium benigne esse interpretandam, quibus praecipue destinatur”.
Riportiamo la Nota Ufficiale pubblicata il 10
gennaio 2014 da Segreteria Generale. Con questa notizia iniziamo il
monitoraggio dell'intera situazione, cercando di seguire uno per uno i casi dei
centri di culto tradizionale soppressi, perorando il ripristino della cura
pastorale secondo le aspettative dei molti fedeli rimasti privi del Rito
Antiquior da loro seguito, anche e non solo ai sensi del motu
proprio Summorum Pontificum.
Il Coordinamento Nazionale del Summorum
Pontificum desidera richiamare nuovamente l’attenzione dei fedeli e di
quanti – religiosi e laici – hanno a cuore la piena e pacifica applicazione del
Motu Proprio Summorum Pontificum, sulle situazioni di grave disagio
spirituale e pastorale dovute alla soppressione di numerose regolari
celebrazioni della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano finora
assicurate dai Frati Francescani dell’Immacolata. In tal modo, il Coordinamento
intende dar voce ai fedeli che hanno subito incolpevolmente la perdita di tante
S. Messe, affinché non venga loro negata la cura pastorale che essi filialmente
attendono dalla Chiesa.
In proposito, è inevitabile rilevare,
purtroppo, che le preoccupazioni espresse dal Coordinamento nella sua precedente nota del 31 luglio scorso hanno trovato ampia
conferma. Nelle ultime settimane il Coordinamento ha cercato di raccogliere
utili informazioni in ordine a tale doloroso problema, ed ha potuto così
appurare che all’11 luglio 2013 (quando, per effetto del noto Decreto della
Congregatio Pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae
Apostolicae, sono state sospese tutte le celebrazioni officiate dai Frati
Francescani dell’Immacolata) la S. Messa tradizionale risultava celebrata –
almeno settimanalmente, ma spesso quotidianamente – pressoché in tutte le 27
Case dell’Istituto (ci si riferisce, ovviamente, alle sole Case ubicate in
Italia). Inoltre, essa era celebrata presso le parrocchie affidate ai Frati: si
segnalano, in particolare, le parrocchie di Ognissanti a Firenze, di S. Spirito
a Ferrara, di S. Maria Maggiore a Trieste, di S. Domenico a Teramo. Infine, la
S. Messa era presente presso il Santuario della B. V. Addolorata di
Campocavallo (AN), il Seminario di Sassoferrato (AN), nonché presso la
Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo a Roma (la “Nunziatina”). In totale,
dunque, circa 33 celebrazioni regolari della S. Messa tradizionale. Oggi, a
quanto risulta al Coordinamento, la celebrazione è cessata presso tutte le Case
conventuali (tre delle quali, tra l’altro, sono state chiuse, così come il
Seminario di Sassoferrato), poiché – sempre a quanto consti – non è stata
concessa dal Commissario Apostolico la necessaria autorizzazione. È altresì
cessata presso le parrocchie di Ferrara e di Trieste, nonché presso la
Nunziatina; mentre permane presso le parrocchie di Ognissanti a Firenze e di S.
Domenico a Teramo, e presso il Santuario di Campocavallo. Su circa 33 S.
Messe, dunque, ne sopravvivono – per quanto risulta al Coordinamento – soltanto
3.
A fronte di ciò, sono segnalate anche ulteriori
soppressioni di regolari celebrazioni della Santa Messa tradizionale;
soppressioni che – intervenute per decisione, talora improvvisa ed inattesa,
delle competenti Autorità – non sembrano trovare motivo né nel disinteresse dei
fedeli (i quali, anzi, ne risultano dolorosamente sorpresi), né in particolari
esigenze pratiche o organizzative. In questo quadro, si segnala come tristemente
emblematica la soppressione della S. Messa celebrata con costante regolarità sin
dal 2001 il primo sabato di ogni mese nella Cappella Cesi della Basilica di
Santa Maria Maggiore in Roma. Il Coordinamento, preso atto della mancanza di
qualunque comunicazione ufficiale in merito alla questione, con nota del proprio
promotore per il Lazio inoltrata alla Basilica nei giorni scorsi, ha chiesto di
sapere se si tratti di una soppressione definitiva o di una sospensione
temporanea, e quali siano le ragioni della decisione assunta, e resta in
fiduciosa attesa di tali chiarimenti.
Con la soppressione per così dire unilaterale
di tante celebrazioni, sono state tristemente colpite la sensibilità e la
serenità spirituali dei numerosi fedeli che, in piena obbedienza alla Santa
Chiesa, e confortati dalla protezione del diritto, trovavano nella viva
partecipazione alla S. Messa celebrata secondo il Messale promulgato da S. Pio V
e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII – il quale “ob venerabilem et
antiquum eius usum debito gaudeat honore”[1] – il proprio insostituibile
nutrimento spirituale, ed “una forma, particolarmente appropriata per loro, di
incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia”[2]. Il sentimento di aspra
privazione che colpisce tutti questi fedeli, richiama alla mente le illuminate
parole di S.S. Benedetto XVI: “ciò che per le generazioni anteriori era sacro,
anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto
proibito o, addirittura, giudicato dannoso”[3]. È ugualmente dolorosa la
sensazione, spesso suscitata dalle recenti vicende, che, attraverso la
soppressione di tante celebrazioni, già felicemente inserite nella vita
pastorale di più d’una comunità parrocchiale, o fruttuosamente inquadrate nella
vita liturgica delle chiese principali onde “Liturgiam Romanam in Antiquiori
Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus”[4], si
voglia come allontanare la S. Messa tradizionale dal cuore pulsante della
Chiesa, e creare una sorta di periferia liturgica per quei fedeli – quasi fedeli
“di serie B” – che amano la S. Messa di San Pio V e vi vedono la mirabile
espressione della fede cattolica tutta intera.
Il Coordinamento Nazionale del Summorum
Pontificum rinnova dunque il proprio accorato appello ai Pastori della
Chiesa, perché, con paterna sollecitudine, vogliano assicurare la ripresa
della regolare celebrazione delle SS. Messe recentemente soppresse, affinché
quanti ne avvertono la spirituale esigenza possano continuare a vivere la loro
fede al ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia: l’uso della
Liturgia tradizionale, infatti, è una facoltà elargita per il bene dei fedeli,
da interpretare in senso favorevole ai fedeli stessi, che ne sono i principali
destinatari[5].
Piacenza, 13.1.2014
[1] “Deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 1.
[2] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.
[3] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.
[4] “Offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare”. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, a).
[5] Cfr. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, b): “(…) considerando ipsum Usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem esse facultatem ad bonum fidelium datam, ac proinde in favorem fidelium benigne esse interpretandam, quibus praecipue destinatur”.