domingo, 9 de agosto de 2009

L'Arcivescovo di Cagliari si giustifica. Come Pierino interrogato di matematica...


Su La Nuova Sardegna di ieri è apparso un articolo di giornale (riportato sopra: cliccate per ingrandirlo) che riferisce del pasticcio del convegno di Mandas e delle proteste dei fedeli .

La lettura lascia basiti, lasciatecelo dire, nella parte in cui riporta le argomentazioni dell'arcivescovo. Avevamo già detto che nella lettera al Parroco l'eccellenza non si è peritata nemmeno di trovare una scusa per il suo non volumus. Ma ora, nel cercare disperatamente di giustificarsi di fronte all'opinione pubblica e giornalistica, mons. Mani sorpassa e di molte lunghezze la soglia del ridicolo. E quel che è peggio, è che sembra credere davvero che con simili argomenti possa alleggerire la propria posizione... Il fatto di non accorgersi nemmeno che si sta facendo ancor più del male ce lo rende, sinceramente, patetico e quasi meritevole di compassione.

Che dire: che pacchia se tutti i nemici della Tradizione e della Chiesa avessero questo fine intuito, quest'intelligenza e lungimiranza.

Ma come si è giustificato dunque l'eccellenza tosco-sarda? Leggiamo l'articolo (nostri commenti interpolati in rosso)


Doveva essere un convegno, una riflessione collettiva sull’invito di papa Ratzinger a rivalutare la celebrazione della messa in latino. Iniziativa della parrocchia di Mandas: due relatori in arrivo da Spagna e Francia, sessanta sacerdoti e un numero imprecisato di laici pronti a discutere del Motu proprio summorum pontificum che ha riaperto la strada al rito religioso tradizionale. La prima delle due giornate sarebbe stata domani, l’altra lunedì. Sarebbe, perchè il divieto dell’arcivescovo Giuseppe Mani, imposto formalmente con una lettera al parroco Pascal Manca, ha fatto saltare tutto. Lasciando di stucco gli organizzatori, il comune che aveva messo a disposizione i locali e i partecipanti.

E se don Manca affida il giudizio ai tribunali del cielo («noi non possiamo che obbedire, ci penseranno il Signore e la Santa Sede») sono durissimi i commenti - tutti rigorosamente anonimi - sul blog www.messainlatino.it, dove Mani viene definito «tirannico» [non proprio rigorosamente... l'aggettivo tirannico, ad esempio, è nostro e lo rivendichiamo. Quanto al resto, l'anonimato di chi ha a che fare con un superiore del genere si giustifica, eccome... e in ogni caso quel che conta è se i commenti dei lettori dicono il vero oppure no. Come traspare dalle parole dell'arcivescovo, come infra, riportavano fatti verissimi]

L’archeologo Mauro Dadea, che era iscritto ai lavori di Mandas, è furibondo: «Gravissimo questo divieto, erano in programma interventi di esperti liturgisti, si trattava di una libera iniziativa di riflessione nata da un invito giunto dal Papa e dal fatto che moltissimi fedeli vorrebbero la messa in latino al posto di questo rito, che è stato inventato...».

Le differenze sono note: a parte la lingua, la celebrazione tradizionale della messa prevede che il sacerdote rivolga lo sguardo verso Dio, quindi le spalle ai fedeli. Col rito nuovo, deciso da Paolo VI, avviene il contrario. Papa Ratzinger non ha promosso l’uno o l’altro, ma ha restituito la libertà di scegliere. Aprendo un dibattito all’interno della Chiesa che sia pure in toni sommessi sembra sconfinare nella polemica. L’arcivescovo Mani però nello scontro delle posizioni non vuole entrare, malgrado la sua linea in qualche modo traspaia: «Da sacerdote ho celebrato la messa in latino per diciassette anni, se qualcuno pensa che io sia contrario vada la domenica mattina alle dieci alla basilica di Santa Croce, dove si celebra il rito nella lingua antica. Liberissimi di farlo, solo che domenica scorsa i fedeli erano quindici...» [Eccellenza, si faccia furbo. Non coglie che con questa antipatica e gratuita osservazione circa la scarsità di fedeli tradizionali, contraddice con evidenza la falsissima frase che precede, in cui afferma di non esser contrario alla messa in latino?].

Il punto però è un altro [giusto!]: il divieto imposto alla parrocchia di Mandas.

Don Manca ha obbedito a stento, ma l’arcivescovo ha una spiegazione: «Nessuno ha pensato di limitare il diritto di discutere su quel tema [E quando mai! L'ultima cosa che Mani avrebbe mai desiderato fare su questa terra... Ma c'è un limite all'ipocrisia curiale? Per fortuna sì, il ridicolo. Una risata vi seppellirà, dicevano nel '68 e su questo, forse, non avevan torto], la verità è che sono venuti da me alcuni parrocchiani di Mandas e mi hanno chiesto di fare qualcosa perchè il loro paese non diventasse il centro di un’iniziativa legata alla messa tradizionale [Avete letto bene! ohibò! Ecché! Mandas un centro tridentino? Mandas ha da esser un comune denuclearizzato e detridentinizzato, piaccia o meno al Papa! Proposta: la prima volta che un parroco vuol tenere un convegno su un argomento qualunque (pastorale giovanile, evangelizzazione, liturgia) si trovino sette giusti che si lamentino col vescovo: se è paterno come mons. Mani, non esiterà a vietare quei perniciosi conciliaboli]». Mani quindi, così sostiene, ha soltanto accolto una protesta arrivata da un gruppo di fedeli: «Non posso fare i nomi, ma non erano pochi [sette, Siore e Siori, sette parrocchiani, stando a quanto affermato dall'arcivescovo stesso in comunicazioni private. E anonimi per giunta. Per inciso, Mandas conta 2.700 abitanti, 1000 dei quali in tre giorni hanno già firmato un documento di solidarietà al loro parroco] e mi è sembrato giusto rispettarli [gli altri 2000 e rotti, invece, non meritano rispetto]. Non ho vietato di fare un convegno sulla messa in latino, ho vietato di organizzarlo a Mandas. Se vogliono possono andare a Lanusei, Barumini, Escalaplano, ovunque i parrocchiani gradiscano. Ma non a Mandas» [in comunicazioni private, mons. Mani ha invece precisato che il coinvegno, se volevano farlo, dovevano andare a farselo in altra diocesi, come appunto Lanusei]

L’arcivescovo nega con decisione che lo stop imposto al convegno abbia arrecato danni economici: «I locali erano offerti dal Comune, non c’è stata alcuna spesa. D’altronde io avevo avvertito a voce il parroco che questa iniziativa avrebbe provocato molti malumori [ossia i suoi arciepiscopali], alla fine sono stato costretto [!!] a fermarla».

Storia finita [tutt'altro...]. Resta la delusione del parroco: «Credo che i parrocchiani di Mandas avessero diritto di sapere ciò che il Papa ha voluto dire - spiega don Manca - e il convegno era aperto anche a chi non è d’accordo. Possibilità di ripensamenti? Conosco monsignor Mani... quando ha deciso, ha deciso e basta».

fonte:messainlatino.it